Mettersi in proprio, con Internet è più facile

Per chi rinuncia al lavoro dipendente di soldi ce ne sono. Bisogna “solo” meritarseli. Ecco alcuni casi di successo

Internet ha creato in Italia 700 mila posti di lavoro negli ultimi 15 anni. L’economia digitale vale l’1,7% del Pil, più o meno 30 miliardi di euro, e ogni vecchio mestiere che si perde perché svolto da un computer crea due nuovi posti di lavoro nella digital industry. Oggi gli investitori sono pronti a scommettere su chi riesce a monetizzare il fenomeno dei social media. Ma in generale è tutto il settore delle Web society, il cui modello di business dipende da Internet, ad attirare i maggiori investimenti, seguito dallo sviluppo softwre e dai beni di consumo, sempre nel mirino dei venture capitalist. Di soldi, insomma, ce ne sono. Bisogna “solo” meritarseli. Ecco cosa ha fatto chi ha avuto il coraggio di mollare.

FUBLES – di Mirko Trasciatti, 31 anni, ex project manager di Buongiorno, lascia l’azienda per creare un social network dedicato a chi organizza partite di calcetto (e non solo). Un gioco da ragazzi? Sono 80 mila gli utenti registrati e più di 7 mila le partite giocate. Una cordata di venture capitalist e business angels ha da poco iniettato altri 300 mila euro.

SOUNDAY – community dedicata al business della musica, fondata da Giuseppe Ravello. Anche lui dice addio alla scrivania in banca nel pieno della crisi economica. I soldi per partire, 150 mila euro, sono del fondo Seed. L’idea funziona e gli investitori ci scommettono altri 100 mila euro.

CREATIVAMENTEEmanuele Pessi faceva il consulente e sviluppava progetti multimediali per Rai, Fastweb o Mediaset. Poi s’inventa un gioco da tavolo, lo porta alla fabbrica di carte da gioco Dal Negro, e capisce di avere la stoffa per mollare il lavoro. Creativamente ha dieci dipendenti e un fatturato di oltre 600 mila euro nel 2011, +55% sul 2010.

THOUNDS – del 26enne Francesco Fraioli. Al posto fisso non ci arriva neppure, lui punta dritto al sogno. Partito con 50 mila euro, oggi ha stretto un accordo con Microsoft per integrare la sua piattaforma musicale dentro Windows Live Messenger.

THE OLIVE OIL MERCHANT – di Teresa Kuhn. A 39 anni e con due figli ha lasciato un posto sicuro in 3 Italia per vendere olio extravergine di altissima qualità a chef e buongustai canadesi, usando il sito oliveoilmerchant.com e i social media per diffondere all’estero la cultura italiana dell’olio artigianale.

CROWDENGINEERING – è la start-up catanese di Gioacchino La Vecchia, ex manager di H3g. Grazie al crowdsourcing (la risoluzione dei problemi attraverso le expertise degli utenti Web), genera un milione di euro di ricavi, e ne ha appena ricevuti quattro da Quantica Sgr e DPixel per espandersi ancora all’estero.

AGORÀ DIGITALE – di Luca Nicotra, 29 anni e troppi contratti a termine. L’alternativa, per lui, è stata la creazione (senza finanziamenti pubblici) di un’associazione che tratta con le istituzioni politiche europee di trasparenza dell’informazione, difesa dei dati e brevettabilità del software.

ARTICOLO PRINCIPALE – Il posto fisso è monotono? E io lo cambio

© Riproduzione riservata