Auto elettriche alla riscossa

Protagoniste delle pubblicità e in crescita del 200% rispetto al 2020, le auto “green” sembrano aver ormai conquistato il mercato. Ma se è vero che la rivoluzione sostenibile è ormai in corso, la strada da fare è ancora lunga

Se gli spot televisivi e quelli che partono a tradimento quando si visitano i siti a quattro ruote fossero uno specchio della realtà saremmo a cavallo: la E-Mobility, l’elettrificazione dei trasporti, sembrerebbe cosa fatta dato che le vetture a benzina e quelle a gasolio sono praticamente sparite dai radar della pubblicità. Le cose, ovviamente, non stanno così. Anche se in effetti i dati più recenti sembrano dimostrare che i combustibili fossili stanno iniziando a prepararsi a una lunga ritirata. L’Italia è in ritardo di almeno due anni rispetto ai maggiori Paesi europei. La percentuale di veicoli a combustione è ancora molto rilevante e la pone al primo posto in Europa (sei auto ogni dieci abitanti) con un tasso di utilizzo del 5% e un’età media che supera sfiora i 12 anni. Il successo dell’automobile è motivato dal fatto che ampie aree della Penisola non sono coperte da un efficiente servizio di trasporto pubblico, che costringe a servirsi dei mezzi privati anche per raggiungere i posti di lavoro. Inoltre, è ancora radicato nel modo di pensare il concetto di auto come status symbol da esibire.

Auto elettriche in Italia: i numeri

L’articolo che stai leggendo è tratto dall’inserto L’E-mobility è servita, che puoi trovare all’interno del numero di Business People ottobre. Oltre che in edicola, puoi leggere la rivista anche in versione digitale

Ciononostante, grazie agli interessanti incentivi offerti a chi rottama veicoli vetusti e inquinanti la rincorsa alla mobilità elettrica è in pieno svolgimento. Questo fenomeno non riguarda solo i veicoli elettrici a quattro ruote ma anche moto, biciclette e micro-mobilità. Scorrendo i dati della rilevazione mensile condotta da Motus-E sul mondo dei veicoli sostenibili, da gennaio a luglio sono state immatricolate oltre 44 mila ibride plug-in e più di 35 mila elettriche pure, con una quota di mercato che supera l’asticella del 10%, mentre rispetto al 2020 la crescita si attesta a oltre il 200%. Così le auto che vanno parzialmente o totalmente a suon di kilowatt circolanti in Italia hanno raggiunto quota 178.598 unità. E merita una segnalazione il fatto che l’elettrica più venduta in Italia sia la Fiat Nuova 500E con 5.983 chiavi consegnate. Quindi la casa ex torinese dopo un lungo periodo in cui non credeva nel futuro delle batterie ha fatto dietro front e lo ha fatto piuttosto alla grande dato che la sua piccoletta dichiara un’autonomia fino a 320 chilometri nel ciclo combinato. Al secondo posto la Smart ForTwo con 3.580 esemplari venduti soprattutto a chi usa l’auto quasi solo in città. Perché la micro Benz risolve a modo suo il problema dei parcheggi e con un’autonomia di 160 chilometri potrebbe assicurare comunque, secondo le statistiche, ai possessori cittadini un’intera settimana di tragitti casa-ufficio e ritorno prima di dover essere ricaricata. Ma la presenza che più si fa notare nella top five è quella al quarto posto, alle spalle della Renault Twingo, della Tesla Model 3. I fan della creatura di Elon Musk sono stati più di 3 mila, anche se il prezzo non è per tutti dato che per portarsela in garage ci vogliono almeno 49 mila euro. In cambio si ottiene un’autonomia dichiarata che può arrivare fino a 580 chilometri e, perché negarlo, la patente di automobilista alla moda visto che tutto quello che esce dalla mente visionaria di Musk fa tendenza negli ambienti che contano o credono di farlo.

Mobilità elettrica: Decreto legge Sostegni ed ecobonus

Un contributo destinato a far cadere la scelta su un modello elettrificato, oppure almeno parzialmente elettrificato, fa notare l’analisi di Motul-E, viene dal Decreto legge Sostegni. Da agosto pienamente in vigore e rimpinguato con alcune centinaia di milioni di euro, l’ormai da tempo esaurito incentivo alle auto che emettono tra i 61-135 grammi di CO2/km favorirà l’acquisto di un buon numero di ibride che non si ricaricano alla spina bensì mentre viaggiano, con il risultato di consumare meno e, di conseguenza, inquinare meno, e quando si tratta di tagliare i gas serra tutte le possibilità sono benvenute. Fondi, tuttavia, che finiranno con tutta probabilità nel giro di poche settimane, considerata l’alta richiesta di questa tipologia di veicoli. Purtroppo, invece, non è stato rafforzato l’ecobonus (da 4 mila e 6 mila euro rispettivamente) per gli acquisti di Bev, Battery electric vehicle, le elettriche pure, senza e con rottamazione di auto fino a Euro4, che era il volano più efficace finora per il mercato delle Phev (Plug-In hybrid electric vehicle). Per verificare se esistono ancora fondi basta collegarsi al sito Mise ed entrare nell’area Ecobonus.

L’ostacolo dei punti di ricarica per auto elettriche

In un quadro tutto dipinto di rosa e di verde resta però una nota stonata, costituita dai ritmi di crescita asfittici dell’installazione di punti di ricarica. In Italia ce ne sono poco più di 23 mila e per di più circa il 15% di queste infrastrutture risulta attualmente non utilizzabile dagli utenti finali, in quanto non è stato finora possibile finalizzare il collegamento alla rete elettrica da parte del distributore di energia o per altre motivazioni burocratiche. E ad aggiungere qualche tinta fosca in più contribuisce il fatto che solo l’80% delle stazioni di ricarica è collocato su suolo pubblico, mentre il restante 20% su suolo privato a uso pubblico, come dire nei parcheggi di supermercati o centri commerciali. La Lombardia con 4.130 punti di ricarica è la regione più virtuosa e da sola possiede il 18% di tutte le installazioni. Seguono nell’ordine Piemonte, Lazio ed Emilia-Romagna con il 10% a testa, il Veneto al 9% e la Toscana all’8%. Le sei regioni complessivamente coprono il 65% del totale dei punti in Italia, mentre, in termini di crescita relativa, le regioni che hanno incrementato di più i loro punti rispetto a dicembre sono state il Trentino-Alto Adige, con un +26%, seguita da Friuli-Venezia Giulia (+22%) e Lazio (+19%). Se siete tra i fortunati che si possono caricare la macchina nel box potete tranquillamente fare spallucce, mentre se intendete attaccare la spina dell’auto, elettrica o plug-in che sia, in strada sappiate che oggi, in teoria, per ogni colonnina ci sono in Italia otto vetture che potrebbero averne bisogno. E l’amministratore delegato di uno dei colossi dell’energia elettrica ha di recente dichiarato che la sua azienda spingerà sulle colonnine quando le E-vetture in circolazione saranno molte di più, a sancire il fatto che siamo di fronte al più classico dei gatti che si mordono la coda.

C’è comunque chi sta peggio di noi come la Romania, che ha 493 punti di ricarica, la Grecia (275) e la Bulgaria (194). Una magra consolazione, anche perché secondo i dati di Acea, l’Associazione europea dei costruttori di automobili, il 70% di tutte le stazioni di ricarica operative nel territorio dell’Ue è concentrato in tre Paesi: Olanda, che ne ha più di 66 mila, Francia, circa 45 mila, e Germania, staccata di un migliaio di colonnine.

L’equazione è dunque semplice: prima vanno installate tante centraline e poi si può attaccare a tutto campo con l’intero armamentario del marketing per promuovere la diffusione delle auto elettriche. Da noi, purtroppo, per ora si sta facendo l’esatto contrario ed è facile capire come mai nel Paesi Bassi circolino circa 45 mila vetture che vanno a batterie, ovvero una ogni 385 abitanti. Una curiosità: circa il 77% dei veicoli ibridi ed elettrici che circolano nella patria di Van Gogh sono auto aziendali e c’è stata maretta quando si è scoperto che circa la metà dei fondi stanziati per gli incentivi sono stati utilizzati per acquistare modelli di Jaguar e di Tesla, al punto che sulle strade olandesi l’elettrica più diffusa con circa 12 mila esemplari è la S della casa di Elon Musk. Il motivo dei mugugni? Semplice: da più parti è stato sottolineato che gli incentivi non sono certo stati pensati per aiutare chi se la passa già bene…

© Riproduzione riservata