Le Olimpiadi 2012 sono iniziate e, da qui al 12 agosto (data di chiusura ufficiale dei Giochi) Londra vedrà la sua popolazione aumentare del 50% passando da 8 a 12 milioni di persone, un’impennata dovuta ai circa 4 milioni di turisti attesi da tutto il mondo per assistere a Giochi olimpici. Ma, nonostante il traffico atteso, una città come Londra non può fermarsi, soprattutto a livello di Pubblica amministrazione; e così la City, per evitare che traffico e trasporti vadano in tilt, si è mossa per tempo permettendo ai suoi dipendenti pubblici di lavorare da casa nel periodo che va da 21 luglio al 9 settembre, quando termineranno anche le Paralimpiadi (al via il 29 agosto). Il 50% delle aziende private londinesi, inoltre, concederà al proprio personale una maggiore flessibilità per permettere ai dipendenti di muoversi più agevolmente tra casa e lavoro.Si tratta di una decisione che “avrà ricadute positive sulla vivibilità della città e che farà scoprire a tanti londinesi un sistema con cui i dipendenti possono conciliare famiglia e lavoro, mentre le aziende risparmiano, senza perdere in produttività”, afferma con convinzione Linda Gilli, amministratore delegato di Inaz, società italiana che si occupa di software e servizi per l’amministrazione del personale e la gestione delle risorse umane.Un’iniziativa simile può essere esportata anche in Italia? Per Gilli il telelavoro potrebbe affermarsi a stento nel nostro Paese. “Una ricerca Isfol Plus del 2008 – spiega – rileva che le aziende italiane che prevedono il telelavoro sono il 4,3%. Sarebbero quindi 770 mila dipendenti che in teoria potrebbero lavorare da remoto, ma solo 55 mila adottano realmente questo sistema». Per l’ad di Inaz il telelavoro comporterebbe vantaggi per tutti; per i dipendenti, che potrebbero lavorare da qualunque luogo e in qualunque orario, ma anche per le aziende se non altro perché potrebbero risparmiare sui costi di gestione delle sedi. “Per non parlare degli effetti positivi su traffico, inquinamento e trasporti per i pendolari”, aggiunge Gilli. Cosa frena, dunque, il diffondersi di questa cultura in Italia? “Molti datori di lavoro non riescono a fare a meno della presenza in ufficio e della timbratura del cartellino per controllare il dipendente – ammette Linda Gilli – Certo, il rapporto faccia a faccia è indispensabile. Anche quando si lavora a distanza è necessario programmare, in modo accorto e costante, una serie di incontri diretti in sede, indispensabili per organizzare il lavoro, per valutare i progetti in corso e per non perdere mai il contatto personale che è alla base di ogni rapporto sereno e produttivo. Ma oggi abbiamo tanti strumenti che possono fare del telelavoro un’opzione praticabile: dai software per rilevazione presenze, anche su dispositivi mobili, a soluzioni come il ‘portale del dipendente’ con cui i lavoratori hanno sempre un filo diretto con l’azienda”.
© Riproduzione riservata