Se vi passasse per la testa di acquistare un’auto elettrica preparatevi: amici, parenti e conoscenti dipingeranno un quadro a tinte fosche, con sinistre pennellate fatte di colonnine di ricarica rare come i panda in Cina, stop forzati in mezzo alla strada e prestazioni della vettura gravemente handicappate nei confronti di quelle alimentate a benzina, gasolio, Gpl e perfino metano. In questo pessimismo c’è del vero, intendiamoci, ma ci sono segnali confortanti che indicano l’imminente discesa in campo della Generazione E, quella composta da “nativi elettrici”, da ragazzi abituati a convivere con l’offerta di modelli che hanno solo watt nei serbatoi.
Così i luoghi comuni cominciano a saltare come tappi di champagne. Prendiamo le prestazioni: quando, lo scorso 14 aprile, più di 50 mila persone si sono assiepate a Roma per assistere a un combattutissimo gran premio a emissioni zero, successo bissato 15 giorni dopo a Parigi, a darsi battaglia sono state monoposto molto muscolari, che si sono affrontate in una tenzone aspra e imprevedibile. Alla fine ha vinto la Ds Virgin Racing guidata dal pilota britannico Sam Bird, in grado di passare da zero a 100 all’ora nel soffio di 2,8 secondi e di raggiungere una velocità di punta di 280 km/h. E l’evento è stato uno spot straordinario per la tecnologia del futuro, a maggior ragione perché a rendere imprevedibili gli esiti di queste gare sono i consumi di elettricità: chi ha scialato esagerando con quello che una volta era il pedale del gas alla fine resta quasi a secco e deve rallentare. Un’esortazione a essere delle formiche piuttosto che delle cicale, insomma, particolarmente utile nell’era delle carte di debito…
Sulla scia dei successi raccolti in giro per il mondo dalla Formula E, poi, sono sorti campionati locali come l’italiano Green Endurance, sei gare in cui le strategie energetiche sono quelle che fanno la differenza, o il nuovo monomarca riservato alle Smart frutto della creatività di Agostino Castagnaro, manager di Lpd Italia, e Massimo Arduini, pure lui manager di Lpd Italia e pilota ex campione italiano di velocità turismo e del coraggio di Mercedes-Benz (vedi l’intervista correlata).
«Solo una facciata, sulle strade di tutti i giorni è tutta un’altra storia», dicono i detrattori. «Ma sono rimasti indietro, poveretti, non si sono accorti, per esempio, del fatto che nelle concessionarie Jaguar si può acquistare già oggi la I-Pace», spiega Jan Callum, l’uomo dello stile Jaguar che l’ha disegnata, un Suv da 400 cavalli, con un’autonomia di 480 km a meno di 80 mila euro; mentre la Tesla Model S di purosangue a emissioni zero ne ha fino a 610, alla faccia di chi crede ancora che si debba per forza bruciare un derivato del petrolio per andare forte.
Già, ma l’autonomia? La già citata Model S assicura di poter fare 600 chilometri con una sola ricarica da 40 euro. Certo, non è per tutti, costa più di 110 mila euro, ma si può ripiegare sulla Renault Zoe (da 31.300 euro), che grazie alla nuova batteria da 41 kWh arriverebbe a percorrere fino a 400 chilometri con un pieno da 16,4 euro (0,041 euro per km) sulle strade del Paese dei Balocchi, ma comunque nella vita di tutti i giorni i suoi bei 300 chilometri riesce a farli, tallonata dalla Volkswagen e-Golf, che vanta un costo chilometrico di 0,048 euro per km. E se si vogliono risparmiare otto centesimi ogni mille metri ecco la Hyundai Ioniq, 120 cv, listino da 37.150 euro e 280 chilometri di autonomia dichiarati.
L’elenco potrebbe continuare con la Nissan Leaf, la Kia Soul Ev, la Bmw i3 e la Mercedes Classe B Electric Drive che riempie le batterie con poco più di 11 euro per un costo chilometrico di 0,056 euro al chilometro, limite irraggiungibile per le portabandiera della Stella a tre punte che vanno a combustibili fossili. E siccome quelli della Generazione E i conti li sanno fare, i nostalgici di bielle e pistoni possono rassegnarsi, il futuro elettrico è tutt’altro che remoto. Resta, però, il fatto che la probabilità di trovare un punto pubblico di ricarica in quasi tutta Italia è quasi pari a quella di ottenere un appuntamento a cena con Monica Bellucci.
– IN ITALIA L’AUTO ELETTRICA PASSA DALL’ALTO ADIGE –
Se vivessimo in Norvegia non ci sarebbe problema, troveremmo una colonnina sempre a tiro grazie alla decisione del governo locale di ostacolare la sopravvivenza delle motorizzazioni classiche. Ma qui in Italia? Prima che i tradizionalisti a quattro ruote rialzino la testa e intonino un prematuro de profundis per il green applicato ai motori, sentite cosa dichiara Francesco Venturini, direttore di Enel X, nuova divisione globale per i servizi digitali del principale gestore energetico italiano: «Ciascun lampione sarà trasformato in un punto di ricarica per le elettriche, il nostro obiettivo è vedere ogni auto parcheggiata con la spina attaccata e non solo per ricaricarsi, ma anche per dare energia alla rete in caso di necessità». Un plus nello zaino della nuova Nissan Leaf, che una volta fatto il pieno di watt può raggiungere la baita di campagna e trasformarsi in un generatore per dare elettricità alla casa. Capito? Gli innovatori hanno trovato l’uovo di Colombo e anche un modo per far risparmiare la P.A.. «Applicheremo ai lampioni sensori di movimento in grado di percepire l’arrivo di pedoni e automobili», afferma Venturini. «Il principio è quello della sana gestione domestica, che fa spegnere le luci quando non servono. L’idea è quella di dare un’illuminazione forte alla strada quando qualcuno la percorre, ma attenuarla quando è deserta». I punti luce pubblici potranno poi supportare telecamere di sicurezza, diffondere il segnale Wi-Fi e monitorare lo stato del traffico. Ma, dettaglio non da poco, dovranno essere tutti collegati a una rete in fibra ottica. Quanto ci vorrà? I vertici di Enel X sono ottimisti, ma noi nel frattempo aspettiamo ancora di vedere le prime colonnine negli Autogrill. Che dire? Solo un’esortazione: fate presto se non volete vedere la Generazione E scendere in strada al grido di «attaccateci al palo!».