L’Iva frena la corsa dell’auto

Parlano i responsabili flotte di Audi, Citroën e Renault. Prestazioni e servizi legati ai modelli continuano a crescere, ma senza il sostegno di adeguate politiche fiscali vendite e noleggi rimangono al palo. E intanto una vettura adesso costa 220 euro in più

Allarme rosso per il settore dell’auto. «L’aumento di un punto sull’Iva determinerà un aggravio di costi per gli italiani di quasi 220 euro per ogni auto acquistata (435 milioni di euro all’anno). All’Iva si dovrà poi aggiungere il surplus sull’Ipt, la tassa regionale: provvedimenti capestro che metteranno in panne il sistema italiano dell’automotive», sostiene Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione dei concessionari italiani. «Nel 2010, nonostante i dati negativi, il settore auto aveva comunque garantito alle casse dello Stato quasi 68 miliardi di euro di entrate, pari a circa il 16,6% dell’intero gettito fiscale nazionale, oltre alla più alta incidenza sul Pil di Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna». Di conseguenza, secondo Federauto, i nuovi freni all’acquisto di automobili rischiano di mettere in ginocchio un settore in crisi mentre il sistema di tassazione è in crescita continua (+1,2% nel 2010 sul 2009), a partire dalla tassa di possesso che da sola vale 6,6 miliardi di euro.Le reazioni alla manovra economica, entrata in vigore da un giorno con l’altro, che costringerà le aziende a mettersi in regola in un fazzoletto di tempo e gran parte degli italiani a spostare qualche buco della cinghia, sono contrastanti. Se Peugeot Italia sta trasformando l’aggravio fiscale in un’operazione di marketing comunicando ai clienti, con una campagna pubblicitaria, che i prezzi di vendita delle sue automobili non subiranno nessun aumento dell’Iva, i trend setter che anticipano le mode e indicano quali saranno i nuovi consumi non sanno che pesci pigliare. Preoccupati anche i responsabili delle vendite di company car, che stanno attentamente analizzando la situazione per trovare soluzioni che non trasformino la manovra finanziaria in un disastro. «I dati parlano chiaro. Il bilancio del primo semestre si è attestato su un mercato di poco più di un milione di vetture, con un calo sul 2010 del 13,1%.Il comparto dell’auto aziendale è andato però in controtendenza: flotte e noleggi infatti sono cresciuti rispettivamente del 13,3% e del 12,3%, dice Nino Colicino, direttore vendite flotte di Renault Italia. «Le immatricolazioni a persone giuridiche rappresentano, infatti, oggi un terzo del mercato totale (+6% rispetto al 2010), mentre le famiglie registrano una riduzione marcata degli acquisti (-8% sul 2010). È successo che il clima di fiducia delle aziende, che si è evidenziato già a partire dalla seconda metà del 2010, ha portato a rinnovare i parchi aziendali in acquisto e noleggio a lungo termine. Anche il noleggio a breve termine ha fatto un balzo in avanti (+2,6%), segno questo della ripresa del mercato del turismo, dove l’“ultimo miglio” è fondamentale». Sulla stessa lunghezza d’onda Alberto Cestaro, responsabile flotte Audi. «La crescita del mercato flotte è determinata dalla ritardata sostituzione delle vetture aziendali fatta lo scorso anno che ha generato una ripresa del settore. In questo contesto Audi, che si misura soprattutto nella parte del mercato che noi definiamo Premium, e che pure è cresciuta anche all’interno del mercato flotte, si sta distinguendo come marca leader con una crescita del 9,5%». Infatti le continue novità proposte da Audi (nuova A6 berlina e Avant, Q3, Q5 hybrid, rinnovata gamma A5 solo per citare le ultime), indicano una costante attenzione a tutti i segmenti, con un offerta di prodotto sempre rinnovato e attraente ma al contempo aggiornato alle necessità di riduzione di consumi ed emissioni. «Temi che sono di particolare interesse per le aziende con parchi auto importanti», sostiene Cestaro, «poiché sono elementi che permettono al prodotto Audi di mantenere le quotazioni nel tempo, garantendo anche valori residui elevati e rendendo più competitiva l’offerta». Sotto la spinta dei vari cicli economici, l’auto aziendale sta tentando di trovare una sua precisa connotazione. «Le vetture Citroën delle flotte si distinguono per diversi punti: l’estetica, il rapporto qualità/prezzo, oltre alla valorizzazione dello sviluppo delle tecnologie per permettere ai clienti di avere sempre prestazioni di punta in termini di comfort e sicurezza», afferma Guido Montanari, direttore vendite business Citroën Italia. «È la ragione per la quale Citroën è stata sempre attenta alle questioni ambientali: la maggior parte delle nostre auto aziendali sono dotate di motorizzazioni micro-ibride con stop&start e, a breve, con DS5 offriremo la nostra ultima generazione di motori diesel ibridi, per ridurre le emissioni di CO2 e i consumi in città». Quali sono le carte migliori che si giocano per essere competitivi nel noleggio? Rappel sui volumi, condizioni speciali di base, focalizzazione sul servizio, programmi di marketing, eventi congiunti, attività di test drive per venditori e clienti, formazione sulle novità prodotto, auto in uso, agevolazioni sul service, sponsorizzazioni e altro ancora. «Il punto fondamentale della politica Citroën è la capillare rete di concessionari che può proporre veicoli alla clientela business. Negli ultimi due anni abbiamo creato una rete specializzata, i Business Center, in grado di erogare servizi su misura alla clientela flotte», racconta Montanari. «Circa il 65-70% delle vendite alle aziende avviene presso questi concessionari, dove il cliente trova un’accoglienza particolare, una struttura a lui dedicata anche per il post vendita e una forza vendita costantemente formata grazie anche alla consulenza fiscale e normativa erogata dalla nostra finanziaria di gruppo. Un aspetto molto importante, visto che nel segmento business quasi il 40% dei contratti che portiamo a termine avviene con soluzioni finanziarie gestite attraverso la finanziaria del gruppo». Non sono sufficienti però nuovi modelli o soluzioni di marketing dedicate alle aziende per battere la crisi. Quello che la gente si chiede è quali saranno gli effetti della manovra del governo. «Purtroppo è difficile fare una previsione. Non ci sono né chiarezza né programmazione nemmeno nei sacrifici. Per quanto riguarda la marca Audi, noi continueremo a seguire la strada che stiamo percorrendo da anni e che ci sta dando risultati positivi», sostiene Cestaro. Dalla politica gli uomini delle flotte da tempo aspettano provvedimenti per rendere il settore più competitivo e allineato legislativamente agli altri Paesi europei. «Le richieste sono sempre le stesse. Innanzitutto la tanto attesa riforma fiscale, senza la quale attualmente l’Italia è il Paese dove le agevolazioni fiscali (aliquota massima per la detrazione dell’Iva e importo massimo deducibile per l’acquisto di auto aziendale) sono le più basse in Europa», dice Colicino. «Inoltre le nuove misure economiche nel comparto auto, quali la riforma dell’Ipt, l’addizionale erariale sul bollo per le vetture di più elevata potenza, certo non agevolano la crescita del settore. Poi, in termini di competitività, incentivi per le case costruttrici alla ricerca e allo sviluppo soprattutto di auto con alimentazione alternativa rappresenterebbero sicuramente una notevole spinta». Non è un caso che Colicino ricordi gli incentivi per le auto meno inquinanti: Renault è leader nell’auto elettrica, pronta a lanciare una gamma di veicoli nel 2012 (Twizy, Zoe, Fluence ZE, Kangoo), ma senza incentivi specifici per le vetture a emissioni zero sarà difficile convincere le aziende più attente ai temi verdi ad acquistare o usare electric car. «Più di 30 Kangoo e Fluence ZE sono già incluse nei parchi di numerose aziende e società pubbliche del Nord Italia. Sicuramente la presenza di incentivi importanti (in Francia 5 mila euro) per l’acquisto contribuirebbe a diffondere le vetture ad alimentazione elettrica: ci sono diverse proposte di legge allo studio. Una di queste stanzierebbe 60 milioni di euro per il periodo 2012-2015 ricavati tramite un prelievo fiscale da 1,5 centesimi sulle bottiglie di plastica vendute al pubblico», dice Colicino di Renault. «È comunque una realtà che, a oggi, l’iniziativa per lo sviluppo della mobilità elettrica sia in mano soprattutto alle regioni e alle istituzioni locali, come le collaborazioni che Renault ha avviato per esempio in Lombardia e in Emilia Romagna». Ma come si agganciano i clienti in questo contesto? «Laddove è possibile, prevalgono politiche di downsizing: ovvero, a parità di caratteristiche, la scelta avviene sul prodotto meno costoso», dice Montanari di Citroën. «Ecco perché in ogni sua gamma, Citroën ha un prodotto dotato di tutto ciò che serve ad assecondare la clientela business, dal navigatore al Bluetooth, all’offerta di pneumatici invernali con, inclusi nel prezzo del finanziamento, oltre alla sostituzione stagionale, anche il ricovero presso i concessionari». Tanti sforzi, tante idee, che la manovra del governo e la crisi economica potrebbero vanificare.

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