In Italia ogni robot “ruba” 75 mila posti di lavoro

Nel nostro Paese ci sono circa tre "droidi" ogni mille lavoratori. Come si riflette la loro presenza sul tasso di occupazione?

C’è chi li ama e li osanna e chi li odia e li accusa di molti mali moderni. Sicuramente i robot stanno cambiando lo scenario in diversi settori della nostra esistenza, in primis quello lavorativo. La conferma arriva dalla ricerca “The Impact of Industrial Robots on Eu Employment and Wages”, appena pubblicata da Bruegel, uno dei maggiori think-tank europei, che ha stimato il numero di posti di lavoro “rubati” dagli automi. Ebbene, secondo gli autori, introdurre un robot ogni mille lavoratori equivale a tagliare il tasso di occupazione (che è dato dagli adulti con un impiego in rapporto al totale degli adulti, anziani esclusi) dell’economia nazionale di ben 0,2 punti percentuali, perlomeno nelle maggiori economie europee.

I Paesi che “rischiano” di più coi robot

Uno dei Paesi che sta correndo più rischi oggi? A livello europeo, il nostro. L’Italia, infatti, è ad alta densità robotica: secondo i dati ufficiali, nel totale dell’economia ci sono circa tre robot ogni mille lavoratori. Considerato che il tasso di occupazione è poco sopra il 60%, vuol dire che ogni singolo robot corrisponde alla scomparsa di 75 mila posti di lavoro. Soprattutto occupati da giovani maschi, con un diploma di media superiore.

Ma a livello mondiale, le conseguenze dei robot sui posti di lavoro sono maggiori negli Stati Uniti, dove un robot ogni mille lavoratori equivale a una riduzione del tasso di occupazione che può arrivare a 0,37 punti percentuali. E secondo una ricerca pubblicata dall’università di Oxford, l’impatto degli automi non è forte soltanto sul versante lavorativo, ma anche politico: sarebbero stati loro a determinare la vittoria di Trump. In effetti, non bisogna dimenticare che si sono schierati a suo favore, con una differenza di poche manciate di voti, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, stati con storici insediamenti industriali: ebbene, l’analisi rivela che sarebbe bastato un 2% in meno di robot nelle fabbriche locali per rovesciare il risultato delle urne.

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