Non è un Paese per giovani. Figuriamoci uno Stato

Su 3 milioni di dipendenti della pubblica amministrazione appena il 3% ha meno di 30 anni. E l'età media ha superato i 50

Mentre Giovanni Veronesi con il suo ultimo film nei cinema ci ricorda che l’Italia Non è un Paese per giovani, i dati Aran ci raccontano che è lo Stato italiano il primo a respingere le forze fresche dal suo apparato. Anni di blocco del turnover hanno creato una situazione paradossale e deleteria per la pubblica amministrazione. Su 3 milioni di dipendenti pubblici, gli under 30 sono appena 81.746: vuol dire meno del 3% di giovani leve (2,7%), nativi digitali e soprattutto rappresentanti di quella generazione esclusa da ogni potere decisionale nel nostro Paese. Arrivando a 34 anni di tetto, i numeri arrivano solo a 205.333 unità, sempre lontanissimo anche dal 10%: restano, dunque, al di fuori del sistema le energie che potrebbero aiutare il rinnovamento e la ripresa.

Secondo l’aggiornamento dell’Aran, l’agenzia che si occupa del pubblico impiego, invece, a partire dal 2001 l’età media della Pa ha avuto un’impennata che l’ha portata da poco più di 44 anni (44,2) a superare la soglia dei 50 (50,4). Medici (53,1), dirigenti (54,4), docenti (51,2), professori e ricercatori universitari (53,2): non c’è un settore dove non solo non comandano i capelli bianchi, ma sono proprio la maggioranza. L’unica eccezione sono le forze dell’ordine, ma anche qui il dato è in crescita a 41,4 anni di media. I corpi di polizia, infatti, sono quelli che hanno “guadagnato” più anni medi nel periodo preso in esame (2001-2015): 9,5 anni. Con loro i dipendenti delle istituzioni locali che hanno 6,8 anni, il personale sanitario 4,9, le forze armate 5,4 e la scuola 4,5. I ministeri? 8,5 anni. E tanti saluti alla rottamazione.

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