Precariato in ripresa… grazie alla ripresa

Su 100 nuovi contratti, appena sette sono a tempo indeterminato. Colpa della nuova economia, ma anche della sfiducia nei giovani. E gli incentivi previsti in manovra potrebbero non bastare

Il precariato è in ripresa, grazie alla ripresa. Lo dicono i dati Istat sull’occupazione del mese di settembre. Mentre l’economia dà segnali di risveglio, i posti di lavori restano stabili. Gli occupati a settembre sono cresciuti di sole 2 mila unità, nonostante di solito sia un mese che porta con sé un attivo importante. Il tasso di occupazione è sceso dello 0,1%, mentre la disoccupazione è rimasta all’11,1% (+25 mila inattivi e +19 mila indipendenti).

La ripresa ci riporta il precariato

L’unico dato costante è quello della qualità dell’occupazione, sottolineato dall’Osservatorio dell’Inps. Nell’ultimo anno, su 100 nuovi contratti appena 7 sono a tempo indeterminato. Gli altri 93? A tempo determinato, o come si diceva quando l’occupazione non era un’emergenza, “precari”. Il mercato chiede flessibilità, anche se ci avevano promesso che sarebbe bastato il Jobs Act a portarla.

Secondo il Corriere della Sera, le reali motivazioni di questo andamento sono altre. La prima è la qualità pessima delle politiche attive del lavoro che non riescono a rendere fluido il meccanismo di reimpiego. Il secondo tema è la diversità intrinseca dell’economia post-crisi, che vede crescere il Pil ma non i salari né l’inflazione. Nonostante il lavoro, gli imprenditori restano così nell’incertezza. Infine, c’è la sfiducia delle aziende nei confronti dei giovani, tale da non invogliare un imprenditore a rischiare nemmeno per tre anni di concedere un contratto a tempo indeterminato: meglio tanti contratti a termine per vedere più profili. E l’alternanza scuola-lavoro è una novità ancora troppo recente. Ora la manovra propone nuovi sgravi per l’assunzione degli over 35 per quest’anno e per gli under 30 fino al 2020: basterà a invertire la tendenza?

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