Tra le ultime, in ordine di tempo, a dotarsi di una propria academy aziendale è stata Prysmian. Ma sono veramente tante le imprese che, soprattutto nell’ultimo decennio, hanno intrapreso la stessa strada, abbandonando i consulenti esterni o, quanto meno, ridimensionandone il ruolo. Ma non stavamo vivendo tempi di spending review? Esatto. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, oltre a offrire l’indiscutibile vantaggio di una massima personalizzazione di programmi e contenuti dei corsi, per le grandi aziende dotarsi di una struttura interna significa anche avere l’opportunità di sfruttare economie di scala e garantirsi alta qualità a costi più contenuti. Certo, si tratta sempre di investimenti a diversi zeri, ma il più delle volte lezioni e workshop si rivelano, per le multinazionali, anche ottimi strumenti di team building. Sono soldi ben spesi dunque, raccontano a Business People i responsabili di questi progetti per Eni, Enel, Bosch ed Elica, oltre a Prysmian (ma le aziende che stanno sperimentando qualcosa di simile sono davvero molte, da Nestlé a Seat, dal gruppo Zurich alla multinazionale inglese Chloride). E può accadere che, oltre ai dipendenti, la corporate university apra le porte anche ai principali clienti o, addirittura, alle risorse umane di altre imprese.
INTEGRAZIONE E TEAM BUILDING. Sta muovendo i primi passi la Prysmian Group Academy, nata nel 2012 grazie a un accordo triennale dell’ex Pirelli Cavi e Sistemi con la Sda Bocconi. Due le sue principali aree d’intervento che vedranno coinvolti manager e tecnici del gruppo così come un pool internazionale del network cui appartiene l’università milanese: una school of management per rafforzare leadership e capacità manageriali – dai neolaureati ai senior – e una professional school mirata allo sviluppo e consolidamento di know how e competenze tecniche, garantendone la trasmissione ai più giovani (dalla ricerca alla produzione fino al marketing). «Per tradizione l’azienda si è sempre impegnata molto sul fronte formativo e la scelta s’inserisce nella strategia di crescita e sviluppo internazionale di lungo periodo», racconta Fabrizio Rutschmann, direttore organizzazione & risorse umane. «Il progetto è nato sulla spinta dell’integrazione con il gruppo Draka, acquisito nel 2011. Oltre a migliorare le competenze, si è rivelato indirettamente anche un ottimo strumento di team building, perché riunisce persone provenienti da tutto il mondo che, oltre a seguire le lezioni, condividono momenti sociali, hanno modo di conoscersi e scambiarsi informazioni, rafforzando così lo spirito di appartenenza». Altri vantaggi importanti sono: avere «un progetto completamente customizzato e contenere i costi». Se, infatti, l’investimento è stimabile in alcune centinaia di migliaia di euro l’anno per alcuni anni, far partecipare tutti i dipendenti coinvolti nel progetto a corsi esterni avrebbe fatto moltiplicare esponenzialmente la cifra. Basti pensare che nel 2012 i partecipanti sono stati circa 200, e che il 2013 ne vedrà coinvolti 400-500.
SE L’UNIVERSITY FA ANCHE RECRUITING. Risale al 2001 la nascita di Eni Corportate University, società che per tutte le divisioni del gigante energetico, in Italia e all’estero, si occupa di formazione, oltre a svolgere attività di recruiting e selezione e mantenere relazioni con le università. Anche in questo caso l’impegno formativo risiede nel dna dell’azienda, spinta in questo senso dal fondatore Enrico Mattei. Non a caso una delle anime della “nuova” società è proprio la Scuola Mattei, che negli anni ha formato più di 2.600 studenti. Nel solo 2012 Eni ha così erogato più di 3,6 milioni di ore di formazione, per una spesa complessiva di 72 milioni di euro. «L’approccio è trasversale sia sul fronte dei contenuti che delle metodologie», spiega Marco Coccagna, a.d. di Eni Corporate University. «Ai clienti interni si offre un servizio “chiavi in mano”, con la presa in carico dell’intero processo di gestione della formazione, il cui fulcro è l’analisi della domanda, realizzata in stretta collaborazione con le aree di business. Questo facilita l’identificazione del fabbisogno e la personalizzazione del servizio richiesto». Due anche in questo caso i vantaggi: «Da una parte una maggiore facilità nella pianificazione, controllo e governance dei processi e dei flussi economici, tale da permettere azioni di efficienza importanti pur mantenendo alta la qualità dei servizi», sottolinea Coccagna. «Dall’altra una maggiore e più ampia capitalizzazione della conoscenza interna dell’azienda». E se si sta investendo molto sulla costruzione e certificazione di una sua faculty interna, questo non vuol dire rinunciare completamente al contributo di partner esterni, cui si ricorre soprattutto «per quegli interventi rivolti alla popolazione executive dove il rischio di autoreferenzialità e non sufficiente credibilità del docente è oltremodo critica».
COLLABORAZIONI PRESTIGIOSE. Punta molto sulla collaborazione con università, business school e società di consulenza di tutto il mondo, Enel University, nata nel 2007 come erede della scuola di formazione dell’Ente Nazionale e di Sfera, training company nata con il processo di liberalizzazione nel mercato dell’energia. Sul fronte executive, per esempio, ha disegnato il Leadership for energy executive program insieme alla Harvard Business School, mentre per il middle management sono stati pensati corsi ad hoc in collaborazione con Sda Bocconi e la Iese Business School di Barcellona. Ma percorsi formativi sono stati messi a punto anche con docenti di Università di Genova, Bicocca, Cattolica, La Sapienza, e Bocconi, Politecnico di Torino e Milano, e London Business School. Ma tutte queste collaborazioni fanno capo a una struttura aziendale, che partecipa allo sviluppo dei progetti e può contare su professionisti interni.«Evidenzierei in particolare tre vantaggi», commenta Rocco Bonomi, Head of Managerial & Professional Learning Center di Enel University. «Conoscenza del business da parte delle risorse, “facilità di accesso” alle specificità della cultura organizzativa ed efficienza dei costi. L’ultimo punto può sembrare provocatorio. Naturalmente la conditio sine qua non è che coloro che lavorano nella struttura interna abbiano esperienza nel settore. Se si occupassero solo di gestire/amministrare la formazione e non di progettare e fare docenza, presumibilmente il vantaggio si ridurrebbe. Per questo tutti i programmi di formazione sono progettati interamente da Enel University e realizzati sia con personale interno che con centri di eccellenza esterni».
L’OBIETTIVO? PROGETTI CONCRETI. Si chiama New Mind il master in house sviluppato da Elica per valorizzare il suo capitale umano. Partito in chiave italiana, un paio di anni dopo, nel 2010, è stato esteso al resto del gruppo. Così oltre al vantaggio formativo, anche in questo caso i corsi hanno risvolti di team building. Portano infatti nell’headquarter dipendenti provenienti da tutte le sedi del mondo, che hanno così l’opportunità di conoscersi di persona e sviluppare un maggior senso di partecipazione. È questo, secondo Emilio Zampetti, direttore Hr del gruppo, uno dei vantaggi di provvedere internamente all’organizzazione del programma. «C’è poi una maggiore consapevolezza delle esigenze aziendali, visto che mi occupo io stesso della progettazione, indicando quali temi approfondire», aggiunge. «Quest’anno, per esempio, la docenza è affidata prevalentemente alla Fondazione Istud, ma ho vagliato personalmente i curricula dei formatori e prevediamo anche la partecipazione di manager interni per testimonianze sulla vita aziendale. Target e partecipanti vengono inoltre stabiliti di anno in anno a seconda delle necessità e i contenuti vengono poi naturalmente tarati sulla platea. Inoltre non si tratta mai di un master unicamente teorico, ma viene richiesta l’elaborazione di un project work calato su un’esigenza reale». Ma l’attività formativa non si ferma qui, per esempio viene sfruttata in questa chiave l’arte contemporanea, attraverso un progetto chiamato E-straordinario, che vede un artista lavorare con i dipendenti per la creazione di una performance.
ANCHE CLIENTI ESTERNI. Fa un po’ storia a sé Tec (Bosch training esperienze competenze), l’academy del gruppo Bosch in Italia, nata nel 2002, che ad oggi si rivolge a tre diversi target: collaboratori (oltre 5.700) e clienti del gruppo, ma anche clienti esterni. «Avere una scuola di formazione interna è sicuramente un fattore distintivo, soprattutto perché Tec non è solamente corporate university, ma ha la fortuna di confrontarsi con il mercato esterno», sottolinea Roberto Zecchino, direttore risorse umane e organizzazione Robert Bosch Sud Europa. «Grazie a questa doppia vocazione, nel 2012 ha erogato 13 mila ore di formazione (di cui il 64% verso i collaboratori del gruppo e il restante 32% verso clienti esterni). Con un’esperienza di questo tipo è possibile offrire ai collaboratori interni una formazione all’avanguardia, sia per metodologie sia per contenuti. Infine, la possibilità di lavorare con clienti esterni consente un continuo confronto con le altre aziende, e questa è la vera differenza rispetto a una “normale” corportate university». A distinguere il progetto di casa Bosch è anche il fatto che tutti i trainer, prima di dedicarsi alla consulenza, hanno avuto un’esperienza in azienda. Tra i programmi offerti, anche convegni con relatori internazionali, al fine di capire se le teorie dei “guru” siano effettivamente attuabili in azienda, e incontri di formazione esperienziale con sportivi di alto livello, da Gianmarco Pozzecco per il basket a Umberto Pelizzari per l’apnea.
E LIDL PORTA I GIOVANI IN UNIVERSITÀ |
Anche Lidl, catena di discount della holding tedesca Schwarz, investe nella formazione, ma il suo progetto europeo propone ai giovani appena diplomati corsi triennali nelle università tedesche dove si studia e lavora allo stesso tempo. Il programma, avviato in via sperimentale, prevede corsi universitari da seguire a spese dell’azienda in alternanza a periodi di lavoro retribuiti nei centri Lidl. Dai 1.300 euro al mese del primo anno si raggiungono i 1.700 il terzo, con tanto di ferie e tredicesima. L’obiettivo è formare personale qualificato per ricoprire ruoli di responsabilità su scala europea. Per quest’anno la proposta agli italiani riguarda corsi in commercio e beni di consumo all’università di Mosbach e le prime selezioni scadranno a ottobre. Naturalmente è fondamentale la buona conoscenza dell’inglese e del tedesco. |