Quel deciso gusto di Marsala

È stato decretato colore dell’anno 2015, ora spopola nelle creazioni di stilisti e designer: tutte le declinazioni di una tonalità versatile ed elegante

In coda alla cassa in una famo­sa libreria del centro di Mila­no, un uomo mi chiede se la­voro nel campo dell’arte. Il mo­tivo della sua curiosità è il li­bro che ho in mano: Pantone, storia del XX secolo a colori di Leatrice Eiseman e Keith Rec­ker. L’uomo, che poco più tardi si rivela essere un esperto di marke­ting del fashion, inizia una breve di­scettazione sul vero significato della moda, non come comunemente in­teso. Insieme (e sicuramente non per primi) raggiungiamo la soluzione del quesito. In statistica la moda – o nor­ma – è il valore che compare più frequentemente, come dire ciò che è più comune. La nostra chiacchierata non solo ver­te su questo argomento, ma spazia a un altro limitrofo e collaterale: un co­lore può essere di moda? Pantone Llc è nato più di quaranta­cinque anni fa e, nel tempo, è diven­tato la massima autorità nel campo del colore. Ispirazione di designer e creativi di tutto il mondo, offre servizi e tecnologie per dare sfogo al proprio estro attraverso il colore. Il fondato­re Lawrence Herbert, nel 1963, ideò il Pantone Color Matching System: un catalogo di tinte standard sotto for­ma di palette. Si trattava di una vera e propria rivoluzione volta a risolve­re i problemi legati all’identificazio­ne delle tonalità nel settore delle arti grafiche. Pantone, da allora, ha ampliato la propria attività ad altri setto­ri come il digitale, la moda, la casa, le plastiche, l’architettura, il design d’interni e la pittura.

Trend trasversale Ogni anno i professionisti del­l’Istituto Pantone, tra cui il suo direttore esecutivo e guru del colore Leatrice Eiseman, comunicano al mondo quale sarà il colore dell’anno. Ovviamente non si tratta di una decisione arbitraria, ma del risultato di un’attenta analisi dei trend e della società, sia in ter­mini culturali sia di condizione uma­na: a tale conclusione si giunge tra­mite lo studio dei colori più comu­ni nelle collezioni di moda e design e solo dopo l’osservazione dello stato emotivo del mondo. La tinta onorata di tale titolo nel 2014 è stata Radiant Orchid, un punto di viola ottenuto dall’unione tra il fucsia, il viola inten­so e diverse sfumature di rosa. Una sinfonia capace di emanare gioia e amore, una magica tinta che colpisce lo sguardo e intriga l’immaginazione. Ma il colore dell’anno 2015, protagonista di molte linee di moda sia ma­schili che femminili, è il marsala.

«IL MARSALA ARRICCHISCE LA NOSTRA MENTE, IL NOSTRO CORPOE LA NOSTRA ANIMA EMANANDO SICUREZZA E STABILITÀ»

«Mentre il Pantone 18-3224 Radiant Orchid», commenta Eiseman, «inco­raggiava la creatività e l’innovazione, il marsala arricchisce la nostra mente, il nostro corpo e la nostra anima emanando sicurezza e stabilità». Un colo­re che, verrebbe da dire, simboleggia i desideri contemporanei dell’uomo. In un mondo in cui il caos regna sovra­no, in cui tutto è sovraesposto, l’equi­librio è diventato un desiderio più che una costante. La cultura occidentale, iperconnessa, fa del multitasking la sua delizia e la sua croce: tante cose realizzate nello stesso momento, ma quante al massimo delle proprie pos­sibilità? In un articolo pubblicato su The Guardian, il neuroscienziato Da­niel J. Levitin, direttore del Labora­tory for Music, Cognition and Exper­tise alla McGill University, ha dichia­rato che essere contemporaneamente attivi su più fronti riduce l’efficienza e porta a un esaurimento delle funzioni cerebrali. Ciò che sostengono Levitin e altri studiosi è che il multitasking, in realtà, altro non è che passare velocemente da un compito all’altro.L’idea che questo approccio permetta di raggiungere massimi obiettivi nel minor tempo possibile sarebbe, quin­di, un’illusione. Il marsala, in questo panorama, è il tassello mancante. Un colore in controtendenza rispetto al­l’umore culturale e, per questo, ne­cessario. Vi si legano pensieri di pla­cida serenità, piacevoli e appagan­ti come un bicchiere dell’omonimo vino. Ha dell’intoccabile, rassicuran­te e solido come le sue sfumature ros­so-marroni, figlie delle sfumature del­la terra: osservarlo dona pace e tran­quillità, è come entrare in una bolla in cui è vietato l’accesso agli eccessi­vi stimoli esterni. Si tratta di una tonalità trasversale, adattabile alle creazioni di moda, ai prodotti di bellezza, all’industrial de­sign e all’arredamento.

Dal total look al particolare distintivo Appropriato sia all’uomo che alla donna, è stato visto in di­verse collezioni della prima­vera-estate 2015, utilizzato per i to­tal look o come un accenno di colore in accordo con tinte più neutre. Gra­zie ai sottotoni bruciati, il marsala si sposa con il giallo dorato, con il ven­taglio dei verdi e con le sfumature del blu: il risultato è, in ogni caso, una combinazione di sofisticata elegan­za. Andrea Pompilio, designer prodi­gio della moda italiana, rende que­sto colore uno dei protagonisti della sua primavera maschile: lo spalma su pantaloni e capispalla, senza dimen­ticarsi di utilizzarlo per esaltare i det­tagli. La maison Boglioli, invece, sce­glie di accostarlo a una palette varie­gata: il verde pastello è esaltato dal marsala e viceversa, così come ac­cade anche per il giallo intenso. Ma è interessante come il brand lo uti­lizzi anche per dar vita a una stam­pa geometrica: rombi sovrapposti su fondo bianco in un alternarsi di gial­lo ocra, carta da zucchero, rosso in­tenso e marsala, ça va sans dire. C’è chi, come Robert Geller, ama sfruttar­lo come una lieve pennellata per rav­vivare un nero profondo e chi, inve­ce, non ne risparmia l’uso: è questo il caso di Antonio Marras e Burber­ry Prorsum, due brand agli antipodi per caratteristiche stilistiche, che tro­vano una visione comune nella scelta di questo colore.

Perfetto con il blu Il marsala vede diversi accosta­menti possibili: il turchese, i rosa, i verdi e, addirittura, il corallo. Le sfumature dei blu, tuttavia, rendono questa tinta ancora più sofisticata, senza scadere in eccessi. Tagliatore propone una giacca totalmente sfo­derata e destrutturata che fa di questo accordo cromatico la sua forza: il tes­suto è un jersey bicolore melange che esalta i toni del marsala. Il monopetto è a due bottoni ed è caratterizzato da tasche a toppa, sottocollo in contra­sto in jersey, spalla insellata, maniche a camicia, dettagli sartoriali e botto­ni in metallo satinato-ramato. La tin­ta di questo capospalla si sposa per­fettamente con i colori della pochette di Angelico e della camicia di Brunel­lo Cucinelli. La pochette bianca, rea­lizzata in cotone Oxford, è decorata con una stampa floreale sui toni del blu mentre la camicia, in jersey pi­quet, ha un effetto denim interessan­te. I pantaloni di Jacob Cohen, inve­ce, sono di un punto di azzurro che trova un accordo armonioso con la tinta dell’anno. Gli accessori si dimostrano poi es­sere un terreno fertile per il marsa­la: lo si trova riproposto nelle calza­ture, nella pelletteria, nelle cravatte. Petronius presenta una cravatta tricot in seta realizzata a mano su antichi telai, mentre è di Davide Albertario il portafoglio verticale in vitello palmel­lato bordeaux con sei porta carte di credito (entrambi disponibili su cardanoclub.it). Fratelli Rossetti, invece, ha ideato un mocassino con fascetta in morbido vitello in una tonalità in bilico tra il marsala e il viola.

TRA GLI ACCOSTAMENTI POSSIBILI SI CONTANO IL TURCHESE, I ROSA, I VERDI E IL CORALLO. MA È IL COLOREDEL MARE A RENDERLO ANCORA PIÙ SOFISTICATO

Oltre il fashion Ma, come si accennava in precedenza, non è solo la moda a rendere onore al marsala: il suo utilizzo nel beau­ty è una prova di quanto sia duttile. Adattabile ai più svariati toni di pelle, può essere mixato con il rosa pesca o con i colori dorati ed è nella palet­te di ombretti, blush e rossetti. Si può dire che nel primo decennio del ‘900 un antenato del marsala fece capoli­no sulle labbra di moltissime donne. È American Beauty, un colore in bili­co tra il rosso e il bordeaux, differen­te dal marsala perché mancante del­le sfumature terrigne, ma simile per l’impatto visivo. In quel periodo, co­m’è noto, il sesso femminile era al­l’inizio della propria rivalsa e, nel lungo processo che portò all’acqui­sizione di pari diritti, trovò modo di essere protagonista anche nelle attivi­tà sportive. Charlotte Cooper, duran­te le seconde Olimpiadi organizza­te in occasione dell’Esposizione Uni­versale, diventò la prima campiones­sa olimpica guadagnandosi la vittoria nel tennis. A seguire, nel 1910, la ba­ronessa Raymonde de la Roche fu la prima donna a conseguire un brevetto di volo e la spericolata Annie Taylor si gettò dalle cascate del Niagara den­tro un barile. La nuova consapevolez­za corporea femminile portò a una ra­dicale mutazione della società il cui immaginario, prontamente, ne restò toccato. I colori della vita sportiva di inizio ‘900 sono più che altro tonali­tà neutre, dall’antracite al beige, passando per il bianco avana. Ma ciò che è interessante è come la palette di al­lora esaltò l’ingresso femminile nello sport: il rosso American Beauty, uti­lizzato in diverse campagne pubblici­tarie dell’epoca in accordo con il ver­de scisto e il rosa cipria, è un chia­ro rimando a una femminilità frizzan­te e potente.

Contaminazione continua Può, quindi, un colore essere di moda? Se si guarda al marsala viene da dire di sì. È la trasposizione visiva del significato contem­poraneo di trend: un flusso continuo tra le varie discipline che travolge il design, la moda, l’arte e l’arredamen­to in un processo di contaminazione continua. Un settore ispira l’altro per la scelta di un colore, in questo caso, ma, più generalmente, anche per for­me e texture creando un’unica, sfac­cettata visione del mondo. La tenden­za, oggi, è intesa come prendere la stessa direzione dell’agire verso la co­struzione di un comune senso esteti­co, al di là dei limiti predefiniti.

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