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Lifestyle

Supercar? No, queste auto sono astronavi a quattro ruote

Motori da urlo, tecnologia futuristica e velocità da razzo spaziale: le auto di domani sono già qui. E vogliono conquistare anche i cieli

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Ma perché le auto baciate dalla Forza, il campo di energia venerato dai cavalieri Jedi nell’universo di Guerre Stellari, devono correre nel mondo dei terrestri? È una condanna durissima, pensate alla nuova McLaren Gt con il suo V8 biturbo da 620 cavalli: chi se la può permettere sogna di volare sul filo dei 325 all’ora, come dire Milano-Roma da casello a casello in due ore, compresa una corposa pausa caffè… E invece no, c’è lui, il terribile Dart Vader che ha preso le forme del Tutor e ti prende a mazzate laser che si concretizzano in multe megagalattiche. Ma allora perché c’è ancora chi si ostina a comprare astronavi terra-terra come la ipercar inglese che passa da zero a 200 all’ora in nove secondi? È, naturalmente, questione soprattutto di zeri sul conto in banca, ma entra in gioco anche l’ineguagliabile fascino di inquadrare con gli occhi un cockpit che sembra quello di un caccia F16 e farsi schiacciare sullo schienale del sedile come su uno Shuttle in fase di decollo…

Roba forte, insomma, che non basta all’amministratore delegato della Ferrari Louis Camilleri, che inquadra così il cliente-tipo della SF90 Stradale, una ibrida 4×4 che monta un V8 turbo e tre motori elettrici per un totale di mille cavalli tondi tondi: «La bellezza e le prestazioni da sole non bastano, oggi i super-abbienti vogliono anche un livello tecnologico mai visto prima. Un esempio? I 200 millisecondi richiesti da una cambiata, credo che se un’astronave interstellare avesse le marce non potrebbe fare meglio». C’è, poi, chi di intergalattico offre soprattutto il prezzo. Sì, per­ché se non avete almeno 11 milioni di euro sui conti off shore la Voiture Noire, nuova stella nel firmamento Bugatti, ve la potete scordare, al massimo dovrete ripiegare su un poster o un model­lino. Se, però, appartenete all’Olimpo dei Paperoni eccovi l’ibrida plug-in più esclusiva del pianeta che merita una puntualizzazio­ne del numero uno della casa francese oggi nell’orbita del grup­po Volkswagen Stephan Winkelmann: «Il prezzo non comprende eventuali personalizzazioni», sottolinea. Be’, mettetevi nei panni di un molto diversamente abbiente e provate a pensare che po­trebbe esistere sulla Terra qualcuno con un’auto uguale alla vo­stra. Insopportabile, un tarlo nella testa di chi si trova inopina­tamente intruppato nel traffico dentro al suo nerissimo gioiello equipaggiato con un 8 mila W16 da 1.500 cavalli. Tanto vale con­solarsi godendosi i dettagli in titanio, magnesio o, magari, plati­no che nessun altro potrà mai avere. Siccome ai ricchi piace esse­re generosi con la plebe, l’ultima stella del firmamento Bugatti è un’ibrida plug-in che può percorrere fino a 50 chilometri a emis­sioni zero con i sei maxi tubi di scarico muti come pesci, perché sbattere in faccia a tutti il proprio censo economico è una cosa ma inquinare no, non è fine, lo fanno già tutti i cafoni…

Ormai si è capito: nel mondo delle Star Wars Cars ciascun co­struttore punta a stabilire un record. Già, ma che cosa ci si può an­cora inventare? Gli appassionati di auto storiche potrebbero vo­lare, ma solo con la fantasia, passando dal presente al passato per raggiungere il futuro a velocità stratosferiche al volante di una De­Lorean, la protagonista della trilogia Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, nella quale un esemplare viene adoperato dal Dottor Emmett “Doc” Brown come base per la sua macchina del tempo. La DeLorean Dmc-12, questo il nome completo, fu costruita dal 1981 al 1983, era caratterizzata dalle porte ad ali di gabbiano, dal­la carrozzeria in acciaio inox non verniciato e ne vennero prodotti circa 9.200 esemplari. Sul mercato si trovano numerose unità con quotazioni da 25 a 70 mila euro.

Chi, invece, guarda alla tecnologia portata ai livelli estremi può es­sere attratto dalla GFC Kangaroo, il crossover elettrico a trazione integrale firmato da Giorgetto e Fabrizio Giugiaro. Sotto alla sua carrozzeria ci sono due motori che sviluppano in totale 482 caval­li e possono far percorrere alla vettura fino a 450 chilometri con una ricarica. E fin qui nulla di rivoluzionario, se non che per ridur­ne la massa la carrozzeria è in fibra di carbonio e le portiere sono in policarbonato, mentre le sospensioni sono totalmente in allu­minio con doppi triangoli sovrapposti e ammortizzatori idraulici, con differente risposta in base a tre tipi di assetto e non mancano neppure le quattro ruote sterzanti.

Se, poi, non volete volare solo con la fantasia ecco la Pop.Up, realizzata da Airbus in collabora­zione con Italdesign, l’azienda oggi nel gruppo Audi. Si tratta di uno stravagante veicolo elettrico a due posti che, grazie a quattro rotori che all’occorrenza spuntano dal tetto, può prendere il volo come fosse un maxi drone. Un po’ poco per emulare le imprese di Harrison Ford nei panni dell’intrepido Ian Solo. Meglio, forse, mettersi ai comandi della flying car AeroMobil sborsando un mi­lione e 200 mila euro più Iva. A terra il mezzo è goffo con i suoi 5,9 metri di lunghezza e 2,2 di larghezza e non è un fulmine di guer­ra dato che la coppia di propulsori elettrici non consente di supe­rare i 160 all’ora. Ma se si fanno uscire le ali e si ha a disposizione mezzo chilometro di strada sgombra per raggiungere la velocità di decollo il gioco è fatto e le nuvole sono a portata di mano. Le prestazioni in volo sono di tutto rispetto, 360 chilometri orari di velocità e un’autonomia di 750 chilometri grazie a un motore tur­bo a benzina da 300 cavalli. Che la Forza sia con voi, dunque, men­tre vi lanciate nella colonizzazione dei cieli come foste sul ponte di comando della Millennium Falcon dopo aver impostato sul na­vigatore il nuovo indirizzo della Principessa Leia.

Credits Images:

Bugatti - La Voiture Noire