La parola a Marcello Binda, azionista e co-ceo di Gruppo Binda

Ci sono aziende che cercano le competenze e quindi i nuovi manager all’esterno della pro­pria azienda, altre che preferi­scono formarli lungo tutto il loro percorso professionale. Quale tipo di approccio predilige Grup­po Binda?Noi abbiamo un approccio misto. Indubbiamente ci sono alcune po­sizioni che, in una situazione di sviluppo come la nostra, hanno bisogno di professionalità che non esistono in azienda per cui li prendiamo da fuori. Abbiamo avuto anche diversi casi in cui i nostri manager hanno fatto un salto di li­vello importante acquisendo una responsabilità piena pur essendo arrivati da una situazione di crescita interna. Nel caso in cui prediligiate manager esterni alla vostra strut­tura, quali sono i settori cui guardate nella scelta?Abbiamo preso all’esterno tutte le professionalità relative al retail, mentre invece le crescite interne riguardano la parte di operation. Per esempio è accaduto che un manager che arrivava dall’ambi­to della pianificazione sia cresciuto fino a guidare tutte le opera­tion. Riteniamo di essere un’azienda un po’ complessa perché ab­biamo una duplice natura che spazia dal lusso al mass market. Per quanto riguarda la parte mass guardiamo ad aziende strutturate dove si fa scuola e poi cerchiamo di capire se i potenziali candidati sono interessati a fare un salto in settori diversi, mentre invece per quanto riguarda il lusso nel momento in cui non trovassimo inter­namente un candidato per la posizione guardaremmo alle aziende del lusso che conosciamo un po’ tutti.Ci sono aziende in questi ambiti che rappresentano una ga­ranzia a suo vedere?Sono poche quelle che fanno scuola, al di là di Unilever e Procter & Gamble ci sono anche aziende di consulenza interessanti come Mckinsey, esperienze significative e formanti soprattutto per quan­to riguarda posizioni di pensiero strategico e di pianificazione.

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