I robot rubano il lavoro alle classi medie

Ma nelle imprese che hanno investito sull’automazione, l’occupazione è cresciuta del 50%

L’automazione è davvero vantaggiosa per le aziende oppure non è così determinante? L’annosa questione è tuttora aperta. L’ultima risposta arriva da una ricerca pubblicata da Michael Koch su Voxeu.org, secondo cui non c’è alcun dubbio: i robot già oggi fanno la differenza. Nelle imprese che hanno investito su queste tecnologie, infatti, l’occupazione è cresciuta del 50%, mentre in quelle che hanno preferito rinunciare a questa innovazione l’occupazione è diminuita del 20%. Non è vero, dunque, che i robot faranno sparire posti di lavoro, anzi. È vero però che cambieranno le mansioni. Si pensi ai cassieri (3 milioni e mezzo solo in America), destinati a essere sostituiti dalle casse automatiche, agli autisti, che potrebbero essere rimpiazzati dai computer, e agli operatori di call center, che lasceranno spazio agli assistenti digitali. Stando a un recente rapporto della Brookings Institution, negli Usa, fra il 70 e l’80% dei compiti del personale nel settore dei trasporti, della preparazione del cibo e degli uffici amministrativi è suscettibile di automazione: si tratta complessivamente di 36 milioni di posti di lavoro, il 25% del totale dell’occupazione americana. A questi vanno aggiunti altri 52 milioni di posti di lavoro, in cui la quota di compiti automatizzabili arriva al 50%.

A differenza di quanto si pensa comunemente, dunque, i robot non incideranno solo sulle occupazioni più umili: il riflesso maggiore riguarderà i posti di lavoro da classi medie, con salari medi. Del resto, il 40% delle mansioni dei programmatori di computer, il 52% di quelle di chi costruisce l’architettura di un network informatico e il 65% delle quelle di chi si preoccupa della sua sicurezza sono automatizzabili. Com’è possibile dunque che i posti di lavoro verranno conservati? Semplice: l’automazione creerà nuovi lavori. Resta da capire quali.

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