Per scegliere il Ceo giusto servono i numeri, non le emozioni

Il recruiting diventa un affare da algoritmi, molto più freddi delle persone nella scelta di un top manager

Il recruiting è un mestiere da algoritmi. Soprattutto nel settore executive, come sostiene uno studio della Cambridge University. Secondo la ricerca, anche i recruiter e gli head hunter più esperti non possono evitare alcune trappole cognitive e le proprie stesse emozioni. Il risultato? Allo stesso candidato vengono date valutazioni differenti fino al 20-30%, anche a parità di seniority e di competenze. Per ridurre gli errori in fase di scelta di un Ceo, insomma, sarebbe meglio affidarsi a dei freddi e algoritmi, in grado di mettere al riparo di Hr Manager da ogni tipo di influenza esterna.

Il recruiting è un mestiere da algoritmi

A proporre un metodo scientifico del recruiting attraverso gli algoritmi è ora Exs, società di executive search della multinazionale italiana Gi Group, in collaborazione con con Sda Bocconi. Attraverso un sistema strutturato di valutazione delle doti di leadership (battezzato Exs Leadership Dna), Exs promette di poter prevedere il potenziale delle performance di management in ruoli direzionali. Il tutto grazie a un algoritmo “binario” brevettato, che incrocia le competenze manageriali (dalla vision al problem solving), quelle di learning agility e comportamenti indipendenti ed esaustivi.

Attenzione, però, l’algoritmo – in grado di autoapprendere per migliorare – non dà una valutazione oggettiva delle competenze, ma le rappresenta in modo comparabile. Con questo strumento, l’head hunter potrà partire da una base oggettiva per elaborare le sue valutazioni prospettiche. I primi test dicono che con l’utilizzo dell’algoritmo il livello di diversità di valutazione tra i recruiter si è ridotto al di sotto del 3% Complessivamente sono stati finora valutati, circa 1.400 candidati e i fra i benefici evidenziati dalle grandissime imprese coinvolte spiccano efficienza, precisione e rispetto delle tempistiche.

Exs Leadership Dna

«La tecnologia riduce l’errore umano, azzera i rischi di dispersione e aumenta l’oggettività della valutazione di un candidato. Il nostro compito è quello di mettere la persona giusta al posto giusto, raggiungendo i massimi livelli di coerenza e fitting fra ruolo e azienda», commenta al Sole24ore.com Pasquale Natella, amministratore delegato di EXS, «L’intelligenza artificiale, una chatbot, potrà mai sostituire la figura dell’head hunter? «Per l’attività di mera valutazione di alcuni parametri teoricamente ipotizzabile, perché si automatizzerebbe un processo ripetitivo. Il nostro ruolo ci impone però di diventare mentori del candidato, della sua crescita professionale e di conseguenza della sua vita personale. La componente relazionale è fondamentale e per questo dico che il ruolo del consulente è insostituibile. Il nostro lavoro non termina con l’inserimento dei manager, perché per almeno tre anni continuiamo a monitorarne le performance a vantaggio del cliente e della qualità del nostro metodo».

© Riproduzione riservata