Nemmeno il notaio è un mestiere che interessa più ai giovani

Federnotai denuncia la "crisi delle vocazioni": garanzie e reddito non valgono un mestiere poco accattivante. «Il futuro è nell'informatizzazione»

Nemmeno il notaio, professione comunemente considerata appetibile per status e garanzia di reddito, interessa più ai giovani. Raccontano la “crisi delle vocazioni” i dati Federnotai, il sindacato di categoria: rispetto al 2010, a Roma -56.67%, a Milano – 34.78% mentre a Torino la diminuzione degli accessi alla pratica supera il 70% rispetto al 2010. E ancora Napoli subisce un calo del 60% rispetto al 2010, Firenze 57.14% e Bari -68,75%.

Il fattore principale della perdita di appeal è l’incertezza sui tempi: il concorso dovrebbe essere indetto ogni anno, in realtà ne passano in media due tra ricorsi e burocrazia. Sono altrettanto incerti i tempi di correzione: dal giorno dell’esame orale al giorno in cui si ottiene il sigillo passa circa un anno. E anche i più preparati mediamente hanno bisogno di più di un concorso per diventare notai. Significa investire un periodo che va dai sei agli otto anni, di media, dopo la laurea. Da qualche anno si è aggiunto un problema spinoso: una persona può iscriversi al concorso anche molte volte, ma non può consegnare le prove scritte più di tre volte. Questo limite porta molti partecipanti che hanno a disposizione solo l’ultimo tentativo a non consegnare, ritirandosi dal concorso.

«Lo svolgimento della pratica, il tipo di preparazione, il modo in cui il concorso è organizzato e strutturato, non sono cambiati nel corso dei decenni», denuncia Federnotai. «I laureati invece sono cambiati, e molto. Oggi si propone a un giovane di scegliere una strada che lo porterà a studiare, scrivere e parlare quasi solo in lingua italiana per poi accedere ad una professione che, salve rarissime eccezioni, prevede la compresenza del notaio e dei clienti e l’utilizzo della carta. Si dovrebbe rendere facile e conveniente il ricorso agli strumenti informatici anche nelle fasi di istruzione e di stipula degli atti. Come può considerare che la conservazione sicura di un documento sia il presupposto per “avere titolo”, cioè per far valere un suo diritto?».

Senza dimenticare la questione annosa dei “raccomandati”. «Scegliere una professione che ha la funzione essenziale di dare stabilità e sicurezza a chiunque, senza distinzione di status sociale e di appartenenza, può rappresentare una sfida appassionante e persino una occasione di riscatto, che può essere centrata salendo sul formidabile “ascensore sociale” rappresentato dal concorso pubblico notarile».

© Riproduzione riservata