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Lavoro

Dirigenti PA: i contenuti della riforma Madia

Presentato al Consiglio dei Ministri il decreto attuativo del ministro per la Semplificazione Marianna Madia: ruoli unici e a tempo (massimo sei anni)

È pronta al vaglio del consiglio dei Ministri la riforma che interverrà sulla dirigenza pubblica, promossa dal ministro Marianna Madia e riproposta ora dopo una prima presentazione antecedente la pausa estiva. L’obiettivo del decreto attuativo è quello di offrire all’Europa ragioni concrete per richiedere nuovamente una certa flessibilità dell’Ue rispetto alla prossima Legge di Bilancio; tuttavia, le misure allo studio non hanno mancato di sollevare alcune perplessità tra i dirigenti pubblici.

LA RIFORMA. La riforma, infatti, si concentrerà, come voluto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, sull’effetto del ruolo unico che, azzerando le differenze tra dirigenti di prima e seconda fascia, avrà come risultato l’annullamento di esperienza e anzianità di chi attualmente ricopre una carica “alta”. Sono state tuttavia previste ulteriori misure atte a rendere più morbido il passaggio tra il vecchio e il nuovo sistema in esame: in via preferenziale, infatti, i direttori generali già impiegati in un incarico con anzianità superiore ai cinque anni non dovrebbero rientrare nel ruolo unico. Chi invece detiene la propria carica da meno di un quinquennio dovrà, per restare al proprio posto, affrontare un esame tenuto, a seconda del ruolo, da una commissione statale, regionale o locale. La riforma, inoltre, affronta la questione del rinnovo delle cariche, che non saranno più automatiche, ma sottoposte a verifica; ogni dirigente potrà restare al proprio posto per quattro anni, rinnovabili una sola volta per altri due, per un totale massimo di sei anni.

DIRIGENZA SOTTO ESAME. Per quanto riguarda la valutazione, il mancato raggiungimento degli obiettivi professionali, sia in termini di rilevazioni esterne, che nei rapporti con il personale (pagelle e controllo sulle presenze), potrà determinare la perdita dell’incarico, che causa il decadimento del dirigente nel caso in cui egli non riesca a ottenere un incarico analogo entro l’anno. Eventualmente, il dirigente può essere “declassato”, assumendo il ruolo di funzionario. Come detto, il decreto è attualmente al vaglio del Consiglio dei Ministri; è ancora lungo il percorso che la riforma dovrà affrontare per essere approvata: è necessario infatti che essa passi al vaglio di Camera e Senato, oltre che del Consiglio di Stato e della Conferenza Stato Regioni.

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Il ministro Marianna Madia