Stipendi, per i dirigenti della Pa maxi aumenti

Le retribuzioni orarie dei dipendenti sono cresciute solamente dello 0,6%, mentre per le figure apicali i rialzi sono stati tra il 2,5 e il 6,8%

Mentre famiglie e lavoratori “comuni” sono costretti a fare economia, facendo i salti mortali per far quadrare i conti, i dirigenti della Pubblica amministrazione se la godono. Secondo la relazione dell’ultima Corte dei Conti relativa al triennio 2015-2017, infatti, fra il 2016 e il 2017, le retribuzioni orarie delle figure che non occupano le posizioni di vertice sono cresciute solamente dello 0,6%, la metà dell’inflazione, che è aumentata dell’1,2%. Lo stipendio delle figure apicali di comuni, province e regioni, invece, ha registrato rialzi compresi tra il 2,5 e il 6,8%. E, infatti, il costo medio per il personale dirigente delle regioni è salito da 88mila a 94mila euro, dei comuni da 82 a 84mila euro e delle province da 97 a 103mila euro. Numeri decisamente elevati, a maggior ragione se si considera che la spesa media per dipendenti regionali, provinciali e comunali non è variata ed è rimasta pari rispettivamente a 34mila euro, 28mila euro e 27mila euro per singolo lavoratore. Complessivamente la spesa totale del personale della Pa, comparto funzioni locali, ha sfiorato i 14 miliardi di euro.

Nonostante nel periodo considerato il personale sia stato ridotto, la spesa è aumentata, in alcune regioni anche del 25%. L’unica nota positiva? “Il rapporto di incidenza tra dipendenti e dirigenti che, in alcuni casi, appare migliorato per effetto del trasferimento alle regioni del personale provinciale” si legge nel rapporto. Tuttavia “si evidenzia una distribuzione non uniforme del personale sul territorio nazionale, con punte di maggiore concentrazione in alcune regioni del sud e nella regione siciliana”.

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