Skill gap: cresce la difficoltà nel reperire i giusti talenti

Sono i profili tecnici e specializzati quelli più difficili da reperire. Tra le principali richieste dei lavoratori, un salario più competitivo e maggiore flessibilità

Il 54% delle aziende a livello globale segnala una difficoltà nell’attrarre e trattenere i talenti con le giuste competenze. Un valore cresciuto del 9% rispetto al 2018 e di ben 14 punti percentuali rispetto al 2009. Segno che l’evoluzione del mercato del lavoro, legata soprattutto alle tecnologie emergenti e allo sviluppo di nuovi modelli organizzativi, non fa il pari con la formazione e le competenze acquisite dai lavoratori.

E l’Italia è sul podio nella classifica dei Paesi con il più elevato talent shortage: insieme a quelli di Stati Uniti e Messico, i nostri datori di lavoro sono quelli che hanno più difficoltà nel reperire lavoratori con le giuste competenze.

A rilevarlo è l’ultima edizione di Closing the skills gap: what workers want, lo studio condotto da ManpowerGroup e presentato in occasione del World Economic Forum di Davos.

Le professioni più richieste

Tra i professionisti più difficili da reperire nel 2019, ci sono figure specializzate come gli elettricisti, i saldatori, gli esperti di marketing e il personale tecnico. Ma nella top 10 dei lavoratori più richiesti dalle aziende entrano nell’ultimo anno anche i professionisti del settore sanitario, a causa di una maggiore esigenza di cure legata all’invecchiamento della popolazione mondiale.

Escono invece dalla lista stilata da ManpowerGroup mestieri come l’avvocato, il project manager e gli operatori di call center: tutte professioni per le quali i crescenti livelli di automazione potrebbero aver determinato una riduzione dei task richiesti ai lavoratori, con conseguente calo della domanda di questi profili.

Cosa chiedono i lavoratori

Un salario più competitivo, maggiore flessibilità e un ambiente di lavoro dinamico: sono questi i principali desiderata dei professionisti intervistati. Ma le esigenze, sottolineano gli esperti di ManpowerGroup, cambiano molto in base all’età, al sesso, al Paese e al livello di carriera raggiunto dal lavoratore.

Se per i giovanissimi della GenZ (18-24 anni) uno stipendio più alto e la possibilità di crescere professionalmente sono i fattori più importanti per la scelta dell’azienda, per i loro fratelli maggiori – i Millennials, tra i 25 e i 34 anni – diventa importante ottenere maggiore flessibilità degli orari di lavoro, in particolare per le donne.

Flessibilità apprezzata molto anche dai lavoratori della Generazione X (35-54 anni), che elencano questo benefit subito dopo la possibilità di crescita salariale: con l’aumentare degli anni cresce infatti l’esigenza di un maggiore work-life balance, con orari d’ufficio meno rigidi e la possibilità di lavorare da remoto ed essere vicini alla famiglia.

Per i lavoratori più maturi, infine, restano importanti la paga, un ambiente di lavoro stimolante e la flessibilità. Ma nelle loro risposte entrano in gioco anche il rapporto con il team e il proprio manager, oltre alla possibilità di crescere a livello personale e dare il proprio contributo alla comunità.

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