L’occupazione sale, ma non al Sud

Se fra il 2015 e il 2016 il meridione era andato fortissimo e aveva registrato una crescita superiore a quella del resto della Penisola, ora si spopola

Buone notizie per l’Italia del lavoro. Il livello di occupazione, infatti, è salito ed è tornato (quasi) uguale a prima della crisi che ha travolto tutti i settori. Ma lo scenario è completamente cambiato: l’industria, che andava forte in passato, ora va a rilento tanto che ha perso 896 mila dipendenti, mentre i servizi stanno avendo un vero e proprio boom e, infatti, hanno guadagnato 810 mila dipendenti. A scattare la fotografia aggiornata dello stato del lavoro e dell’economia nel nostro Paese è il rapporto annuale 2018 dell’Istat, che ha registrato altri cambiamenti importanti rispetto al passato: il mercato del lavoro ha assorbito 500 mila lavoratori dipendenti ma ha perso altrettanti autonomi, ha rinunciato a 471 mila uomini ma ha accolto 404 mila donne. Inoltre, rispetto a 10 anni fa, ci sono un milione di part-time in più.

L’occupazione scende nel meridione

Non mancano però alcune criticità. La maggiore? Il gap fra Nord e Sud. Le regioni meridionali restano le uniche con un saldo occupazione negativo rispetto al 2008, pari a 310 mila lavoratori in meno, mentre nel resto d’Italia il tasso di occupazione è in crescita da quattro anni consecutivi, attestandosi al 58% nel 2017. Non solo. Se fra il 2015 e il 2016 il meridione era andato fortissimo e aveva registrato una crescita superiore a quella del resto della penisola, ora si spopola: i cittadini e i lavoratori, infatti, si stanno concentrando sempre di più nelle grandi città del settentrione.Tuttavia, complessivamente nel 2017, il pil è cresciuto dell’1,5%: è il miglior risultato dal 2010, confermato anche nel primo trimestre 2018.

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