Il manager secondo Claudio Pasini

Claudio Pasini, presidente di Manageritalia

Claudio Pasini, presidente di Manageritalia

«La visione di Celli è conseguenza di un sistema di potere e di un mondo (quello delle pochissime grandi aziende pub­bliche e private italiane, dei patti di sindacato, delle beghe di pa­lazzo ecc.) che purtroppo da anni domina e blocca lo sviluppo della nostra economia. Certo per gestire il potere e fare carriera ci vuole anche un giusto grado di spregiudicatezza, ma il giusto grado. Quella di Celli però è una visione figlia di un mondo vec­chio e di un’organizzazione gerarchica e piramidale, che parla di potere e di comando, quasi che fossimo ancora tutti nelle ferrie­re o nelle catene di montaggio, dove il capo comandava sugli al­tri incutendo paura e timore ecc. Dove chi comandava era supe­riore in tutto agli altri e dove gli altri erano meri esecutori. Dove non c’è competizione, merito e sviluppo, ma tutto si gioca su un sistema bloccato attento al potere e alle convenienze, più che ai risultati e allo sviluppo. Certo questo è il mondo di alcune azien­de pubbliche, forse della Rai, di alcune banche e grandi aziende private che vivono di favori e protezionismi, più che di innovazio­ne e competitività. Le tantissime persone e aziende che non fanno parte di quel si­stema, che non godono dei favori della corte e che devono gio­carsi quotidianamente la sopravvivenza e la capacità di stare sul mercato lo devono fare puntando su leadership, competenza, nel caso delle persone e su innovazione e competitività nel caso delle aziende. Purtroppo noi qui siamo in questo piuttosto deboli e dob­biamo migliorare parecchio. Oggi – anche se si sta nuovamente diffondendo sia nelle imprese sia nella politica una vecchia logica padro­nale – non si comanda, ma si guidano per­sone e aziende e per farlo serve leadership e autorevolezza, non potere e autoritarismo. Le persone vanno guidate verso una visione comune, motivate e portate a dare il me­glio di loro stesse. Non serve distanza, ma piuttosto partecipazione, il confronto è par­te integrante e importante della vita azien­dale e diventa un fondamentale momento di legittimazione e il rispetto, che deve es­serci, deve essere vero e legato alla lea­dership, alle competenze, all’autorevolez­za, non all’autoritarismo. Insomma, gli im­prenditori e i manager italiani oggi vincen­ti e capaci di competere nello scenario in­ternazionale e creare valore, sono tra i primi i Del Vecchio, i Merloni ecc. e tra i secondi i Guerra (Luxottica), i Profumo (Unicredit). Sono tanti altri imprendi­tori e manager che non vanno nei salotti degli affari e della politi­ca e sono poco noti, ma contribuiscono a far crescere l’innovazio­ne, la competitività e il valore aggiunto delle loro aziende e del­l’economia e lo fanno non “fottendo” il prossimo, ma motivando­lo e coinvolgendolo nel loro disegno di business. Nel caso, sono troppo pochi e ce ne vorrebbero molti più di veri leader bravi, ca­paci e autorevoli».

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