L’orologeria meccanica d’ispirazione militare è un segmento rilevante del mercato mondiale. E il più grande e inaspettato successo del settore degli ultimi 20 anni è di sicuro legato a Panerai, marchio fiorentino che dal 1860 ha sempre fornito strumenti di precisione per diversi eserciti, fino all’entrata nel segmento civile negli anni ’90 del secolo scorso. Per un immediato apprezzamento dei connoisseur che poi, poco tempo dopo, grazie anche alle strategie del Gruppo Richemont (di cui Panerai fa parte dal 1997), è letteralmente esploso in un’affermazione tanto strepitosa quanto duratura. In questo caso è l’oggettività dei risultati alle aste a testimoniare la “paneraimania”, con i modelli storici – per lo più prototipi – creati in prevalenza per la Regia Marina Militare Italiana a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e quelli denominati “Pre Vendôme” – ossia realizzati prima dell’entrata nell’attuale Gruppo Richemont – che toccano quotazioni davvero importanti.
Sono comunque una decina i marchi che hanno lasciato il segno nell’orologeria militare, ma vale almeno la pena nominare Rolex per un paio di esempi clamorosi. Attraverso alcuni suoi cronografi storici ha, infatti, reso celebre un reparto militare altrimenti sconosciuto come la Fuerza Aerea del Perù. Oppure segnaliamo i Submariner e i Seadweller con logo Comex – la Compagnie Maritime d’Expertises, specializzata nelle immersioni a grandi profondità (non propriamente di origine militare) – che alle aste vengono sempre aggiudicati a prezzi stratosferici.
Ma quali sono le prerogative degli orologi militari? Su tutte la solidità e la robustezza. L’essenzialità e la praticità di utilizzo. Quindi abbiamo casse di grandi dimensioni e quadranti con indicazioni d’immediata leggibilità (con largo utilizzo di trattamento luminescente) e, spesso, cinturini in materiali grezzi ma resistenti, come cuoio e tela. Ecco perciò il tratto che accomuna la panoramica dei segnatempo presentati. Hamilton, che da sempre ha un legame molto stretto con le forze armate statunitensi, propone il Khaki Field Day Date dall’insuperabile rapporto qualità-prezzo.
Iwc è uno dei brand protagonisti del segmento e il suo Pilot Ju-Air è ben rappresentativo del savoir-faire della casa di Sciaffusa. Oris, storica azienda indipendente, con il Col Moschin offre addirittura la partnership con uno dei reparti speciali più prestigiosi al mondo. Panerai, che ha una lunga tradizione di orologi per mancini, presenta il Luminor 1950 Left Handed di sicuro appeal. Invece Ralph Lauren, con sapiente coerenza filologica, propone l’RL67 Chronometer e sembra che abbia sempre lavorato in ambito militare. Mentre Rolex, con l’Oyster Perpetual Sea-Dweller 4000, conferma che, in effetti, ci lavora con maestria da decenni. Ed è del tutto superfluo notare che la gran parte di acquirenti e collezionisti di questi orologi non ha neppure fatto il militare.
LA STORIA AL POLSO |
È SUL FINIRE DELL’800 CHE SI VEDONO I PRIMI OROLOGI MECCANICI AL POLSO DEGLI UFFICIALI DEGLI ESERCITI OCCIDENTALI. IN REALTÀ SI TRATTAVA DI “CIPOLLE” DA TASCA ADATTATE AL POLSO ATTRAVERSO ANSE SALDATE ALLA CASSA PER PERMETTERE UNA RAPIDA VISIONE DELL’ORA IN CONDIZIONI PERICOLOSE. MA GIÀ DA DIVERSI DECENNI L’OROLOGERIA SVIZZERA – GRAZIE A PRECISI CRONOMETRI DI BORDO – ERA DIVENTATA UNO STRUMENTO INDISPENSABILE PER LE MARINERIE EUROPEE, AIUTANDO I COMANDANTI DELLE IMBARCAZIONI A SEGUIRE LA ROTTA GIUSTA MENTRE GUERREGGIAVANO E FACEVANO LA SPOLA TRA IL VECCHIO CONTINENTE E LE COLONIE SPARSE PER IL MONDO. È POI NEL TRAGICO SCENARIO DELLE DUE GUERRE MONDIALI DEL XX SECOLO CHE L’OROLOGERIA MILITARE ASSURGE AL RUOLO DI PROTAGONISTA CHE RIVESTE TUTTORA PER GRAN PARTE DEGLI APPASSIONATI. |