Ancora oggi nel costo dei tasting internazionali si sente dire troppo spesso che non esistono grandi vini bianchi italiani. Niente di più falso. L’Italia possiede un patrimonio ricco di etichette capaci di evolvere nel tempo, con carattere distintivo e forte identità territoriale. Se il Trebbiano di Valentini in Abruzzo rappresenta l’eccellenza più riconosciuta tra gli appassionati, esistono almeno altre cento realtà che meritano attenzione per la loro capacità di sfidare il tempo. Scopriamone alcune.
Il viaggio inizia in Alto Adige con il Tramin Troy 2021, proveniente da tre vigneti situati tra i 500 e 550 metri di altitudine, vera eccellenza della regione. Note affumicate, pinoli, mandorle e agrumi creano un profilo olfattivo complesso, mentre al palato si rivela raffinato e ricco, con eleganti tocchi tostati. In Val d’Aosta troviamo Grosjean e la sua petite arvine, varietà tradizionale, originale del Vallese al suo apice nel singola vigna Rovettaz, dove ha una maturazione lentissima.
Il Piemonte meridionale si sta affermando come una delle zone emergenti più interessanti per i bianchi italiani. Il Derthona Vigneti Repetto Origo rivela il potenziale del Timorasso, con note di pesca di Volpedo, sale, agrumi e zenzero, un vino che bilancia energia nordica e mediterranea. In Valtellina, terra di terrazzamenti eroici, il Ca’ Brione 2020 di Nino Negri sorprende per la sua unicità. Un blend rarissimo di Chardonnay, Sauvignon, Incrocio Manzoni e Nebbiolo vinificato in bianco, offre note di susina bianca, canfora, pepe e ribes bianco. Salino e ritmato, ha bisogno di almeno tre-quattro anni in bottiglia per esprimere il suo potenziale.
Nelle Marche, il Villa Bucci Riserva si erge come faro di un territorio dove vino e pasta nascono insieme. Coltivato tra i 300 e 350 metri su suoli calcarei e argillosi, mostra un’evoluzione lentissima negli anni successivi al suo rilascio. Talco, senape, canfora, anice e resine compongono un quadro olfattivo ancora sorprendentemente luminoso a 15 anni dalla vendemmia. Nel Lazio, il leggendario Fiorano Bianco 2016 conferma la sua reputazione con un profilo dove melograno, fragola appena matura, note fumé e sentori di ostrica incontrano ginestra e sakè. Il Viognier esprime appieno il suo potenziale di frutta matura, mentre il Grechetto porta alla luce il carattere quasi vulcanico della pozzolana.
In Campania, il San Salvatore Pian di Stio Paestum Fiano dimostra come una zona relativamente nuova possa produrre bianchi di carattere. Croccante e salino, con note di camomilla, ribes bianco e finocchietto, evolve abbandonando i toni tropicali giovanili per rivelare la sua vera essenza elegante. In Sicilia, l’Etna Bianco 2020 Donnafugata sprigiona mandorle, finocchio e senape, con un sorso asciutto, croccante e sapido che promette un potenziale evolutivo eccezionale.
Nella parte più occidentale dell’isola, il Fina Grillo Riserva Stagnone sorprende per la sua complessità. Questo vino non filtrato bilancia perfettamente la sapidità marina con una nota tannica amarognola che contrasta ogni eccesso di dolcezza. Infine, dalla Sardegna, il Migiu Le Anfore di Elena Casadei chiude questo viaggio con il suo colore dorato ambrato.
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