Stipendi, crescono quelli dei lavoratori digitali. Stabili gli altri

Nel 2019, in Italia, i salari dei professionisti digitali hanno registrato un aumento medio dell’8% contro il +2,5% generale

Quali sono i lavoratori più fortunati d’Italia? Quelli che si occupano di digitale. Perlomeno dal punto di vista economico. Gli stipendi che sono cresciuti maggiormente nel 2019, infatti, sono proprio quelli dei professionisti digitali, che hanno registrato un aumento dell’8% contro il 2,5% generale. A rivelarlo è l’Osservatorio sulle politiche retributive di Willis Towers Watson, società di consulenza che ha analizzato un campione di circa 180 mila dipendenti di 400 aziende italiane di medie o grandi dimensioni. Ebbene, in linea con il trend degli ultimi quattro anni, nel 2019 i salari dei lavoratori dipendenti italiani sono saliti in media del 2,5%: considerando l’incidenza del tasso di inflazione, la crescita reale è stata dell’1,6%. Un dato poco confortante, sintomo della fase di stagnazione del mercato del lavoro che dura ormai da tempo. L’unica eccezione è confermata appunto dalle professionalità digitali: in questo caso, la crescita media della Retribuzione Totale Annua (RTA) è stata dell’8%.

Gli aumenti maggiori hanno riguardato gli stipendi degli esperti di test e controllo dei processi digitali e di cyber security: la loro RTA, infatti, è aumentata del 19%. Buone notizie anche per gli esperti di social media marketing, che hanno registrato un ottimo +14%, e per gli sviluppatori di applicazioni, a +13%. Al di fuori dell’ambito digitale, la crescita maggiore dei salari si è verificata nel settore farmaceutico (2,6%) e nei servizi finanziari (2,6%). Invece, le retribuzioni nell’energia/oil&gas sono leggermente al di sotto delle media (2,4%) con previsioni al ribasso (2,3%) anche per il 2020. L’Osservatorio conferma poi che in Italia il gender pay gap resta ampio. In media, la remunerazione totale delle donne è inferiore del 29% a quella degli uomini. Non solo: appena il 15% delle donne che lavorano ricopre ruoli executive e il 27% ruoli manageriali.

© Riproduzione riservata