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Audi e la mobilità sostenibile: concretezza + coerenza

È l’approccio della casa dei quattro anelli che – come spiega il direttore per l’Italia Fabrizio Longo – deve coniugare in chiave emozionale sostenibilità e innovazione tecnologica. Ecco come

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Al timone di Audi Italia dal 2013, una laurea in Scienze politiche conseguita alla Luiss di Roma, Fabrizio Longo ha vissuto in prima persona la rivoluzione epocale che traghetterà il mondo dell’auto fino all’Empireo delle emissioni zero. «Senza perdere neppure un grammo sotto i profili del design, del piacere di guida e della sportività», ci tiene a sottolineare, «perché la nostra visione e interpretazione della mobilità, attuale e futura, è avvolgente e capace di coniugare in chiave emozionale la sostenibilità e l’innovazione tecnologica. Per realizzare questa unione, però, occorrono molta concretezza e, soprattutto, coerenza».

Vuole dire che altri marchi sbandierano l’elettrificazione solo per gratificare l’occhio sociale adesso che i temi ecologici vanno di moda?Intendo solo dire che la nostra visione sulla mobilità sostenibile non si concentra unicamente sul prodotto, ma investe tutta la filiera produttiva, dall’utilizzo di fonti rinnovabili al riutilizzo di materie prime fino al riciclo delle batterie con l’obiettivo di rendere il processo carbon free. Dal 2018, ogni nostra vettura elettrica immessa sul mercato segue questo processo ed entro tre anni l’approccio verrà esteso a ogni auto prodotta, che sia elettrica, ibrida o ad alimentazione endotermica. Parliamo di una trasformazione che non si può improvvisare e su cui abbiamo investito risorse senza precedenti.

È una rivoluzione copernicana…Qualcosa che non ha eguali nella storia dell’automobile e non si limita alla produzione, ma investe il mondo dei servizi e della vendita. Pensi all’acquisto e all’attivazione di funzionalità che è ora possibile effettuare a bordo della propria vettura in un momento successivo all’acquisto, o ai servizi disponibili oggi online, capaci di ridisegnare l’esperienza del cliente e rafforzandone la vicinanza al brand.

Questa intervista è tratta da “E-Mobility 2022 – A ciascuno la sua” , inserto di Business People dedicato alla mobilità sostenibile. Puoi leggere l’intero inserto sul numero di ottobre, disponibile in edicola e in versione digitale

Le tradizionali concessionarie hanno ancora ragione di esistere?Il supporto costante al cliente resta e resterà fondamentale, in particolare in una fase come questa, in cui la crescente innovazione tecnologica deve essere illustrata nel modo più completo e al tempo stesso mirato possibile per poter far apprezzare e vivere la concretezza di sistemi a bordo che ci restituiscono una nuova dimensione in termini di comfort, sicurezza, connettività e recupero del tempo.

Tutto fa pensare che chiuderete anche il 2022 come leader tra i marchi di alta gamma. Qual è la chiave del successo?Un’identità molto definita che unisce in un’alchimia unica valori automobilistici quali design, innovazione tecnologica, prestazioni e valori legati alla nostra strategia di comunicazione. È iniziato tutto 40 anni fa con il lancio della prima “quattro” a trazione integrale, un punto di svolta non solo per Audi ma per l’intero settore. Abbiamo nel Dna l’essere all’avanguardia tecnologica e il fatto di svilupparla utilizzando le competizioni sportive come banco di prova. Il primo motore elettrico-Diesel a vincere la 24 Ore di Le Mans o la partecipazione alla Dakar con un modello elettrificato per la prima volta in assoluto rappresentano meglio di molte parole la nostra filosofia.

E come state allineando il design alla nuova era dell’elettrico?Partendo da un nuovo approccio: nei nostri centri stile i modelli futuri sono progettati partendo dagli interni e solo in un secondo tempo vengono sviluppati gli esterni. È un processo diametralmente opposto a quello tradizionale e comprende nuove conoscenze e coinvolge nuove figure professionali. Anche questo rappresenta, assieme all’approccio carbon neutral alla produzione, un’autentica rivoluzione.

Quali sono le differenze più macroscopiche tra la produzione di ieri e quella dell’era elettrica?Sulle linee di assemblaggio delle vetture serve meno manodopera perché i veicoli elettrici sono apparentemente meno complessi di quelli con i motori termici. Ma, dietro le linee, servono in compenso risorse specializzate nello sviluppo delle elettroniche, delle batterie, delle architetture digitali. È proprio per questo motivo che la riqualificazione è diventata un’arma strategica per chi vuole fare innovazione industriale. Audi sta realizzando una catena del valore resiliente, agile e flessibile intervenendo sull’intero sistema produttivo attraverso “isole di produzione” indipendenti dal ciclo e dalle tempistiche di linea, così da adattarsi alla variabilità dei prodotti e della domanda, minimizzare il fabbisogno energetico e gestire efficientemente i carichi di lavoro.

I vostri fornitori sono in grado di reggere il ritmo di un simile cambiamento?Non c’è dubbio che la sfida sia difficile per l’intera filiera, ma è anche vero che la transizione verso l’elettrico allarga la platea dei fornitori coinvolgendo settori che prima non avevano nessun contatto con il mondo dell’automobile come la cibernetica, l’aerospaziale, il medicale. Con un collante straordinario rappresentato dalle applicazioni di intelligenza artificiale.

A proposito di intelligenza artificiale, quando l’introduzione della guida autonoma diventerà una possibilità concreta?Con Audi A8, siamo stati i primi a introdurre sul mercato una vettura di serie predisposta per la guida autonoma di livello tre, sui cinque livelli classificati oggi. Per andare oltre si rende necessario aggiornare le infrastrutture e mettere a punto norme che disciplinino la guida autonoma sotto gli aspetti assicurativi e legali. In Audi stiamo facendo la nostra parte e riteniamo di poter lanciare tra circa cinque anni le prime applicazioni di guida autonoma di livello quattro. Ma sulle Audi di oggi è già possibile vivere e percepire lo straordinario vantaggio concesso dai più moderni sistemi di guida assistita e predittiva.

La digitalizzazione incide senza dubbio in positivo sulla sicurezza. Qual è, sotto questo profilo, il vostro stato dell’arte?Più dell’80% delle nostre vetture è equipaggiato con sistemi di protezione di carattere predittivo come primo equipaggiamento. La democratizzazione tecnologica Audi consiste proprio nel mettere a disposizione in maniera trasversale queste soluzioni, già a partire dall’entry level.

Siamo tutti d’accordo: Audi ha fatto, sta facendo e continuerà a fare ottime auto. Ma negli anni 20 del XXI secolo questo fatto, da solo, non basta più…È assolutamente vero. Oggi risulta decisiva anche la qualità dei servizi post-vendita per valorizzare il contatto con il cliente e dare qualità al suo tempo. Qualche esempio? Mentre la sua auto viene sottoposta a un intervento di manutenzione o riparazione il cliente può seguire in tempo reale i lavori con il proprio device e, se lo ritiene opportuno, interagire con i nostri addetti. Mentre chi ha in programma un viaggio può sfruttare il tempo della sua assenza parcheggiando la sua Audi in aeroporto e lasciando le chiavi in un apposito locker, per poi ritrovarla al rientro con tutti i lavori effettuati. Ma c’è di più, lo accennavamo prima: oggi si possono noleggiare equipaggiamenti per la sicurezza o l’intrattenimento per il tempo che si ritiene opportuno in ossequio al principio del pay per use con l’attivazione che viene fatta da remoto senza bisogno di recarsi fisicamente in officina.

Sono sempre più numerosi i giovani che voltano le spalle alle auto e preferiscono metodi alternativi per i loro spostamenti. La cosa la preoccupa?No, a patto che si comprendano alcuni aspetti, perché le nuove generazioni si stanno ponendo in un assetto differente nell’interpretare la mobilità. Avvertono e vivono il significato di libertà e connessione sociale insito nell’auto, ma prediligono l’uso al possesso e per loro è decisivo che vengano rispettate tre componenti: la sostenibilità ambientale, la sicurezza, la connettività in senso esteso. Quindi se vogliamo conquistarli non possiamo fare a meno di rispettare o, meglio, anticipare le loro aspettative.

Un’ultima domanda. Perché le Audi piacciono così tanto agli italiani?Perché emozionano attraverso il design, le prestazioni, la tecnologia, sono supportate da una rete di professionisti di altissima qualità. E grazie a questi elementi, rappresentano un valore nel tempo. E questo diventa, mai come in questi tempi, un fattore chiave nella scelta del proprio investimento in mobilità.

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Direttore di Audi Italia dal 2013, Fabrizio Longo ha alle spalle una lunga carriera nel settore automotive. Dal 1987 ha ricoperto diversi incarichi all’interno di Fiat Auto, per poi lavorare in Aprilia, Toyota, Bmw e Hyundai Motor Company