L’erba di Wimbledon

Unico torneo del Grande Slam a essere giocato su un manto erboso, quello britannico è anche l’appuntamento più prestigioso. Qui hanno segnato i propri record Martina Navratilova, Pete Sampras, Steffi Graf, Bjorn Borg, André Agassi, Venus Williams, John McEnroe e Boris Becker

Chi crede che il tennis sia una passione – e uno sport – relativamente recente, roba da due o tre secoli o giù di lì, sta sbagliando di grosso. Bisogna risalire all’antico gioco greco dello sphairistike, menzionato fin dal Medioevo… un racconto descrive Gawain Gwalltafwyn, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda, che gioca a tennis con un gruppo di giganti. Si citano anche dei pastori svizzeri che pare si tirassero le palle con delle padelle, senza regole né regolamenti, terminando spesso gli “incontri” in zuffe. Strada ne è stata fatta da quando la palla veniva colpita con la mano (dapprima nuda, poi coperta da un guanto). Intorno al 1520 il guanto era una piccola racchetta: un ritratto del re Carlo IX di Francia del 1552 ritrae il neonato sovrano con una racchettina in mano! Il primo libro conosciuto che parli di tennis è del prete italiano Antonio Scaino da Salo, intitolato Trattato del Giuoco della Palla e scritto nel 1555. Durante il regno di Giacomo I d’Inghilterra c’erano 14 campi nella sola Londra e Shakespeare menziona le palle da tennis nel suo Enrico V. Nel XVII secolo il gioco si diffonde tra la nobiltà della Francia, della Spagna, dell’Italia e dell’Impero Austro-Ungarico, ma nel periodo di affermazione del puritanesimo la popolarità va scemando. Di evoluzione in evoluzione, di innesto in mix (col badminton, con lo squash, con la pelota o altro ancora) si arriva al 1800 – per la precisione al 1874 – quando un Maggiore inglese, Walter Clopton Wingfield, brevetta alla Camera dei Mestieri di Londra l’invenzione di un nuovo gioco, consistente in un campo a forma di clessidra, diviso al centro da una rete sospesa. Il gioco era confezionato in una scatola contenente alcune palle, quattro racchette, la rete e le indicazioni per segnare il campo. Praticamente, un kit per mettersi a costruire da soli il proprio campo da tennis in cortile! Lo sport con le nuove regole si diffuse rapidamente.

La tradizione britannica

Nel 1881 il desiderio di giocare a tennis competitivamente portò alla fondazione dei primi club, e si istituirono i quattro Grandi Slam, cioè i quattro tornei di tennis più prestigiosi del mondo, l’Australian Open, l’Open di Francia, l’US Open e il Torneo di Wimbledon. Il più antico evento tennistico ufficiale del mondo. Nato nel 1877, è rimasto praticamente immutato dai tempi della fondazione. Nel 1884 vennero aggiunti il doppio maschile e il singolare femminile, nel 1913 il doppio femminile e il doppio misto. Il torneo, che si tiene tra giugno e luglio a Wimbledon (Londra) si gioca ogni anno ed è l’unico del Grande Slam a essere sull’erba. A lungo è stata il “lollum”, varietà della comunissima graminacea (70% di “lollum perenne” e 30% di “festuca perenne”). Da qualche anno a questa parte invece Eddie Scaward, responsabile della manutenzione dei prati più famosi del mondo, col suo team di 28 persone addette esclusivamente alla salute dei campi si fa supportare da un antico Istituto dello Yorkshire divenuto un’autorità nella scienza dei terreni dedicati alle attività sportive. L’erba cresce su un terreno reso compatto da un rullaggio molto vigoroso, mescolato con sabbia e limo, e va tagliata a otto millimetri, col risultato di avere un rimbalzo alto e regolare. Il torneo dura due settimane, che di solito vengono protratte (a volte di parecchio) causa l’immancabile pioggia che fa da corollario all’imprevedibile tempo londinese (su cui si possono fare scommesse proprio come sull’esito della partita). Sugli spalti, si dice, l’atmosfera è unica: pubblico sempre numerosissimo, tifo caloroso ma mai esagitato, colori e profumi sono una delizia per gli atleti. La prima edizione del torneo si tenne sotto il controllo dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club. I “Campionati” si spostarono nella sede attuale, nei campi vicino a Church Road, nel 1922. Il torneo di Wimbledon del 1937 fu il primo al mondo a essere trasmesso in televisione (ma le immagini erano diffuse solo in un’area ristretta dell’Inghilterra). Le partite si giocavano senza tie-break e quindi duravano molte ore: per esempio nel 1969 Pancho Gonzales batté Charlie Passarell in 5 ore e 12. I britannici sono molto fieri del loro torneo, anche se – con la gelida ironia tipica del luogo – si dolgono del fatto che nessun inglese abbia vinto il singolare a Wimbledon dai tempi di Fred Perry (1936), mentre tra le donne il trofeo manca dall’ultima vittoria di Virginia Wade (1977). L’abbigliamento dei giocatori fa parte delle tradizioni e deve essere obbligatoriamente di colore bianco. Le installazioni e le divise del personale, invece, sono verde e violetto, colori tradizionali del torneo. È proibita la pubblicità nel recinto dello stadio, e nelle logge d’onore si serve (ovviamente) il tè alle 4. Si vendono fragole con la panna (carissime); ne vengono smerciate fino a 15 mila al giorno. Una delle più vecchie tradizioni è stata abolita qualche anno fa: non bisogna più inchinarsi davanti alla loggia reale, tranne che in due eccezioni, la riverenza se la regina Elisabetta o il principe Carlo sono tra gli spettatori. Comunque, la regina è stata a Wimbledon solo tre volte.

Un’atmosfera unica

Ci sono cinque eventi principali a Wimbledon: singolare maschile, singolare femminile, doppio maschile, doppio femminile e doppio misto. In aggiunta esiste un torneo junior con quattro categorie: singolare e doppio maschile e femminile. Infine esiste un torneo a inviti in quattro categorie: doppio maschile over35, doppio maschile over45, doppio femminile over35 e doppio maschile in carrozzina. Fino al 1921 i vincitori dell’edizione precedente venivano ammessi direttamente alla finale. Il campo principale viene chiamato Centre Court ed è lì che si svolgono sempre gli incontri finali del torneo. Recentemente è stato rinnovato e dotato di un tetto retrattile, per proteggere i giocatori in caso di pioggia. Può ospitare 18.000 spettatori seduti (alcuni campi invece, come il 4, 5, 8 non dispongono di posti a sedere). Il Campo 1 fu soggetto a una ristrutturazione nel 1997; venne sostituito da una nuova arena con un maggior numero di posti per gli spettatori, ma si dice che il vecchio avesse un’atmosfera unica. Era il preferito da molti giocatori, e la sua sostituzione è ancor oggi rimpianta. Il Campo N. 2 è invece soprannominato Cimitero dei campioni, poiché qui molti tennisti quotati sono stati eliminati. Le giocatrici donne vengono sempre appellate con “Miss” o “Mrs” durante il gioco (per esempio quando il giudice di sedia dichiara il punteggio), mentre gli uomini vengono indicati solo con il cognome. Il vincitore del singolo maschile riceve un trofeo d’argento dorato, la vincitrice femminile un vassoio d’argento. Dal 2007 il torneo di Wimbledon (unico torneo del Grande Slam) prevede un montepremi uguale per il torneo sia maschile sia femminile. Tra i tennisti che hanno vinto più volte ci sono Pete Sampras (7 volte), Bjorn Borg (5), John McEnroe e Boris Becker (3 volte a testa). Ma lo svizzero Federer ha già eguagliato il primato dello svedese e di certo porterà a casa altri record… Per la categoria femminile la russa Navratilova svetta con ben 9 vittorie (poco sotto, negli anni ‘30, la spettacolare Helen Wills Moody), mentre la tedesca Steffi, oggi moglie di un altro mito del tennis come André Agassi, riportò in carriera 7 vittorie. La statuaria Venus Williams è ferma a 5 mentre la “mitologica” Billie Jean King negli anni ‘60 vinse 6 volte. I vincitori più giovani? Becker aveva 17 anni e 227 giorni, Martina Hingis (doppio femminile nel 1996) meno di 16. Ma ce ne sono stati anche di piuttosto stagionati: Gore, vittorioso nel 1909 nel singolare maschile, aveva 41 anni e 182 giorni, nel doppio misto la Navratilova nel 2003 quasi 47! La nazione più vincente, sia per gli uomini sia per le donne, è sempre stata gli Stati Uniti.

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