Come si forma un leader

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Siamo alle solite: è nato prima l’uovo o la gallina? Nel lavoro, così come in tutte le cose della vita, l’optimum è riuscire a fare le cose che si amano, oppure imparare ad amare le cose che siamo “costretti” – volenti o nolenti – a fare? Vuoi per mancanza di alternative e di possibilità, vuoi perché indotti dalle circostanze… Ricordate – insieme alla terribile «vuoi più bene a mamma o a papà?» – l’altra ferale domanda che ha assillato la nostra infanzia è: «cosa vuoi fare da grande?». E ogni volta una risposta andava data, anche la più assurda: a volte era sempre la stessa, altre cambiava in base al periodo o all’interlocutore.

Detto questo, il senso della domanda rimane: top manager e imprenditori hanno avuto successo perché hanno fatto il lavoro dei loro sogni, o perché hanno imparato ad appassionarsi a quello che la vita gli metteva giorno dopo giorno davanti agli occhi? È una questione di non poco conto, perché il benessere economico di un Paese si basa sul successo che i singoli leader riescono a propagare all’interno delle imprese che dirigono, e da esse via via al mercato e poi alla società tutta.

Non stiamo parlando quindi di temi peregrini, ma di vitale importanza, questioni che dovrebbero porsi le università come i dirigenti delle risorse umane. Oggi si fa un gran parlare di come pragmaticamente una buona istruzione sia di gran lunga più desiderabile e proficua della passione nel costruire il lavoro dei propri sogni. Personalmente, invece, sono della scuola secondo cui l’istruzione sia la conditio sine qua non per andare oltre, e che la passione e la visione (insieme all’intuizione) siano il carburante senza il quale nessun iper-laureato e iper-masterizzato potrebbe andare molto lontano.

Dopo di che è anche vero che pochi hanno la fortuna di intuire fin da giovani quale sia il loro reale talento, nella maggior parte dei casi desideriamo fare lavori al di sopra o al di sotto della nostra portata, e ci accaniamo inutilmente nel perseguire strade sbagliate, sprecando tempo ed energie. Ma alla fine credo che, se sappiamo ascoltarla e assecondarla, la vita sappia essere onesta. Ecco, penso che tutte le imprese di successo siano frutto di questo ascolto e della resilienza che deriva da questa particolare comprensione. Quando un business non funziona, forse vuol dire che ci stiamo accanendo su come noi pensiamo debba essere, anziché sulle sue reali potenzialità.

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