Musica: la seconda vita del vinile

Dati per morti ormai diversi anni fa, nell’era della musica liquida 33 giri & Co. stanno tornando alla ribalta, conquistando anche le nuove generazioni

La musica torna a farsi ammirare. E per questa esibizione non servono stereo potenti, connessioni Internet a banda larga né diffusori hi-fi di ultima generazione. Basta poggiare la testina sul microsolco e spalancare bene gli occhi: il suono sgorgherà naturale dalla sua sorgente. La durata del brano è come l’età degli alberi, incisa nella corteccia del vinile che ci scorre davanti. Una giostra musicale tutta visiva che in qualche caso è anche esplosione di immagini, come nei picture disc da collezione, disegnati da artisti e illustratori. Per qualcuno (i più giovani), è una prima volta. Per molti, un piacevole ritorno al passato.

Un italiano a Londra

Storia del disco

Comunque sia, il 2015 sancisce il ritorno (quello vero) del vinile, la stagione in cui si (ri)afferma come sistema di supporto musicale, magari di nicchia, ma comunque vivo e popolare tra gli appassionati delle sette note. Dopo mezzo secolo di onorato servizio, il vecchio Lp era finito in soffitta, messo all’angolo dal Cd e poi demolito dal formato digitale, relegato a oggetto raro e strambo per feticisti della musica. Con gli anni 2000, nel momento più buio dell’industria musicale, messa alle corde dal dilagare del peer-to-peer e della pirateria digitale, il vinile comincia a farsi rivedere in giro. Un fuoco di paglia, da mercatino dell’usato, sentenziano gli esperti. Una moda che va a braccetto col fenomeno vintage, aggiungono i guru del lifestyle. E invece oggi è un business reale che vale tra il 2 e il 4% del mercato musicale, con Lady Gaga, Daft Punk e Coldplay, tra gli altri, che incidono su vinile i loro ultimi lavori.

L’anno scorso le vendite globali di Lp sono aumentate del 54% per un controvalore di 368 milioni di dollari, e il primo semestre dell’anno prosegue su tassi a doppia cifra. Negli Stati Uniti, primo mercato al mondo del microsolco, dal 2009 le vendite degli album analogici sono salite del 260%. Poca cosa ribadiranno i critici, sottolineando che si tratta di un mercato comunque residuale rispetto alla cavalcata del gigantesco jukebox dei servizi in streaming on demand, fruibile in abbonamento. Oltreoceano, invece, le 15 fabbriche di vinili non riescono a stare dietro alla domanda. E gli investitori cominciano a prendere sul serio questo business, relegato fino a qualche anno fa a pochi nostalgici collezionisti. A fine agosto è uscita la ristampa dell’ultimo omonimo disco dei Nirvana; poche settimana prima ha fatto ritorno Fame di Davie Bowie. Ma non ci sono solo riedizioni. In Inghilterra l’album in vinile più venduto dell’anno è quello degli High Flying Birds di Noel Gallagher, il gruppo nato dopo lo scioglimento degli Oasis.

Oltreoceano le 15 fabbriche rimaste

non riescono a stare dietro alla domanda.

E gli investitori hanno cominciato

a prendere sul serio questo business

IL GUSTO DEL SUONOAltro che collegamenti ipertestuali. Per i fan dei Queen il 25 settembre è un giorno di festa. La band britannica, che non hai amato il formato Cd, mette in commercio tutta la sua produzione in un cofanetto di 18 vinili colorati. Una collezione che non ha niente da invidiare a link e contenuti multimediali da condividere delle iniziative digitali. In questo cofanetto troviamo un libro in brossura illustrato in 108 pagine con le note bio-discografiche di ciascun album, i commenti della band, la riproduzione di manoscritti originali, alcune rare fotografie, memorabilia e informazioni su singoli e video. The studio collection dei Queen è forse il miglior esempio del ritorno del vinile sul mercato, che riesce ad abbinare pezzi di archivio della band alla qualità del suono analogico.

Ma per i puristi della musica la sfida è appena cominciata, perché molti Lp in commercio, non è il caso dei Queen, sono ottenuti da master per Cd e poi registrati in vinile. Quindi addio qualità analogica. Sono semplicemente una scelta commerciale delle case discografiche per creare extraprofitti su supporti in vinile, pur avendo lo stesso suono di un Cd audio. Il più critico e polemico della tribù musicale è Neil Young, il cantautore canadese che ha bollato come ascolto “schifoso” e di “bassissima qualità” la maggior parte dello streaming in circolazione. E ha messo i sui fan in guardia da un finto ritorno al vinile che, per essere tale, deve provenire da un master registrato rigorosamente in vinile. Intanto il rocker sta lavorando al lancio di Pono Player, servizio in streaming di alta qualità.

VOGLIA DI ANALOGICO Nel 1936 Walter Benjamin mandava alle stampe L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, un pamphlet nel quale il filosofo americano metteva in guardia i suoi lettori dalle meraviglie della tecnologia. In sostanza, dice Benjamin, l’arte dimentica la sua essenza nel momento in cui perde l’autenticità per trasformarsi, nel fonografo, nel cinematografo e in fotografia, in fenomeno di massa. Una tecnologia che diventa pericolosamente utile ai totalitarismi, comunismo e fascismo, e alla tendenza a estetizzare la politica. Chissà cosa direbbe Benjamin oggi di fronte alla “musica liquida”, sempre a portata di mano, per cui siamo pronti a pagare pur non avendone più la proprietà. Per Maurizio Ferraris, siamo entrati appieno nella società della registrazione, con dispositivi mobili capaci di avere memoria immensa. Ma oggi quella memoria è in prestito, sulla nuvola del cloud e dei grandi server, oggi non si compra più musica, la si affitta. E forse per questa liquidità in cui si immergono le nostre passioni, sta tornando la voglia dell’analogico e dell’oggetto da possedere (e anche da esporre).

Collezionisti da record

Negozi: non virtuali, ma reali

Un fenomeno che è partito negli Usa, ma che ora si sta rafforzando anche in Italia, trainato dall’ecommerce che, nei primi sei mesi dell’anno, sale del 72% e rappresenta oggi il 4% del mercato. Nel primo semestre 2015, secondo i dati Deloitte per Fimi, la Federazione industria musicale italiana, il mercato è cresciuto complessivamente del 22%, arrivando a 65,5 milioni di euro (nel 2014 aveva generato 53,6 milioni). Lo streaming (audio e video) che arriva a rappresentare il 26% di tutto il giro d’affari discografico e il 62% del digitale, è cresciuto complessivamente del 37% con 17,3 milioni di euro, ma è in forma anche tutto il comparto analogico. Il segmento Cd è cresciuto del 21%, trainato dall’ottima performance del repertorio locale (+93% in questo primo periodo). Il comparto fisico rappresenta il 57% del mercato con 37,3 milioni di euro. Secondo Enzo Mazza, consigliere delegato del Fimi, «il digitale è comodo, consente di avere a disposizione tutto il contenuto, ma non il prodotto. E il vinile torna a essere oggetto di culto». E spiega: «Nell’era dello streaming il vinile sta crescendo sempre di più. E paradossalmente il miglior alleato del supporto analogico arriva dal mondo digitale, infatti, una buona fetta delle vendite provengono dalle piattaforme online come Amazon, che possono avere un assortimento molto ampio che i negozi fisici faticano a mantenere.

Il digitale è comodo, consente di avere

a disposizione tutto il contenuto, ma non il prodotto.

Sta tornando la voglia dell’oggetto da possedere

ARTE A RUOTA LIBERA «Il vinile produce un suono caldo, e vellutato che consente un ascolto morbido e riposante per le orecchie», ha affermato Pavan Bapu, Ceo di Gramavox, presentando il suo Bluetooth grammophone, lo strumento che suona i dischi in verticale e che si ispira agli anni ‘20 nelle forme ma utilizza anche tecnologie senza fili contemporanee. Il ritorno del vinile sta rimettendono in moto tutta l’industria: dagli studi di registrazione ai musicisti, agli startupper e ai produttori di sistemi di incisione. E manco a dirlo a garantire il lancio dell’innovazione di Gramavox è stato il Web, con un progetto finanziato grazie al crowdfunding di clienti e sottoscrittori su scala globale.

La corsa all’analogico porta con sé il ritorno alla creazione di oggetti belli da guardare. Non a caso, oltre la produzione di b, si riprende a colorare e disegnare cover e dischi. I primi picture disc, spesso a tiratura limitata e oggetto di culto per i collezionisti, appaiono negli anni ‘70 come evoluzione dei dischi colorati e trasparenti. Le illustrazioni utilizzate sono varie e a variopinte: da semplici immagini di copertina a vere e proprie illusioni ottiche, che si formano attraverso la rotazione del disco sul piatto dell’impianto stereo. Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles (1967) inaugura l’era delle copertine artistiche. L’album The Worker pubblicato nel 1979 dal gruppo inglese Fischer-Z mostra, per esempio, l’immagine di un treno su un binario circolare, che si muove costantemente in cerchio quando il disco viene suonato.

Quelli che l’analogico

Il business della musica liquida

Oggi gli Lp con le immagini sono tra i più ricercati dai collezionisti e possono valere anche somme rilevanti. Tra i vinili di pregio troviamo, al prezzo di 2 mila sterline, il picture disc in 12” di Madonna relativo a Erotica, in commercio nel 1992 per un breve periodo di tempo e poi ritirato per evitare incidenti diplomatici con la Duchessa di York, Sarah Ferguson. Stesso prezzo per la promo version – con copertina di seta imbottita – di Their Satanic Majesties Request degli Stones, del quale pare esistano soltanto due copie al mondo. Ancora più caro – 3 mila sterline – Space Oddity/ Wild Eyed Boy From Freecloud di David Bowie, un 7” con rara picture sleeve di cui esistono solamente un paio di copie.

Il ritorno del vinile sta stimolando collaborazioni tra artisti e musicisti. Un tempo a firmare questi Lp erano nomi del calibro di Andy Warhol (Velvet Underground), le foto di Robert Mapplethorpe (Patti Smith), l’arte pop-surrealista di Mark Ryden (Dangerous di Mickael Jackson). E in Italia, il disegnatore principe di picture disc è stato Andrea Pazienza, che ha illustrato diverse copertine per Roberto Vecchioni (Robinson, 1979; Montecristo, 1980; Hollywood Hollywood, 1982; Il grande sogno, 1984), PFM (Passpartù, 1978), mentre Hugo Pratt ha illustrato Mari del Sud di Sergio Endrigo (1982) e Milo Manara Tango dei miracoli di David Riondino (1987).

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