In medio stat virtus: quanto piace l’auto ibrida

Mentre le elettriche nude e pure non se la passano troppo bene, le vetture che hanno fatto del compromesso il proprio punto di forza vanno a gonfie vele. E anche i costruttori che pensavano di poterne fare a meno stanno ampliando la gamma in tal senso

Sostituire definitivamente gli ottani con gli elettroni? Fino all’altro ieri era solo un sogno, oggi è quasi un incubo per chi ci ha creduto fino in fondo. Provate a chiedere come ha dormito stanotte a uno qualsiasi dei top manager della Fisker, la casa automobilistica californiana che ha lanciato tra grandi strombazzi la Karma, un’auto elettrica supersportiva capace di superare i 200 all’ora: tanti dollari per portarsela a casa (circa 108 mila), ma così pochi clienti da convincere il governo statunitense ad azzerare la concessione all’azienda di un finanziamento agevolato da 529 milioni di dollari. Il fatto che una Karma si sia irrimediabilmente svampata prima ancora di poter iniziare un test del seguitissimo sito Consumer Reports non ha certo migliorato la situazione ma, si sa, la fortuna aiuta spesso gli audaci ma quasi mai i visionari. Così non è andata meglio alla Better Place, con 850 milioni di dollari di buco, la multinazionale che voleva rivoluzionare la mobilità elettrica e risolvere il problema delle batterie, ha chiuso le attività in crisi anche la Chevrolet Volt, vettura che viaggia in elettrico al 100%, che costa 40 mila dollari e usa come caricabatterie incorporato un motore a benzina da ben 1.398 centimetri cubi. Come dire che ci si porta dietro l’equivalente di una Panda per avere l’autonomia che una Panda, quella vera, già assicurerebbe a bassi costi. Un’idea molto bizzarra cui hanno fatalmente fatto riscontro vendite lacrimevoli. Flop come questi indicano una verità assoluta: l’elettrico duro e puro in campo automobilistico rappresenta ancora una nicchia per pochi, venduta per di più a carissimo prezzo. In verità qualche raggio di sole si vede all’orizzonte: Renault, per esempio, ha superato le 10 mila consegne della sua furgonetta Kangoo Z.E. elettrica; Twizy, lo scooter elettrico a quattro ruotine con due posti in tandem, comincia a vedersi zigzagare nei centri storici e nelle Ztl delle grandi metropoli europee; Nissan Leaf, la compatta elettrica costruita in Giappone, ha superato il traguardo delle 50 mila unità acquistate in tutto il mondo; Tesla Model S, una specie di Maserati Quattroporte elettrica, è in cima ai desideri di tantissimi automobilisti californiani. Eppure qualche costruttore ha tirato le somme e ha deciso che benzina, gasolio, Gpl e metano sono e saranno ancora per un paio di decine d’anni i pilastri dell’autotrazione. Altri, invece, hanno capito che, come sempre, le vie di mezzo nel mondo della logica sono un’arma vincente. E allora ecco esplodere il mercato delle ibride: tante ricette diverse, un risultato comune nella drastica riduzione delle emissioni di CO2, che giova al pianeta, e dei consumi, che rende felici tasche e portafogli. Senza peraltro tralasciare il piacere della guida.

A proposito di ibride dal carattere forte, con un po’ di pazienza (esordirà nel 2014) si potrà guidare l’Audi A3 Sportback E-Tron. Ecco i suoi numeri: 222 all’ora, 7,6 secondi per portare a termine la più classica prova di accelerazione ma, soprattutto, circa 65 chilometri con un litro e emissioni da record (35 grammi di CO2 per chilometro). Se si aggiunge un’autonomia di circa 940 chilometri, c’è quasi da gridare al miracolo. A un prezzo che, oltretutto, non dovrebbe essere stratosferico: nei corridoi della casa dei quattro cerchi si parla di una cifra prossima ai 38 mila euro. Tra le novità formato small spicca la Honda Jazz: il propulsore a benzina ha una cilindrata di 1,3 litri e una potenza di 88 cv ed è accoppiato in parallelo a un piccolo motore elettrico da 14 cavalli inserito tra il motore stesso e il cambio Cvt a sette rapporti. La piccola dai fari a mandorla conserva un temperamento sportivo, accelera ai semafori con grinta d’altri tempi (12,6 secondi per passare da zero a 100 all’ora) e, soprattutto, sfonda con disinvoltura il muro dei 20 chilometri con un litro. Il tutto a 19 mila euro per la versione comfort, non pochi ma bisogna ricordare che ha di serie una lista di accessori lunga come il collo di una giraffa. Se, a questo punto, state per impegnare il motore di ricerca per capire che cosa diventino i 19 mila euro ritoccati in base agli incentivi risparmiate la fatica: le agevolazioni previste per quest’anno sono già state bruciate tutte. Sono quindi da considerarsi un prezzo del tutto effettivo anche i 23 mila euro richiesti dalla Toyota per la Auris Eco (lanciata in Italia, pensando agli incentivi, a meno di 18 mila euro), una berlina che emette solo 84 grammi di CO2 al chilometro e, se guidata con il classico uovo sotto il pedale dell’acceleratore, percorre qualcosa in più di 27 chilometri con un litro grazie anche a una lunga serie di affinamenti aerodinamici. Ed ecco la dimostrazione circolante che la logica dei numeri premia sempre anche in campo automobilistico: i volumi di vendita delle Auris ibride sono cresciuti del 69% nel primo trimestre di quest’anno. Anche perché questa vettura ha un motore tradizionale da 1,8 litri che le conferisce all’occorrenza un carattere piuttosto pepato. Bastano infatti 10,9 secondi per arrivare a quota 100 all’ora.

Chi non si fosse ancora fatto una ragione del fallimento della Karma e di altre pretenziose “full electric” è servito dall’inesorabile legge delle cifre. Una legge che dimostra come perfino un macchinone come la Lexus Is (37.500 euro), ora disponibile solo in versione ibrida, possa viaggiare a testa alta nel centro delle città senza far alzare neanche un sopracciglio all’ambientalista più scatenato. Sì, perché il motore a benzina è un 2,5 litri, niente a che vedere con gli anabolizzati propulsori di altri Suv, che eroga 181 cavalli, che vanno sommati, non proprio aritmeticamente, ai 143 frutto del lavoro delle batterie. Le emissioni, però, sono sotto quota 100 g/km e la percorrenza media è di 25 chilometri con un litro. E che dire della Range Rover Sport ibrida che arriverà a fine anno? Un tempo sinonimo di ostentazione, oggi aspira alla patente di vettura compatibile con l’ambiente e con l’occhio sociale, reso più severo e selettivo dalla crisi. La Range Hybrid, in veste di prototipo, consumava 3,3 litri/100 km, emettendo 89 g/km di CO2, e percorreva 32 km in modalità elettrica a emissioni zero. Calcolando che la nuova Range Rover Sport è dimagrita di 420 Kg rispetto al prototipo e utilizza una meccanica più efficiente, si possono tranquillamente ipotizzare emissioni e consumi ancora più bassi. Ma adesso alzi la mano chi avrebbe pensato solo pochi anni fa a una Bmw che strizza l’occhio al green power. Le mani sono poche, la vettura che le smentisce concretissima: è la Serie 3 ActiveHybrid, con due motori, otto marce, 340 cavalli e un prezzo non proprio popolare, fissato a quota 55.700 euro. In cambio, gli ingegneri della casa tedesca hanno spremuto il massimo dalle loro sinapsi. In modalità puramente elettrica si percorrono anche quattro chilometri nel silenzio più assoluto. Se, poi, si decide di andare di fretta, ecco il carattere tipico delle Bmw: il tachimetro può raggiungere quota 100 con partenza da fermo in 5,3 secondi. Naturalmente c’è un contraltare: l’ibrida in salsa bavarese arriva solo a sfiorare i 17 km/l nelle dichiarazioni del costruttore. Ma tant’è: da quando le auto hanno quattro ruote a maggiori prestazioni corrispondono consumi superiori, indipendentemente dalle alchimie tecnologiche.

Detto questo, chi ha in piede pesante ma vuole comunque un’ibrida trova nella Serie 3 l’anima gemella che lo accompagnerà nelle scorribande sulle ultime strade spot style esistenti sul pianeta. Un piatto che sta diventando sempre più ricco, insomma, quello delle ibride. Piatto che aspetta con trepidazione di colorarsi in bianco, rosso e verde e, per ora, indossa la croce gialla su fondo blu della svedese Volvo, che conta di passare a costruire (dalle 7 mila del 2013) nel 2014 almeno 10 mila esemplari della sua V60 Plug-in, che può viaggiare spinta dall’elettricità fino a 50 chilometri e, nell’uso medio, fa 55 chilometri con un litro di gasolio. Già, il gasolio. Quasi un uovo di Colombo, perché da sempre fa più chilometri della benzina a parità di vettura. Accostarlo ai propulsori elettrici fino a pochi anni fa era complicato dal punto di vista tecnologico, oggi è una nuova straordinaria opportunità. Colta, tra le altre, dalla francese Citroën e dalla sua Ds5 che ha quattro ruote motrici, 200 cavalli (costa da 38.300 euro) ed emissioni di CO2 al di sotto della soglia psicologica dei 100 grammi per chilometro. Infine la Mercedes. Se la casa della stella a tre punte ha deciso di infilare un motore elettrico nella sua berlina di punta, quella della Classe E, vuol dire che la convivenza tra ottani ed elettroni è veramente la nuova frontiera. Quasi 23 chilometri con un litro sono un traguardo che gli habitué di Stoccarda neanche si sognavano e i tempi in cui gli abbienti non si curavano del conto del benzinaio sono passati. Al punto che i progettisti hanno previsto anche la possibilità di inserire la funzione di veleggiamento: se si viaggia in settima su continui saliscendi, si aziona il paddle destro come se si volesse inserire un’ottava che non c’é. A quel punto il motore si spegne e si viaggia a ruota libera, ma con tutti i sistemi di bordo in piena efficienza. Fino a quando l’otto volante stradale continua la Classe E macina chilometri assolutamente gratis. Già, ma dove si trovano strade simili? Per esempio in California. Sì, proprio nella patria della Karma che troppo voleva e nulla ha stretto.

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