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Lavoro

Le aziende delle meraviglie

Per una carriera fulminea, mandare il curriculum a Pepsi. Se remunerazioni e benefit sono la priorità, bussate da Abbott. Chi cerca un’esperienza formativa e sfidante vada da Avanade. Ecco quali sono le aziende che rispondono meglio alle aspettative dei manager

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Il lavoro perfetto non esiste. Il mondo è pieno di avvocati che avrebbero voluto fare i giardinieri e di consulenti che rimpiangono di non aver studiato medicina. Il banchiere protagonista del film Le conseguenze dell’amore pensa con rammarico al suo migliore amico che ripara tralicci elettrici in alta montagna. Sbagliare strada è un attimo. Ed è un errore che si compie fin dall’inizio della scelta del corso di laurea. Poi, una volta usciti, non si sa bene quale azienda risponda meglio alle proprie aspirazioni e, alla fine, si finisce per scegliere la prima che fa un’offerta o, semplicemente, quella che paga di più. Senza considerare tutto il resto. Ma i soldi, pure importanti, non soddisfano tutte le aspettative. Lo sanno bene i ricercatori del Crf Insitute che hanno realizzato il Top Employers Italia 2010 incasellando le maggiori imprese italiane sulla base della loro risposta alle cinque aspettative professionali più importanti. Ed ecco i vincitori per categoria: PepsiCo, per le opportunità di carriera e la cultura aziendale; Abbott per le remunerazione e i benefit; Tetra Pak per le condizioni di lavoro e Avanade per la formazione. Con un po’ di “sano nazionalismo” includiamo nella nostra panoramica la società italiana che ha i voti migliori, Enel.

Money, money, money

È la farmaceutica Abbott l’azienda con le migliori remunerazioni in Italia. Anche al di fuori della pesante busta paga, qui i benefit abbondano: oltre a palestra, campo da calcio, mensa e supermarket aziendali, i dipendenti ricevono assistenza medica e psicologica e autogestiscono un spazio, l’Abbott Club, per le attività culturali e ricreative. Sono inoltre frequenti i voucher premio. Perché tutto questo? «Remunerazioni e benefit rappresentano per noi un vantaggio competitivo», spiega Stefano Zangara, hr director di Abbott Italia, «in questo senso ciò che è positivo per i dipendenti è positivo per il nostro business. Aiutiamo le persone a esprimere il proprio potenziale, anche tramite attività di formazione, affiancamento e supporto alla carriera, percorsi. Crediamo che tali elementi siano in grado di rafforzare la competitività». La generosa politica delle risorse umane contribuisce a ottenere un turnover inferiore all’1% in Abbott. Da qui non se ne va nessuno.

Quelli che… la carriera è tutto

Per un’ascesa verticale è invece PepsiCo l’azienda ideale. Anche se si inizia con uno stage, le possibilità di essere confermato sono due su tre. Da quel momento in quattro o cinque anni si sviluppa lo junior management. Ogni dipendente ha un Career development action plan che definisce i ruoli da assumere nell’arco di due-cinque anni e le iniziative per raggiungere un determinato livello professionale tra progetti, coaching e formazione tradizionale. «L’obiettivo che ci poniamo da sempre è di riuscire a far coincidere il più possibile il sistema valoriale aziendale con quello dei singoli attraverso processi che ci consentono di conoscerne le aspirazioni per poterle concretamente realizzare» spiega Eleonora Pagani, hr director di PepsiCo Italia. Lo sviluppo professionale dei dipendenti è costantemente monitorato dai manager in un clima che il rapporto del Crf Institute definisce di “sana competizione”. Le promozioni sono decise per tutti gli ambiti e a tutti i livelli in base a cinque parametri: risultati ottenuti, capacità di leadership, eccellenza funzionale, conoscenza del business ed esperienze critiche. Inoltre, PepsiCo è la migliore azienda per cultura aziendale grazie ai progetti a sostegno dell’ambiente, delle attività culturali e della ricerca scientifica. È in arrivo anche una giornata PepsiCo dedicata alla corporate responsibility nei 200 paesi in cui opera.

“Formati” e contenti

Se alla responsabilizzazione estrema portata avanti da PepsiCo si preferisce l’assistenza in un percorso formativo all’avanguardia, Avanade è la scelta migliore. La società di servizi tecnologici fondata da Microsoft e Accenture ha un obiettivo ambizioso e “romantico” al tempo stesso: far innamorare i propri dipendenti. «La nostra politica è assumere soprattutto neolaureati e ricordare che il primo lavoro è come il primo bacio, non si scorda mai!» scherza Roberto Pietra, Emea hr director di Avanade, che continua: «Una volta che le abbiamo portate in azienda e fatte crescere con l’approccio corretto, queste persone porteranno i valori di Avanade dovunque andranno. Molto spesso ci capita di tornare in contatto con persone che per motivi personali o professionali hanno lasciato l’azienda». L’Academy, in particolare, prevede l’inserimento con un mese di formazione in aula, cui segue il Career advancement model che programma i diversi step di crescita, e l’assistenza di un career manager. In questo modo, nel 2009, sono entrati in azienda 60 neolaureati con contratto a tempo indeterminato. Nonostante un certo ricambio sia fisiologico nella consulenza – con le parole di Pietra «è parte del nostro modello di business disseminare uno zoccolo duro di conoscenze, noi “produciamo” persone» – il turnover in Italia è inferiore al 6%.

Obiettivo benessere

Tetra Pak è invece l’azienda che consente le migliori condizioni di lavoro. Qui la parola d’ordine è “qualità della vita” e si manifesta anche nell’orario. «Da tre anni abbiamo tolto marcatempo, orologi e tutti gli strumenti per la rilevazione dell’orario», racconta Gian Maurizio Cazzarolli, hr and services Modena site director di Tetra Pak, «Si può entrare tra le sette e mezza e le nove e ognuno decide quando andare in pausa pranzo e per quanto tempo. Alla fine del mese ogni dipendente compila un documento dove per ogni giorno indica le sue ore di lavoro, di straordinario e di ferie. Il principio è dare fiducia alle persone, nella convinzione che sappiano gestire il loro tempo nel migliore dei modi. In Tetra Pak si è valutati in base ai risultati e non sull’ora a cui si è in ufficio, si può lavorare anche da casa. Ci conviene puntare sulla soddisfazione dei dipendenti perché li rende più disponibili e produttivi».

Il paese che non c’è

Nessuna realtà italiana raggiunge il massimo dei voti nelle pagelle dell’istituto, e solo due (Enel e Unicredit) si avvicinano alla testa della classifica. Guardando alle loro esperienze emerge la fatica di diventare realtà globali, in grado di competere – anche nell’attrazione e nella coltivazione dei talenti – con le concorrenti straniere. «I cambiamenti di questi ultimi anni hanno modificato profondamente la nostra organizzazione che in poco più di un lustro è diventata una multinazionale presente in oltre 20 paesi con più del 50% dei propri dipendenti di nazionalità non italiana. Ora si tratta di aiutare le persone a sentirsi sempre meno “dipendenti” e sempre più “cittadini” di Enel» riconosce Maurizio Di Fonzo, responsabile di Enel University e pianificazione e sviluppo delle risorse umane Enel, che pure è la società italiana migliore per opportunità di carriera e formazione. Di lavoro da fare ce n’è ancora tanto, soprattutto sul fronte della sicurezza, dove è lontano l’obiettivo di “infortuni zero”, ma almeno c’è consapevolezza di quale sia la strada da percorrere, con le parole di Di Fonzo: «Spazi di ascolto e riflessione, sicurezza e benessere, multiculturalità, diversità, gestione e condivisione della conoscenza sono le parole chiave per saldare le storie e la culture di Enel in una nuova dimensione multinazionale».

I SETTORI SU CUI PUNTARE

Alcuni settori sono molto più presenti di altri tra i top employers. Al primo posto c’è l’Ict con cinque aziende (Avanade, Capgemini, Datalogic, Sas e T-Systems) poi, a pari merito con tre aziende troviamo il farmaceutico (Abbott, Chiesi Farmaceutici e Merck Serono), la finanza (Bnl, Cariparma e Unicredit) e il largo consumo (Birra Peroni, Pepsico e Philip Morris). L’ultimo settore ad avere più di una realtà in classifica è il metalmeccanico (Elica e Tetra Pak). Considerando i punteggi medi di questi settori nei cinque ambiti delle politiche delle risorse umane vediamo che: finanza e largo consumo sono all’avanguardia nelle opportunità di carriera, ma meno brillanti per condizioni di lavoro; il metalmeccanico, al contrario, eccelle in quest’ambito ma è in ritardo per formazione e sviluppo; il farmaceutico e l’Ict sono l’ideale per chi chiede di essere formato ma è poco sensibile alla cultura aziendale.