Pedaggi autostradali è guerra ai mini rincari

In cambio degli aumenti ridotti, i gestori delle autostrade chiedono di allungare le concessioni, ma la Ue non ci sta

Tutto nasce da un grande pasticcio, chiamiamolo così, dell’ex ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, all’interno ovviamente del governo Renzi. L’Ue ci multa per la norma sulle concessioni autostradali contenuta nello Sblocca Italia. Bruxelles ha infatti aperto, il 17 ottobre 2014, la pre-procedura di infrazione “Eu-Pilot” e ha richiesto alle autorità italiane di fornire approfondimenti su determinate questioni, per decidere l’esito della procedura. L’articolo 5del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri di fine agosto 2014 consentiva ai concessionari di tratte autostradali nazionali di avviare una procedura di modifica del rapporto concessorio. Permetteva cioè di predisporre un nuovo piano economico-finanziario, in base al quale stipulare un atto aggiuntivo o una nuova convenzione. I nuovi interventi sarebbero stati affidati secondo le procedure di evidenza pubblica quando gli importi dei lavori fossero risultati superiori alle soglie comunitarie.

Secondo l’Europa però, l’articolo 5 “sembra consentire la realizzazione di significative modifiche a contratti di concessione esistenti riguardanti, in particolare, i lavori da realizzare nell’ambito del rapporto concessorio e il livello delle tariffe“. Inoltre, “potrebbero consentire altresì proroghe significative della durata di concessioni esistenti”. In base a una direttiva Ue, lavori complementari non previsti nel contratto di concessione possono essere aggiudicati ad un concessionario esistenti solo quando necessari. Bruxelles quindi chiede alle autorità italiane: in quale modo “intendono garantire che l’applicazione della disposizione legislativa sia compatibile con il diritto europeo dei contratti pubblici”? E quale è “esattamente il significato della disposizione nella parte in cui fa riferimento al rispetto dei princìpi dell’Ue e quali sono gli effetti giuridici di tale condizioni e quali le implicazioni concrete”?

A parlare ora è Fabrizio Palenzona, presidente Aiscat, ‘associazione dei gestori autostradali. “Il recupero del calmieramento tariffario è un’importante questione che esige un’immediata soluzione. Il termine per il recupero del calmieramento tariffario, così come stabiliva l’accordo, è scaduto a fine giugno. Non c’è stata alcuna concreta azione da parte del Ministero dei Trasporti per dar seguito agli impegni presi, nonostante il tentativo costante del settore, rimasto puntualmente senza riscontro alcuno, di trovare delle risposte o stabilire un’interlocuzione sul punto con il ministero”. Palenzona si riferisce “alle iniziative promosse dal governo volte, da una parte, a istituire una modulazione tariffaria a favore dei pendolari che utilizzano le autostrade a pedaggio per raggiungere il posto di lavoro, e dall’altra parte a calmierare gli adeguamenti tariffari al valore dell’inflazione programmata, e cioè all’1,5%. Si è trattato di iniziative nate per cercare di far fronte alla generale situazione di crisi economica, a cui le concessionarie autostradali che programmavano gli incrementi maggiori dell’1,5% hanno responsabilmente aderito, con spirito collaborativo, stilando appositi accordi con il governo. I medesimi accordi prevedevano che, al fine di salvaguardare il principio non bypassabile della certezza del contratto, il governo si impegnasse a compensare le misure riconoscendo il recupero del mancato intervento tariffario, attraverso varie possibili modalità, non necessariamente coincidenti con l’applicazione differita di un aumento tariffario“. E ovviamente ad andarci di mezzo sono i cittadini, come sempre, che proprio nel momento di maggior spostamento, vedranno un leggero aumento oltre che della benzina anche delle tariffe autostradali. Un guaio messo in piedi dal governo Renzi e chissà da chi mai verrà sistemato.

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