Gli italiani non hanno paura di lavorare con i robot

I lavoratori del Belpaese sono i più ottimisti in Europa di fronte alle sfide dell'automazione. I più impariti? A sorpresa sono giovani e top manager

Gli italiani non hanno paura di lavorare con i robot. Saggi o incoscienti? Chissà, lo scopriremo tra qualche anno o decennio. Intanto, secondo Epson su 7 mila lavoratori tra Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna, si scopre che i lavoratori europei immaginano un mondo dove la produzione di massa sarà affidata agli automi, lavoreremo tutti o quasi da casa e le riunioni si terranno a distanza tra ologrami.

Più della metà (57%) dei dipendenti europei – ma ben il 62% di quelli italiani – ritiene che la tecnologia rivoluzionerà settori e modelli aziendali. Soprattutto, il 6% degli intervistati in Europa (e il 4% in Italia) crede che nel futuro la propria mansione non esisterà più. Tuttavia, i dipendenti tricolori (86%) si dichiarano ancora una volta più ottimisti degli europei (72%), con il 63% disposto ad aggiornare le proprie conoscenze per poter svolgere nuove mansioni. Per ora, però, solo il 15% degli italiani considera la propria organizzazione “eccellente” nel monitorare i nuovi sviluppi tecnologici.

A sorpresa, il settore manifatturiero si è rivelato particolarmente ottimista: qui il 75% prevede il passaggio a un modello di produzione più localizzato, con il 55% degli intervistati (57% in Italia) concorde sul fatto che i livelli di occupazione rimarranno invariati o aumenteranno. Altrettanto inatteso, è il dato che vede i maggiori timori arrivare dai giovani e dai top manager: mentre in media solo il 6% dei dipendenti ha dichiarato di voler fermare o impedire di proposito l’introduzione della tecnologia qualora questa rappresentasse una minaccia per la mansione svolta, questa percentuale aumenta tra i Millennials (giovani tra 18 e 29 anni) con il 12% e tra i dirigenti, con addirittura il 17%.


«L’ambiente in cui viviamo e lavoriamo cambierà radicalmente con l’avvento delle nuove tecnologie, ma noi tutti saremo in grado di trovare un ruolo diverso e le nostre vite si arricchiranno di nuovi obiettivi ed esperienze», ha dichiarato Minoru Usui, presidente di Epson. «L’attuale preoccupazione legata al progresso tecnologico è del tutto comprensibile, ma la tecnologia offre enormi opportunità, se gestita in maniera corretta. Indipendentemente dalla nostra attuale situazione lavorativa, essa è destinata a cambiare in futuro e, come evidenziato anche dai risultati dello studio, occorre intensificare il dialogo tra la PA, le aziende e la società in generale affinché tutti possano acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per assumere nuovi ruoli e sfide. Le modalità con cui gestiremo l’evoluzione determineranno il nostro ruolo lavorativo – e non solo – per i prossimi 10 o 20 anni».

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