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Editoriale

I ministri e la moglie di Cesare

Fughiamo all’inizio ogni dubbio o incertezza: da italiano e da imprenditore sono stracontento che il Paese abbia finalmente un governo. Che venisse formato così in fretta, viste le ripicche interne tra alleati del fronte destra-centro, non era così scontato. Dopo di che, mi sento di fare delle osservazioni sulla sua composizione. È come quando assaggi un piatto e ti accorgi che c’è qualcosa di stonato: di un ingrediente ce n’è troppo, di uno troppo poco, un altro manca del tutto, mentre di un paio in particolare ne avresti fatto volentieri a meno. Ebbene, personalmente ritengo che in questo governo ci siano elementi che suonano come le classiche persone giuste al posto sbagliato. Non si tratta di una questione di capacità – almeno al momento, bisogna pur vederli all’opera… – bensì di opportunità.

Per esempio, non ritengo qualificante aver assegnato un dicastero come quello della Cultura a un giornalista, per quanto il suddetto vanti una carriera di tutto rispetto come GennaroSangiuliano; e questo non per Sangiuliano in sé, ma sono convinto che la valorizzazione dell’enorme e complesso patrimonio culturale del nostro Paese meriti un esperto che possa vantare un’articolata esperienza nella sua gestione. Riguardo a GuidoCrosetto, che da neo-ministro della Difesa ha rivelato di sua spontanea volontà di avere diverse partecipazioni nelle aziende e interessi nella Difesa e nell’Aerospazio, essendo stato fino a pochi giorni fa presidente dell’Aiad (la federazione confindustriale che cura gli interessi delle aziende dei due settori), mi chiedo: non si poteva proprio evitare un simile cortocircuito? C’è poi la classica ciliegina sulla torta: un’imprenditrice del mondo del turismo (proprietaria del Twiga con l’amico Briatore) come DanielaSantanchè è stata paracaduta – indovinate dove? – al ministero del Turismo, ovviamente. È come se un Berlusconi fosse diventato ministro delle Telecomunicazioni… Ma si può?

Di certo, questi ministri – e altri su cui non voglio qui dilungarmi oltre – saranno messi nelle condizioni di lavorare super partes, e sia la maggioranza che l’opposizione sapranno vigilare, ma mi sorge spontanea un’associazione a un modo di dire che viene dall’antichità, di quando Roma e l’Italia dettavano legge nel mondo. Ovvero che i politici, soprattutto quelli con le massime cariche istituzionali, sono come la moglie di Cesare: non devono solo essere onesti al di sopra di ogni sospetto, ma anche apparire come tali. Ebbene, certe pregresse commistioni qualche legittimo dubbio lo pongono e sinceramente sarebbe stato meglio evitarlo.