Per apprezzare le mille sfumature dei grandi vini l’aereo non sembrerebbe certo l’ambiente ideale, ma chi ha detto che chi si trova a percorrere ogni anno molte miglia chiuso in una cabina a 10 mila metri di quota debba rinunciare al piacere di concedersi un buon calice? L’importante è scegliere bene tra le etichette oggi disponibili in cabina. Bisogna infatti tenere presente che, per forza di cose, una bottiglia che viaggia riceve una serie di sollecitazioni fisiche notevoli, che in qualche modo ne alterano la struttura, a maggior ragione se si tratta di vini artigianali. Dobbiamo quindi mettere in conto che viaggiando si possono trovare eccellenze, ma non tante piccole chicche come in enoteca. Ma se andiamo nel campo dei grandi Chateau Bordolesi, dei negociant più attenti di Borgogna e dai produttori di Champagne più scafati non ci potremmo mai lamentare, specie in business e first class. Pescando nelle etichette disponibili su Cathay Pacific, per l’Italia tengono alta la bandiera il Castello di Gabbiano con l’Igt l’Alleanza, succulento blend di Merlot e Sangiovese e il Chianti Classico Clemente VII di Castelli del Grevepesa, un affidabile sangiovese con saldi di altre uve a creare un vino leggermente più morbido della media della denominazione e, quindi, più adatto al consumo in volo. Passando a un’altra compagnia molto in auge negli ultimi anni, Emirates, ecco che troviamo nella lista Oreno di Tenuta SettePonti, un podere appartenuto alla famiglia Savoia e ora in mano ad Antonio Moretti, conosciuto imprenditore della moda. Presente su alcune tratte anche il Brunello di Montalcino Pian delle Vigne di Antinori con la freschezza del Sangiovese ma anche una certa morbidezza e intensità di tannino e gusto che lo rendono ottimo in aereo. Tra i bianchi, il Belpaese è ben rappresentato dal Braide Alte di Livon, un vino che sa essere mix irresistibile di Picolit, Chardonnay, Sauvignon e Moscato, dolce e tropicale al naso ma sapido e scattante in bocca che rinfresca un palato un poco caldo e molto ricco, ideale su totani e pesce all’acqua pazza nonché passepartout per molte situazioni di viaggio in cui vogliamo pienezza di gusto senza appesantirci. Un altro bianco di grande livello è presente sui voli intercontinentali della British Airways: il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc 2010 di Stefano Antonucci, che rappresenta la modernità e l’alta qualità del nostro comparto enoico, essendo un vino minerale, completo e sorprendente per freschezza e persistenza, specie se lasciato qualche anno in bottiglia, come in questo caso. Le nostre bollicine sono poi ben rappresentate su Air Dolomiti da ormai cinque anni da uno dei migliori prosecchi, quello di Adami. Quest’anno in particolare trovate “in carta” il Col Credas, l’ultimo nato e già Tre Bicchieri del Gambero Rosso, un raffinato cru (a Conegliano si parla di “Rive”) che dà un gusto minerale intenso ma soffuso che rende il bicchiere davvero particolare e unico.Per la United Airlines i vini sono selezionati da Doug Frost, Master Sommelier e Master of Wine, e troviamo in mezzo a tanta Francia e nuovo mondo (Australia, Nuova Zelanda ma anche Argentina e Cile) l’ottimo Barbera d’Alba 2009 di G.D. Vajra (ideale in volo perché molto intenso di gusto e fresco, ma non troppo tannico) e il Lumo Pinot Grigio 2011 Venezie Igt Colterenzio. Tra gli champagne alcune etichette che troviamo anche altrove, tutte di stile molto corposo e intenso al palato, ovvero Philipponnat Réserve Millésimée 2005 Champagne, Henriot Brut 2007 Champagne e Nicolas Feuillatte Brut 2008. Ma ovviamente la selezione più completa è quella di Alitalia con selezioni regionali puntuali e molto variegate, come quella in abbinamento al menu toscano con i vini del Conte Guicciardini, il Passito di Montefalco Semele di Cesarini Sartori, il Chianti Classico di Brolio del Barone Ricasoli fino alle bollicine dell’anno per il Gambero Rosso: l’Alta Langa di Enrico Serafino, un vino davvero prodigioso per ritmo e saporosità agrumata, arricchita da una spezia fine e un croccante sottofondo di nocciole, bocca rossa di lamponi e zenzero con un finale profondo e dissetante ideale per il relax sulle nuvole.COME CAMBIA IL VINO AD ALTA QUOTA. Parlando con Juel Mahoney, Fine Wine Marketing Manager a Bibendum Wine a Londra, nonché consulente per una importante compagnia aerea e blogger autrice di Wine Woman & Song, si scopre che, in effetti, l’altitudine, la pressione e la qualità dell’aria cambiano la percezione del vino, facendolo sentire meno fruttato e amplificando l’effetto dell’alcol. In questo senso, un vino come il nostro Prosecco è riuscito in breve tempo a diventare uno dei preferiti sparkling a bordo, perché ha una nota fruttata molto spiccata, basso di alcol e viene prodotto nelle quantità sufficienti per poter rifornire efficacemente una flotta di aerei. In generale, quindi, i nettari che hanno successo ad alta quota sono quelli molto fruttati. Dato però che la reperibilità di questi in certi numeri e a prezzi interessanti è molto scarsa, cercate di bere bianchi su compagnie aeree low cost e rossi su compagnie più grandi. Recentemente Mahoney è stata inoltre giudice di un concorso dedicato proprio ai vini serviti su compagnie aeree low cost (o comunque non in business o first class) e i risultati sono stati interessanti, con la vittoria di EasyJet tra i bianchi con Louis Mondeville Cotes de Gasgogne (France) e di British Airways per i rossi con Argento, un fruttatissimo Malbec dall’Argentina. Buoni piazzamenti anche per Emirates, Virgin, Sas e Air France con prodotti francesi, cileni e australiani.
Insomma, se è vero che il gusto in volo cambia, è altrettanto vero che le compagnie lo hanno imparato. Perciò non abbiate paura di ordinare in quota!
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