NeroGiardini torna a crescere

Il 2014 promette un incremento a doppia cifra per il fatturato di Bag spa. Merito della riorganizzazione della rete vendita in chiave internazionale e dell'investimento in ricerca, come racconta il fondatore Enrico Bracalente

Dopo una battuta d’arresto dovuta alla riorganizzazione della rete vendita per rispondere alla crisi, il giro d’affari di NeroGiardini (Bag spa) ha ripreso la strada della crescita. «Nel primo semestre 2014 abbiamo registrato un incremento dell’8%», racconta il fondatore e amministratore unico Enrico Bracalente, «e, sulla base degli ordini già acquisiti, prevediamo di chiudere l’anno con un aumento di fatturato a doppia cifra, che ci permetterà di tornare a superare quota 200 milioni di euro». Negli ultimi due anni, l’azienda marchigiana aveva perso circa 39 milioni di euro su questo fronte in seguito a una ristrutturazione della struttura commerciale, che sta ora iniziando a dare i primi frutti. «È stata una scelta dettata dalla necessità di rispondere alla crisi», spiega Bracalente. «Lavoravamo per il 90% sul mercato interno e alcuni clienti erano in sofferenza o non più all’altezza del nostro progetto. Abbiamo quindi intrapreso la strada dell’internazionalizzazione e nel giro di un biennio quel 90% è già sceso all’81%». E questo è solo l’inizio. L’obiettivo ambizioso è quello di raggiungere i 500 milioni di euro di fatturato e una quota export del 40%. Il tutto puntando soprattutto sul mercato europeo (senza ovviamente dimenticare quelli emergenti), dove «stile e gusti sono simili ai nostri e possiamo quindi lavorare con le stesse collezioni che realizziamo per il mercato interno». Senza dimenticare l’importanza di ricerca e sviluppo, su cui l’azienda investe il 5% del fatturato, ossia circa 10 milioni di euro l’anno. «Cifre spesso impensabili nel nostro Paese», commenta Bracalente, «ma che tornano indietro in termini di know how, professionalità e qualità del prodotto». Tutti valori aggiunti del made in Italy che, assicura l’amministratore unico di Bag spa, benché non adeguatamente valorizzato, è un vero e proprio marchio globale apprezzatissimo dai consumatori. Insomma, continuare a fare impresa in Italia si può.

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