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Lavoro

Il work-life balance? Più importante dello stipendio

Cambiano le priorità per la scelta del lavoro: altro che carriera, stipendio, riconoscimento e autonomia… Ora conta di più il corretto equilibrio tra vita lavorativa e privata

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Nei periodi di crisi le persone riscoprono l’importanza delle relazioni e degli affetti, si sa. Quello che forse erano meno chiaro è il fatto che queste diventano le priorità sulla base delle quali valutare la soddisfazione anche in ambito lavorativo. In breve, la vita professionale deve essere ben bilanciata con quella personale altrimenti il lavoro – anche se ben pagato – è meno interessante. In cima alle attuali priorità dei lavoratori di ben 33 Paesi del mondo, infatti, non c’è lo stipendio, come si potrebbe immaginare in tempi in cui si fatica ad arrivare a fine mese: conta di più il work-life balance, come conferma la ricerca globale ‘Definire il successo’ recentemente svolta da Accenture.Poter raggiungere una carriera di successo e una vita soddisfacente anche fuori dall’ambiente lavorativo è infatti così importante che molti scelgono il lavoro in base al suo potenziale impatto su questo elemento: più della metà degli intervistati (52%) afferma di aver rifiutato un posto di lavoro perché preoccupato per le possibili ricadute negative sul bilanciamento tra carriera e vita privata. Preoccupazioni fondate, visto che tre quarti del panel intervistato (75%) riferisce di lavorare spesso o occasionalmente anche durante i giorni di permesso: controlla la posta elettronica, recupera il lavoro arretrato avendo meno distrazioni, partecipa a conference-call.Carriera, stipendio, riconoscimento e autonomia (citate rispettivamente dal 56%, 46%, 42% e 42% degli intervistati) passano quindi in secondo piano, nonostante continuino a essere importanti: aumenta anche la percentuale dei lavoratori che richiedono o negoziano un aumento in busta paga (nel 2012 erano il 49% delle donne e il 57% degli uomini, nel 2011 invece il 44% e il 48%). La parola ‘gratificante’ (citata dal 59%) diventa però quella che meglio descrive un buon posto di lavoro, seguita da ‘onesto’, ‘flessibile’ e ‘interessante’ (rispettivamente al 54%, 50% e 49%).Le aziende che vogliono essere davvero attrattive devono quindi essere capaci di stare al passo con i tempi e garantire ai dipendenti una vita appagante anche al di fuori del lavoro.