Il business del momento? È la moda. A stabilirlo è l’ultimo Focus Moda realizzato da R&S MedioBanca: nel periodo 2010-2014 e nei primi nove mesi del 2015, i risultati conseguiti dai 15 Top Brand del fashion italiano sono di gran lunga superiori a quelli raggiunti dai maggiori gruppi manifatturieri nazionali, quotati in Borsa. Lo scarto è tale che tra i due comparti non sembra esserci partita: «Le aziende della moda battono il resto della manifattura quattro a zero: per crescita, redditività, liquidità e solidità», conferma l’analista di R&S MedioBanca Nadia Portioli, usando una metafora calcistica.
Più nel dettaglio, per quanto riguarda il fatturato nel 2014 i marchi top della moda italiana hanno messo a segno una crescita del +5,6%, mentre i big industriali sono arretrati dello 0,8%. Analogo l’andamento per i primi nove mesi del 2015, dove il mondo della moda segna un +11,8%. A incidere, tuttavia, è anche l’apprezzamento di diverse valute rispetto all’euro, tra cui il dollaro e lo yen.
INDUSTRIE SOLIDE E LIQUIDE. Il report sottolinea inoltre come le prime 15 realtà di moda italiane siano «solide e liquide». Basti pensare che, se nel 2010 i debiti finanziari rappresentavano il 35,3% del patrimonio netto, nel 2014 la percentuale è scesa al 23,4%. Tradotto: il capitale netto è quattro volte superiore al debito. In assoluto il gruppo più solido è Giorgio Armani dove l’incidenza dei debiti finanziari sul capitale netto si ferma al 1,9%. Seguono Max Mara (2%) e Tod’s (4,4%) poi, più a distanza, Otb (11,9%), D&G (12,2%), Benetton spa (12,3%), Geox (15,1%), Prada (17,3%), Valentino (18,7%).
Per quanto riguarda la liquidità, nel 2015 la somma raccolta dalle Top15 ammonta a 6 miliardi di euro: nel 2010 era pari a 3,7 miliardi. L’incremento maturato nel giro di cinque anni è dunque pari + 60,2%. Anche in questo caso a distinguersi è Giorgio Armani: la sua liquidità, pari a 561 milioni, è seconda solo a quella di Max Mara, che in cassa sfiora il miliardo di euro nel 2015.
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