Ripensare la scarpa italiana

Il mea culpa del presidente dell’Anci «Per troppo tempo abbiamo accettato una competizione asimmetrica: è il momento di valorizzare ciò che rende diversi i nostri prodotti e le nostre imprese

Abbiamo sbagliato, è il mea culpa di Vito Artioli, presidente dell’Anci (Associazione nazionale calzaturifici italiani): «Per troppo tempo abbiamo accettato una competizione asimmetrica: è il momento di valorizzare ciò che rende diversi i nostri prodotti e le nostre imprese» con accordi tra le imprese, sforzi di riposizionamento e una più efficace organizzazione delle specializzazioni industriali. Commenta così Artioli i dati del 2009 e dei primi mesi del 2010 che vedono il settore calzaturiero italiano in forte sofferenza: la produzione nel 2009 è calata del 12,1% in volume (198 milioni di paia) e dell’11,6% in valore, per un totale di 6,5 miliardi di euro. Nel primo trimestre 2010 i consumi interni sono calato dell’1,5% in volume e del 3,2% in valore. Sui mercati esteri il primo bimestre ha mostrato un export in flessione dello 0,1% in quantità e del 9% in valore.

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