Lavorare negli Stati Uniti? No grazie: gli italiani preferiscono l’Europa

Per nove professionisti su dieci un impiego nelle grandi metropoli europee è più allettante di una carriera nella Silicon Valley o a Manhattan

Altro che sogno americano, a un lavoro negli Stati Uniti i professionisti italiani – in media, ovviamente – preferiscono un impiego nella cara e vecchia Europa. I giovani vedono ancora con favore la possibilità di trovare la propria strada all’estero, ma non guardano più (solo) oltreoceano. Per fare carriera l’Europa sembra il continente su cui puntare: da un’indagine condotta da Hays Response, nove professionisti su dieci (97%) sognano di trovare fortuna in una delle grandi metropoli europee. L’85% del campione, formato prevalentemente da laureati (67%) e con un impiego già all’attivo (89%), afferma infatti che, davanti alla giusta occasione, lascerebbe l’Italia. Praticamente tutti gli intervistati, il 97%, preferirebbe rimanere in Europa, ma c’è chi guarda anche al Nord America (il 68%) e all’Oceania (37%). Meno ambiti, invece, il Sud America (25%), l’Asia Orientale (23%) e il Medio Oriente (16%). Fanalino di coda l’Africa con solo il 9% delle preferenze.

PERCHÉ L’ESTERO? Ma quali sono i motivi per i quali i giovani professionisti andrebbero all’estero? Il 74% degli intervistati è a caccia di un incremento salariale, il 70% spera in un mercato del lavoro più dinamico, il 66% ricerca, invece, una migliore qualità di vita mentre il 64% un sistema lavorativo più meritocratico.Tra le cause della fuga di cervelli dall’Italia i giovani professionisti italiani indicano al primo posto la mancanza di meritocrazia (31%), seguita dall’instabilità della propria posizione lavorativa (28%), dai bassi livelli salariali (17%) e dall’assenza di politiche e incentivi a sostegno dei giovani (16%).

LE SKILL PER SFONDARE ALL’ESTERO. Cosa dovrebbe contenere, infine, il “bagaglio” di chi parte per trovare lavoro? Sono pochi i dubbi a riguardo: per il 59% degli intervistati è indispensabile un valido contatto in loco, che sia di supporto nella ricerca di una nuova occupazione, per il 51% un certificato che attesti la conoscenza della lingua e per il 40% avere alle spalle almeno un anno di esperienza lavorativa da mettere in curriculum.

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