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Lavoro

Il manager secondo Giorgio Ambrogioni

Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager

Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager

«Quella di Celli ovviamente è una provocazione che punta a rendere paradossale la realtà di alcune aziende. La sua esperienza è di altissimo livello in organizzazioni molto importanti, che tut­tavia non rappresentano l’impresa me­dia italiana. Questa è appunto un’azien­da di medie dimensioni, spesso tenden­te al piccolo, dove comandare – ammes­so che il termine sia quello giusto – si­gnifica soprattutto essere responsabi­li, mettersi al servizio degli altri, diffon­dere e trasmettere saperi. La visione che abbiamo del ruolo manageriale è que­sta. Non c’è spazio per un manager che non risponda a questo tipo di profilo ma solo di uno che, a seconda del livello in cui si colloca, incarni e sappia divulgare i valori dell’impresa in cui lavora. È colui che riesce a trasmettere un sogno ai propri collaboratori, li fa sentire protagonisti. Non vorrei essere troppo retorico, ma penso che mai come in questo momento di grande difficol­tà per il Paese e le imprese occorra valorizzare principi qua­li responsabilità, deontologia, etica, trasparenza e meritocra­zia, quella vera, perché comandare significa anche avere la responsabilità di selezionare, incentivare, premiare i talenti e scovare le risorse nascoste nei nostri collaboratori. Ho avuto modo di leggere qualche tempo fa un sondaggio fat­to su 150 capi del personale di grandi aziende ai quali è stato chiesto quali sono gli elementi che prendono in considerazione nella scelta di un dirigente. La lettura mi ha un po’ avvilito per­ché sono emersi tutti requisiti molto hard, come le competen­ze, le qualifiche professionali, il titolo di studio, non ho visto nul­la di più intimo, di più legato alla persona in quanto tale. Dal mio punto di vista il dirigente è una persona da cui qualunque col­laboratore può andare, bussare alla porta e avere una risposta. Comandare è questo. Non è fottere. Per ripartire dopo la crisi c’è bisogno di questo. Se vogliamo arrivare alla fine del tunnel dobbiamo avere capi azienda e manager che invece di tagliare le risorse e frustrare le aspirazioni dei giovani, si dedicano a im­plementarle, svilupparle e consolarle come a volte è necessario nei momenti di grande difficoltà. Un altro aspetto fondamentale riguarda la selezione della clas­se dirigente e la sua formazione. È fondamentale che si smetta di parlare solo in termini di funzione e si ritorni a parlare di ruo­lo. Focalizzarsi sulla funzione vuol dire focalizzarsi su compe­tenze specifiche. I manager hanno perso la capacità di vedere l’insieme delle cose, sono stati portati a presidiare con iperspe­cializzazioni piccole nicchie di business e di fatto li abbiamo tra­sformati nel tempo in qualcosa che a poco a che vedere con un ruolo manageriale. Sono tutti grandi professional. È necessario che ci siano meno professional e più manager».

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Giorgio Ambrogioni