Cibo sempre più caro: colpa degli eventi climatici estremi

Il cambiamento climatico fa impennare il costo del cibo, secondo uno studio©Shutterstock

Gli eventi meteorologici estremi stanno provocando un’allarmante impennata dei prezzi dei prodotti alimentari a livello globale. A dirlo è un recente studio condotto da Maximillian Kotz del Barcelona Supercomputing Center e dal su team di ricerca, che ha analizzato l’impatto del cambiamento climatico sul costo del cibo, evidenziando picchi di prezzo senza precedenti per diversi prodotti e in diverse regioni del mondo.

I casi emblematici

Lo studio (Climate extremes, food price spikes, and their wider societal risks) ha esaminato 16 casi in 18 Paesi tra il 2022 e il 2024, rivelando aumenti significativi dei prezzi. Una ricerca, pubblicata su Environmental Research Letters, che si basa su studi precedenti che avevano già dimostrato come temperature elevate portino a un aumento persistente dell’inflazione alimentare. Il lavoro di Koltz e del suo team offre una panoramica più dettagliata.

Focus sugli Stati Uniti d’America, dove i prezzi delle verdure in Stati come la California e l’Arizona sono aumentati dell’80% (rispetto a novembre 2022), conseguenza di un’estate rovente. Simile l’effetto del caldo estremo in Corea del Sud, dove il costo del cavolo – prodotto di ampio consumo nel Paese – è cresciuto del 70% (settembre 2024).

Frutta e verdura hanno subito un’impennata nei costi anche in Messico, con un incremento del 20%, mentre il Giappone ha registrato un aumento del 48% nei prezzi del riso (settembre 2024). Tutto sempre in seguito a una ondata di calore da record.

E l’Europa? La prolungata siccità che ha colpito l’Italia e la Spagna tra il 2022 e il 2023 ha fatto impennare il prezzo dell’olio d’oliva del 50% (gennaio 2024).

Tra gli effetti del cambiamento climatico sul costo del cibo, il caso del cacao è emblematico. Ghana e Costa d’Avorio sono i Paesi che detengono quasi il 60% della produzione mondiale di questo prodotto. Colpiti da una forte ondata di calore nei primi mesi del 2024, i prezzi globali del cacao sono aumentati del 280% nell’aprile dello stesso anno.

L’elenco potrebbe continuare. Un destino simile è toccato al caffè prodotto in Brasile e Vietnam, come alle patate prodotte nel Regno Unito e alle cipolle provenienti dall’India.

I conseguenti rischi sociali

Tutto ciò comporta conseguenze sulla stabilità sociale. “L’aumento dei prezzi alimentari ha implicazioni dirette per la sicurezza alimentare, in particolare per le famiglie a basso reddito“, si legge nello studio. Queste sono costrette, infatti, a spendere grandi cifre per una minore quantità di alimenti oppure a optare per alternative meno nutrienti, eliminando alimenti sani come frutta e verdura.

E qui lo studio pone l’accento su un altro punto: i rischi per la salute pubblica. Se il consumatore è spinto a scegliere cibi più economici e meno sani, ne risente la qualità dell’alimentazione e le conseguenze dirette possono essere malnutrizione e aumento di malattie croniche.

Da un punto di vista puramente economico, invece, l’incremento dei prezzi alimentari contribuisce all’inflazione generale, rendendo più difficile per le banche mantenere la stabilità dei prezzi. Maximillian Kotz, che in precedenza ha collaborato anche con la Banca Centrale Europea, ha sottolineato che “finché non raggiungeremo emissioni nette pari a zero, gli eventi meteorologici estremi non potranno che peggiorare” e che l’aumento dei prezzi alimentari rappresenta attualmente il secondo impatto climatico più duramente percepito dalla popolazione.

Kolts e il suo team di ricerca sottolineano, infine, come storicamente l’aumento dei prezzi del cibo sia stato precursore di disordini e sconvolgimenti sociali e come un’alta inflazione possa colpire negativamente la stabilità delle democrazie.

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