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Usa, il museo diventa il nuovo Grande Fratello

Oltreoceano i curatori delle esposizioni hanno deciso di monitorare le visite dei clienti, per capire quali opere valorizzare e commercializzare maggiormente

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Siamo tutti spiati. Persino quando andiamo al museo. Negli Stati Uniti, infatti, i curatori delle esposizioni hanno deciso di monitorare le visite dei propri clienti, per poter capire quali opere risultano maggiormente gradite. Poi, con i dati in loro possesso, rimodulano le mostre e decidono quali imitazioni proporre maggiormente in vendita nei negozi dei musei. Un po’, insomma, come avviene nei supermercati Usa, dove uno stuolo di telecamere e sensori riprendono gli atteggiamenti dei consumatori intenti a scegliere un prodotto piuttosto che un altro: dalle loro espressioni si può capire se e cosa gradiscono (il prezzo, la qualità, il packaging…) e riorganizzare di conseguenza gli scaffali.

Peccato però che l’arte non sia un prodotto mass-market e che l’obiettivo di un’esposizione non dovrebbe essere quella di puntare sul “più visto”, massificando i gusti dei visitatori. Ma tant’è. I musei Usa hanno addirittura previsto sconti al parcheggio o a successive manifestazioni culturali a fronte dell’ottenimento di alcune informazioni tramite smartphone o iPad. È il business, bellezza…

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