Stipendi: in Italia il calo più elevato dei salari reali nell’area Ocse

Il marcato aumento dell’inflazione non è stato accompagnato da una sufficiente crescita delle retribuzioni

stipendi Italia© Andres Victorero/iStockPhoto

Il forte aumento dell’inflazione, causato in gran parte dagli effetti del conflitto in Ucraina, non è stato accompagnato da una corrispondente crescita degli stipendi. Di conseguenza, i salari reali sono diminuiti praticamente in tutti i Paesi dell’area Ocse, ma sono i cittadini italiani ad aver subito il calo più consistente. È quanto emerge dalla nuova edizione dell’Employment Outlook 2023 realizzato dall’Ocse, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Stipendi: l’andamento dei salari reali nell’area Ocse

In base ai dati dell’Employement Outlook, riportati dall’agenzia di stampa Radicor, a fine 2022 i salari reali in Italia erano calati del 7,5% rispetto al periodo precedente la pandemia contro una media Ocse del 2,2%. La Francia, invece, era riuscita a segnare un aumento reale dell’1,5%, mentre in Germania la flessione è stata contenuta al 3,2%, in Spagna al 4% e negli Stati Uniti al 2,3%.

Il calo potrebbe non essere concluso: in base alle proiezioni Ocse, in Italia i salari nominali aumenteranno del 3,7% nel 2023 e del 3,5% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024.

Come sottolinea il rapporto, il calo dei salari è stato maggiore ai livelli più bassi delle retribuzioni, dove la flessione in Italia tra il primo trimestre 2022 e il primo trimestre di quest’anno ha raggiunto il 10,3% (media Ocse -3,5%), il dato peggiore dopo il -13,9% della Lettonia, mentre per i salari medi il calo èà stato del 7,5% e per le paghe più elevate del 6%, comunque sempre sopra le medie Ocse (3,8% e 4,8% rispettivamente).

Ocse: c’è spazio per aumentare i salari più bassi

Secondo l’Ocse, i governi dovrebbero riorientare i sostegni messi in piedi nell’ultimo anno in maniera più mirata sulle famiglie a basso reddito. Ci sarebbe infatti, spazio per assorbire aumenti salariali, almeno per i lavoratori a bassa retribuzione, considerando che in media nell’Ocse i profitti unitari tra fine 2019 e inizio 2023 sono aumentati del 21%, mentre il costo unitario del lavoro è salito del 15,6%.

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