Tutti pazzi per la nautica

L’abbigliamento protagonista di questo mondo si avvicina a quello della moda vera e propria, che a sua volta trae spunto sempre più spesso da settori tecnici come quello della vela. Il risultato? Un matrimonio perfetto con qualche retroscena e molte aspettative per il futuro

Moda e vela. Vela e moda. Due mondi così lontani eppure così simili. Due filosofie di vita tanto diverse ma che si compensano vicendevolmente. E due visioni di questo connubio quasi perfetto totalmente differenti. Se da una parte infatti c’è la consapevolezza che la moda tragga sempre più spunto da contesti tra i più disparati, come ad esempio quelli di caccia, pesca, quello motociclistico o ippico o appunto dal mondo della nautica; dall’altra il “matrimonio” vela-moda ha certamente radici più profonde che derivano da esigenze di sopravvivenza in un mercato, quello dell’abbigliamento tecnico, che altrimenti non resisterebbe a lungo. L’unione fa la forza Più che di una vera e propria contaminazione tra i due mondi, si dovrebbe parlare di un’evoluzione del costume, inteso come street fashion, che ha portato l’uomo comune verso una scelta di abbigliamento fatto di capi semplici, comodi e facili da indossare. Uno studio realizzato tra molte aziende di abbigliamento tecnico, rivela come si opti sempre per gli stessi pezzi all’interno dei nostri armadi o cassetti: si scelgono quasi esclusivamente i capi più comodi, che corrispondono il più delle volte a quelli che si lavano più facilmente e che, costantemente, vengono riposizionati sopra tutti gli altri dopo ogni operazione di stiratura in modo che sia più facile il ripescaggio. Il classico giubbino da vela è tutto questo. Un pezzo che non ha nulla a che vedere con il vero e proprio abbigliamento tecnico da barca, molto lontano dalle lunghe cerate che indossavano, fino a qualche anno fa, gli appassionati del mare; un capo da tutti i giorni, scelto proprio perché confortevole e senza condizionamenti da vita sociale. La percentuale di persone che spontaneamente veste in modo tecnico è davvero limitata proprio perché risulterebbe impensabile poterlo sfruttare nella quotidianità essendo molto “rigido”. In ogni caso, è diventato sempre più usuale nel campo della moda, trarre ispirazione da vari settori, e dalla nautica e dalla vela in modo particolare per cercare di emulare i vari personaggi che hanno fatto di questo sport uno stile di vita: sono infatti tante le aziende che negli ultimi anni hanno creato delle linee di abbigliamento dedicate. Ma questa è solo la prima chiave di lettura di due mondi che si appartengono. Ve ne è un’altra, più profonda, da ricercarsi in una vita, quella del settore tecnico, fatta di stenti in un mercato di squali, tanto per non allontanarci troppo dalla terminologia marinaresca. «Per sopravvivere agli esigui numeri delle vendite di capi tecnici», spiega Franco Pivoli, distributore Musto in Italia, «è stato necessario ampliare in modo significativo il mercato ad altri settori e inventarsi qualcosa per rimanere a galla. Ed è a questo punto che sono nate le prime linee di abbigliamento tecnico-sportive per l’uomo della strada». In origine fu… Luna Rossa Questa contaminazione si accentuata ancor più a partire dagli inizi degli anni ’90 quando, con l’avvento di Luna Rossa, non solo il mondo nautico arriva alla gente comune, ma i colori e il design di modelli utilizzati nella moda di tutti i giorni salgono a bordo. «Con l’arrivo di Prada nel settore», spiega ancora Pivoli, «il velista si è vestito in maniera diversa rispetto al passato: l’outwear si accorcia, le polo e le T-shirt si fanno più aderenti, la Lycra, mai utilizzata per il settore nautico fino ad allora, fa il suo ingresso on board, e i classici colori utilizzati per decenni quali il rosso e il giallo, solari e visibili a distanza, così come il blu che da sempre è stato la tonalità base del velista perché molto vicino all’idea del cielo e del mare incontaminato, lasciano spazio alle sfumature del grigio, del bordeaux, del glicine e del verde, dal the al pistacchio, del caffè e della corda». Dopo Prada, tutte o quasi le aziende del settore nautico si sono “adeguate” a queste nuove direttive e questo mondo monotematico e monocromatico è diventato nel breve, pur mantenendo intatte alcune tradizioni, un’esplosione non solo di nuovi modelli molto più vicini al luxury world, all’art fashion e al design, ma anche di colori che rimandano alla vitalità che si vive e si respira nelle banchine e negli Yacht Club della Florida del sud. Un esempio calzante è proprio la nuova collezione estiva divisa in tre temi del brand Slam: “Morning in Miami” è dedicato al mondo nautico, alle persone che amano vivere all’aria aperta e fare sport. Di chiara impronta marinaresca questa linea si diverte a giocare e a mescolare i colori classici: bianco, rosso e blu con quelli più estremi: nero, albicocca e turchese. “Afternoon in Miami” è per le persone che sposano la città, che amano fare shopping, che lavorano e vivono in “Oceandrive”, cuore pulsante della città; “Evening in Miami” è dedicato invece alle persone che amano la notte. Anche se le nuove collezioni firmate dai diversi marchi, più o meno specializzati, della nautica, si avvicinano al mondo del prêt a porter, non significa che perdano le qualità tecniche distintive delle origini, anzi, le linee importano tutto il know-how del mondo velico: impermeabilità grazie a cuciture termo nastrate e laminate, traspirabilità e leggerezza. E quale sarà la prossima evoluzione che potrebbe arrivare dal matrimonio di questi due mondi? Naturalmente una proposta fatta non solo da capi tecnici e modelli indossabili tutti giorni, ma un vero e proprio casual total look uomo-donna-bambino che, se da una parte va certamente incontro alla diminuzione dei fatturati dovuta alla congiuntura non proprio favorevole del mercato, dall’altra va di pari passo con l’esigenza ormai impellente di accontentare una più vasta fetta di clientela.

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