La conosci l’ultima sul management? Ascolta: è una canzone. Anzi sono sette playlist, una per ogni nota musicale, una per ciascuna delle sette competenze manageriali che ogni buon professionista dovrebbe coltivare. Do è il dominio di sé, la capacità di avere il controllo su quello che succede: si impara ascoltando Battiato o Carlos Santana. Re come responsabilità, e in sottofondo scivolano gli U2. Mi è la missione: che vuoi fare nella vita e sul lavoro, dove vuoi arrivare? Se lo chiedevano anche i Blues Brothers. E così via, su e giù per le scale del pentagramma. «Dopo anni di spericolate metafore del tipo il management e il golf, oppure il management e l’Odissea, è arrivato il momento di mettere ordine in una materia complessa.
L’idea è senza precedenti ma facilissima da applicare: ai tasti del pianoforte, che tutti conoscono, corrispondono sette soft skill». Così la racconta il coach Ivano Scolieri, Ceo di Inventrix, un team di creativi che propone formazione molto innovativa, che ha avuto l’idea e ci ha scritto un libro a quattro mani con il conduttore radio e Tv Carlo Massarini (Pianoforte, 7 note di armonia manageriale, Hoepli). Poi dal libro ne farà uno show da portare in azienda e, forse, un programma televisivo. Chissà. Per ora resta questo l’ultimo e più discusso trend topic quando si parla di formazione aziendale: insegnarla con la musica.
Intendiamoci, siamo lontani anni luce dalle teorie sulle sonate di Mozart che stimolano l’intelligenza o le fughe di Bach per restare concentrati sul lavoro. Non funziona così. E se anche fosse, sarebbe tutta un’altra musica: oggi i ragazzi studiano con Ultimo e i Coldplay in cuffia, a tutto volume; perché mai dovrebbero poi lavorare con la musica classica in sottofondo? Qui il punto è un altro. Si tratta di un sistema mnemonico. Del resto, è così che sono nate le note, nell’anno mille, quando il monaco Guido d’Arezzo escogitò un sistema per aiutare i frati a memorizzare l’intonazione dei salmi usando le lettere iniziali dell’inno di san Giovanni, che all’epoca tutti conoscevano a memoria: «Ut (poi diventato Do, ndr) queant laxis, REsonare fibris MIra gestorum» e così via. Ribaltando le cose, oggi i manager possono usare queste stesse note per ricordare le competenze da potenziare. E, allora, musica maestro: Fa come facilitare il lavoro degli altri, Sol come la capacità di trovare soluzioni creative, La come laico, indipendente da condizionamenti politici o religiosi, Si come sincronicità, il saper tenere il passo, muoversi a tempo con gli altri. Anni di studi e conoscenze manageriali si possono sintetizzare così? «Dopo una certa età si impara meglio per metafore, soprattutto se sono robuste, ricche, potenti. Anche un bambino conosce la scala melodica, perché non usarla per insegnare ai manager le competenze?».
La conferma arriva anche dal mondo accademico. Per il professor Luca Pirolo, che alla Luiss Business School ha attivato il primo percorso di formazione executive di musica e management, in partnership con Accademia Nazionale di Santa Cecilia, «nel corso degli anni (…) abbiamo assistito alla costruzione di parallelismi tra direttore di impresa e allenatore sportivo, regista cinematografico, chef stellato. Si tratta di esempi che hanno certamente un loro fascino se applicati in aule di formazione, ma che di contro esprimono il loro massimo potenziale solo a fronte di una forte passione da parte dei manager. Più incisiva sembra invece essere la metafora del direttore d’orchestra rispetto al direttore d’azienda. La musica infatti», conclude il professore, «gioca sulla sfera emotiva degli individui; non richiede, quindi, particolari conoscenze pregresse ed è facilmente assimilabile da tutti». Ecco allora il senso del primo manuale di self-help da leggere e poi ascoltare. Cd non incluso però, tanto c’è Spotify. Premi play per ascoltare: Bono e gli U2 sono i paladini della responsabilità umanitaria e dei diritti civili, Bruce Springsteen il sostenitore della working class. Si impara a vivere e lavorare a tempo con David Bowie, lui che i tempi (in musica) li sapeva anticipare, oppure con Bob Dylan, in sincronia con la sua epoca, con il folk e la musica di protesta. L’equilibrio interiore, invece, è in tonalità Do maggiore e ci aiuta a non perdere la calma anche quando tutto, intorno a noi, sembra cadere a pezzi: lo cantava già Battiato, «cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente».
La cosa è seria e lo dimostra la reazione della community dei coach , anche i più tradizionali.. «Le competenze manageriali proposte sulla scala musicale sono in linea con quelle delle più diffuse teorie di management», dice Laura Quintarelli, partner di Fedro Training & Coaching. «Finalmente ascoltiamo qualcosa che non sia il solito sport, metafora che parla solamente ad alcuni, mentre la musica parla a tutti». Per Guglielmo Fiocchi, laurea in Ingegneria aerospaziale nel 1986, poi una carriera ai vertici di diverse multinazionali quotate, da Pirelli a Sogefi e oggi Ceo di GF4BIZ, «la metafora è sicuramente di impatto: il manager, come il musicista, deve amalgamare caratteristiche diversissime degli elementi della squadra, come fossero note, verso un obiettivo comune». Quindi, nessuno si stupisca se da oggi i manager diranno di sentirsi, ogni tanto, delle vere rockstar.
Sviluppare le competenze con le note |
DO è il rapporto con se stessiFranco BattiatoCarlos SantanaJohn McLaughlin RE è il rapporto con gli altriBruce SpringsteenBono & U2Francesco Guccini MI è il rapporto con gli ideali e le ragioni di vitaBob MarleyJohn ColtraneBlues Brothers FA è il rapporto col gruppo e la comunitàJohn HammondSr. Brian EnoChris Blackwell SOL è il rapporto con la creatività, la fantasia e l’intelligenzaGeorge Martin & The BeatlesVideoclip & iPod LA è il rapporto con la libertà di scelta e la flessibilitàStaple SingersFabrizio De AndréGiorgio Gaber SI è il rapporto con il tempo interiore e degli altriDavid BowieBob DylanDomenico Modugno a cura di Ivano Scolieri, coach e Ceo di Inventrix |