Quanto vale la laurea? 10 mila euro in più

A calcolarlo è Job Pricing. Differenze anche a livello locale: chi ha studiato al Nord guadagna il 10% in più

Che cosa voglio fare da grande? Devo iscrivermi all’Università? E dove? Alle domande del diplomando medio prova a rispondere JobPricing con un’indagine sulle retribuzioni legate al livello di istruzione.

I primi risultati sembrano spingere gli studenti a impegnarsi nello studio: i laureati guadagnano in media 10.700 euro in più rispetto agli altri. Ma attenzione: le università private portano salari del 20% più alti rispetto a statali e politecnici. Stesso discorso a livello locale: chi studia al Nord prende 7 mila euro in più rispetto a chi frequenta al Sud.

STUDIO E STIPENDIO. Nel dettaglio, un laureato incamera in media 52.192 euro contro i 42.182 di un non laureato nel settore privato. Ovviamente penalizzato chi si è fermato alla scuola dell’obbligo (31 mila euro), mentre la Maturità “garantisce” 43 mila euro annui. Bisogna impegnarsi – una triennale vale quanto un diploma (anche se la statistica è influenzata dalla giovane età lavorativa dei “laureati brevi”) – ma senza esagerare: un dottorato paga meno di un master di II livello.

L’ETA’ CONTA. La forbice si avverte solo dopo i 35 anni, anche perché i laureati entrano al lavoro in età più avanzata. All’interno delle singole classi professionali (dirigenti, quadri, impiegati e operai) non ci sono grandi differenze di retribuzione tra laureati e non, ma in percentuale dirigenti e quadri la percentuali di “dottori” è al 40%. Mentre tra i non laureati la percentuale di profili collocati come dirigenti e quadri non supera mai il 30% (massimo del 27% per i diplomati di scuola media superiore).

DOVE ISCRIVERSI? Aver frequentato un’università privata (Bocconi, Luiss e Cattolica) dà un ritorno superiore del 21% rispetto a una Statale (La Sapienza, Bologna, Napoli Federico II, Torino e Milano) e del 19% a un politecnico (Torino, Milano e Bari). Oltre che a garantire stipendi più alti (+10% rispetto al Sud), gli atenei del Nord sono più collegati col mondo del lavoro: il 92% di chi ha studiato al Settentrione è rimasto lì a lavorare, mentre la percentuale di corrispondenza tra sede accademica e lavorativa scende al al 77% per il Centro e al 36% per il Sud.

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