Con un’offerta da 69 milioni di euro è Sms finance, la finanziaria che fa capo a Silvio Scaglia (già fondatore Fastweb), ad aggiudicarsi la gara competitiva (la cui base era fissata in 45 milioni di euro) per l’acquisto di La Perla. A deciderlo il giudice Maurizio Atzori al termine dell’asta che ha avuto luogo questa mattina presso la sezione fallimentare del tribunale civile di Bologna, dove La Perla (oggi in mano al fondo americano Jh partners) aveva presentato domanda di concordato preventivo.
«Noi non siamo un fondo, io sono un imprenditore. Per me è una sfida personale in cui investo molto. Sappiamo che c’è molto da fare sia dal punto di vista del lavoro che degli investimenti, l’azienda ha sofferto moltissimo negli ultimi anni, ma il marchio è grandioso e faremo di tutto per rilanciarlo». Queste le prime dichiarazioni di Silvio Scaglia. L’offerta prevede la salvaguardia di tutti gli 800 posti di lavoro dell’azienda (tranne quelli dei due stabilimenti già chiusi) e un investimento da 110 milioni di euro (per esigenze immediate di cassa e per lo sviluppo). «Il nostro piano – ha proseguito Scaglia – è di investire pesantemente per rilanciare la rete commerciale ed il marchio. Pensiamo di poter rinnestare rapidamente l’azienda del fashion system. Poi bisogna rinnovare i prodotti».
In gara c’erano altri due realtà: il gruppo Calzedonia (che aveva già raggiunto un accordo con i sindacati per il riassorbimento di 437 posti di lavoro, e che ha offerto 68 milioni di euro) e gli israeliani di Delta Galil Industries, realtà quotata a Tel Aviv che produce intimo e activewear.
Amaro il commento di Sandro Veronesi di Calzedonia: «Dalla padella degli americani alla brace di Scaglia. Povera Perla. Mi dispiace per i dipendenti, che devo dire si sono fatti vivi in tanti per chiedere di sostenerli. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto e tirato parecchio sul prezzo. Ci saranno grati i creditori delle banche, che prenderanno molti più soldi».
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