Il vino più venduto e apprezzato nel mondo – nonché il più famoso, ricercato e talmente stabile nel suo valore da essere a base di un indice di rivalutazione borsistico nel tempo (il Liv-Ex di Londra) – è quasi sempre e solo vino francese. Parliamo del celeberrimo Bordeaux, i rossi a base cabernet e merlot, le bluechip del vino mondiale che nascono in Aquitania, terrazza nel sud della Francia con vista Atlantico. Il Bordeaux è il primo vino ad assurgere allo status di bene d’investimento e il primo cui tuttora si rivolgono i nuovi ricchi (dovunque nascano) per diversificare i loro investimenti e accrescere il loro status sociale. Non sono certo stati i francesi i primi a produrre vino e neanche a farlo di qualità, ma sono stati i primi a rendersi conto che per venderlo occorreva orientare i consumatori e gli investitori con una classificazione fissa e chiara su quali fossero i valori del vino prodotto nelle campagne intorno a Bordeaux appunto, e soprattutto quali fossero le proprietà (“tenuta” diremmo noi, “château” dicono loro) più affidabili che ogni anno riuscivano a spuntare i prezzi migliori alle aste. Nasce così la famosa classificazione del 1855 che suddivideva in cinque fasce di prezzo e qualità il Medoc, il cuore della produzione di Bordeaux. Si tratta di 16.400 ettari (15% del totale della superficie che produce vino venduto come “Bordeaux”) suddivisi in cinque sotto-zone per la riva sinistra della Garonna (il fiume che attraversa la città di Bordeaux e si getta dopo un largo estuario nell’Atlantico) ovvero Margaux, Pauillac, St Estephe, St Julien, Haut Medoc, prendendo in considerazione anche le Graves e Pessac- Leognan, zone a sud della città e suddividendo gli Château più meritevoli in una classifica dove le migliori aziende erano Premier Cru Classé fino alla Quinquieme Cru Classe. Semplice, lineare, facile da memorizzare e destinata in teoria a essere rivista (mentre in pratica è rimasta identica fino a oggi, se si eccettua la recente promozione di Château Mouton Rotschild nei Premiere Cru), dato che erano all’inizio solo Château Lafite-Rothschild e Château Latour a Pauillac, Château Haut-Brion a Pessac e Château Margaux nell’omonima località. Anche la cosiddetta riva destra di Bordeaux (zona St Emilion e Pomerol), operava una suddivisione simile, con Premieres grands crus classés “A” (inizialmente solo Château Ausone e Château Cheval Blanc) e Premieres grands crus classés “B”, e tutti gli altri (una decina) solo “Grands crus classés”.Il successo del Bordeaux deriva quasi interamente da questa chiarezza commerciale, mista alla forte impronta territoriale e alla capacità di concentrare l’attenzione di critici, giornalisti e operatori su poche aziende di livello altissimo. Quando invece il grosso di ciò che viene venduto come Bordeaux viene da tantissime altre aziende meno importanti che producono molto vino e di qualità inferiore, spuntando però buoni prezzi grazie allo sfruttamento del brand collettivo.
COME COMPRARE BENE
Acquistare una bottiglia di Bordeaux, e soprattutto pagarla il “giusto”, richiede tempismo e fonti di informazioni aggiornate. Come per ogni buon affare. Il meccanismo di valutazione delle annate e la loro commercializzazione sono complessi, ma è un rito ogni anno uguale a se stesso, quasi una liturgia, e basta familiarizzarci una volta per poter ogni anno portare a casa le bottiglie più interessanti e promettenti, soprattutto se si acquistano en primeur (ovvero uno o due anni prima dell’effettiva consegna a casa). È dura aspettare due anni per bere un grande vino, ma stiamo parlando di nettari spesso destinati a durare decenni, se non un secolo. In genere ci sono quattro “tranches” di prezzi: la prima è la meno cara, e i vini sono tutti disponibili. Man mano che si va avanti nel tempo, le bottiglie disponibili finiscono e i prezzi aumentano: per il 2011 siamo alla quarta e ultima fetta che durerà fino a fine maggio, quando poi uscirà la prima fetta dei 2012. Da quel momento in poi i 2011 spariranno dal listino e riappariranno solo quando saranno imbottigliati e consegnati. Disponibili per tutti, quindi, ma a un prezzo molto più alto (dal 30 al 50% in più).Al momento sono in vendita le ultime bottiglie di 2011, che saranno consegnate a partire da settembre 2013 e fino a marzo/aprile 2014, a seconda di quanto affinamento fanno in bottiglia (a stabilirlo è il maitre de chai per ogni Château). La consegna avviene a casa vostra tramite Millésima che vende (in casse da sei o 12) direttamente a privati, collezionisti, investitori o semplici appassionati che vogliano scoprire la magia del vino più famoso del mondo, oppure ai negociànt della città (come Cordier o Duclos), che poi le venderanno a ristoranti, enoteche e grossisti.
DIETRO LE QUINTE
A primavera di ogni anno (per il 2013 l’appuntamento è stato durante la seconda settimana di aprile) i giornalisti e i grandi compratori arrivano da tutto il mondo a Bordeaux, presso uno Château (a rotazione per ogni comune che ospita tutti i vini della denominazione) per l’assaggio preliminare. Terminata questa fase, cominciano a uscire punteggi e relazioni dei critici, e sulla base di questo gli Château fissano i prezzi per la vendita del loro vino. I vari negociant, nel momento in cui esce il prezzo di uno Château, decidono di comprare o meno a seconda delle assegnazioni che hanno ottenuto in base all’acquistato degli anni passati. In genere si può quasi sempre decidere di comprare di più mentre non è possibile acquistare di meno rispetto all’anno precedente, perché non si otterrebbe più alcuna assegnazione l’anno successivo.
I MIGLIORI ASSAGGI |
Châteaux Pichon Baron, Pichon Lalande (84 e 85 euro + iva)Châteaux Cos d’Estournel(115 euro + iva) ChâteauxEvangile(115 euro + iva)Figeac(83 euro + iva) Clos Fourtet (58,5 euro + iva) |
VENIAMO AL DUNQUE
I nostri migliori assaggi – anche in relazione al prezzo, di seguito espresso in euro – delle bottiglie per le varie zone sono stati per Margaux: Château Rauzan Segla (66 + iva), ampio e con tocchi di balsamico su mela e mirtillo dalla bocca molto equilibrata; Château Lascombes (49 + iva), intenso pepato con chiodi di garofano e vaniglia, note di carne grigliata, bocca stupenda e calibrata; Château Cantenac Brown (32.25 + iva), con pepe e mirtillo molto classici, bocca espressiva e soave, bella lunghezza; lo Château Palmer (194 + iva), molto scuro e imponente, ma grande frutto di mirtillo e lamponi, bocca impressionante per estratto e lunghezza; Château Prieure Lichine (32,50 + iva) con menta, lamponi in confettura e sandalo, originale dalla bocca sapida e cangiante; e infine Château Marquis de Terme (28,25 + iva), dal naso splendido di zenzero, terra e mela cotogna, coriandolo. A Saint Julien puntate su Château Leoville Poyferre (60,50 + iva), cupo, salmastro, minerale, ricco di mirtillo e pepe; Château Brandire Ducru (36,95 + iva), con un naso di sandalo e iodio, lampone in confettura, bocca freschissima che spinge bene su frut-to e balsamico; e la sorpresa Château Gloria (25,25 + iva) di mirtillo e rafano, cacao e pepe, con bocca esile, ma dalla discreta persistenza sapida. Nella zona forse più importante, Pauillac (dove si trovano i due vini più ricercati al mondo, Château Latour e Château Lafitte), andate sul sicuro con Château Pichon Baron (84 + iva), ricco, ferroso e potente, viola e menta, bocca muscolosa, finale bello e leggiadro, e il “gemello” Château Pichon Lalande (85 + iva), fine ma intenso e molto ricco, ribes in technicolor, resine nobili, bocca grintosa e passionale, tannino gigantesco per definizione e ricchezza. Sono poi notevoli anche lo Château Pontet Canet (78 + iva), sur maturo di caramello e confettura di bosco, ma di carattere, bocca corposa e bel finale di durone; lo Château Batailley (32 + iva), con note di verbena e lamponi, affumicato, bocca affilata e dal bel ritmo lungo il finale; lo Château Grand Puy Lacoste (44,5 + iva), balsamico e piccante, rafano e lampone, bocca piena e succosa; la coppia Château Lynch Bages, intenso e polposo, orzo e caramello, crauti e amarena, bocca decisa e potente e Château Lynch Moussas (25 + iva), di borotalco e zenzero, mirtillo e cotognata, tannino ricco ben estratto. Tra i fuoriclasse anche per prezzo suggeriamo lo Château Cos d’Estournel (115 + iva), distinto e signorile, amarena, liquirizia lavanda e mirra, bocca complessa e ricca, tannino preciso e promettente. Merita anche lo Château Montrose (82 + iva), di alloro e lamponi, cacao del Madagascar e sottobosco, bocca bella e tannino fitto. Sorprese da Pauillac: Château Les Ormes de Pez (21,75 + iva), esotico e cangiante, speziato e sapido, un susseguirsi di frutta e balsami, bocca fine e distinta con una bella energia. A questi livelli c’è anche lo Château Phelan Segur (25,5 + iva), di lavanda, senape, confettura di fragole, susina, cardamomo e pepe nero, tannino grandioso e sapido. Nella terra promessa del Merlot, Pomerol, sono ottimi lo Château Clinet (58,5 + iva), di carrube e amarena, pepe e mora, bocca di sostanza e concentrazione. Per gli amanti del genere c’è lo Château La Conseillante (82 + iva), molto scuro e ombroso, schivo e di caramello, peperone e mora di rovo, bocca fresca ed elegante. Lo Château Evangile (115 + iva) è verde, ma affascinante al naso, molto tostato, per una bocca che esplode. Ottimo affare lo Château De Sales (14,95 + iva), dolce e intenso, quasi balsamico: bocca massiccia, ma dalla trama interessante. Il comune del celebre Cheval Blanc, ovvero Saint Emilion, ha visto le grandi prestazioni dello Figeac (83 + iva), maschio e scuro, caramello e noci, bocca dalla trama intrigante, anche se con rigidità da affinare, e del Clos Fourtet (58,5 + iva), bizzarro e floreale, ampio e delicato, con classe cristallina. Citiamo anche lo Château Pavie Macquin (48 + iva), di viola e geranio, prugna e anice, molto mediterraneo, e lo Château Troplong Mondot (69,1 + iva), balsamico e floreale, lieve nota di gomma e carrube, bocca di grande materia e passione. Nelle Graves, verso Pessac e Léognan, andate sul sicuro con lo Château Carbonnieux, (21,75 + iva) cupo e ricco di mirtillo e tostature, e Domaine de Chevalier (33,9 + iva), sospeso ed elegante, bella materia, delicato e profondo. Lo Château Malartic Lagraviere (32 + iva) è intenso e deciso, dolce e affumicato, bocca sapida e lunghissima, mentre lo Château Pape Clemente (67 + iva) sa di peperone e mirtillo, cassis e menta, con una bocca fine ed elegante.
2011, ANNATA VARIABILE |
L’annata 2011 è stata definita “enigmatica”. Soprattutto perché ha avuto la sfortuna di giungere dopo le due “annate del secolo”, la 2009 e la 2010. Tuttavia questo le ha anche garantito il merito di aver riportato un poco i prezzi per terra. La parola d’ordine è stata variabilità: a partire dalle sottozone del Medoc e con molte difficoltà nelle Graves. La vendemmia ha riportato grandissimi rossi, ma un’enorme oscillazione di risultati e di stili, con la mano del vigneron a determinare di volta in volta se si sono fatti vini muscolosi e tannici oppure se si è esaltata la finezza e l’eleganza immediata (a discapito della longevità, che non arriva a più di 15-20 anni nei casi migliori). Annata calda, tra le più torride in assoluto, ma con un andamento che ha portato all’abbassamento anche di un 1% di alcool rispetto alle due stagioni precedenti. Per qualcuno il 2011 è un potenziale nuovo “1975”, ma in pochi l’hanno interpretato così, cercando di ottenere vini molto longevi. Dato il successo di 2009 e 2010, molti hanno dirottato verso uno stile più piacevole. Dove collochiamo questi 5.461 milioni di ettolitri di bordolese (-4% in quantità rispetto alla 2010), prodotti nel 2011? Hanno buone chance di arrivare a superare annate come il 2008, il 2006 e il 2001. E, considerati i prezzi mediamente più bassi del 20% rispetto al boom del 2010, potrebbe davvero essere il momento giusto per fare buoni affari. |