Fiat, referendum ex Bertone: lavoratori verso il sì

Alta l’affluenza dei dipendenti, in serata l’esito del voto, ma con l’invito dei delegati Rsu Fiom a votare a favore del piano Fabbrica Italia, l’ad Marchionne potrebbe contare su un risultato migliore di quello ottenuto nelle altre due fabbriche

Sono già 770 i lavoratori della ex Bertone, oggi Officine Automobilistiche Grugliasco che hanno votato sul piano Marchionne, ovvero le condizioni poste dalla Fiat per realizzare l’investimento da 550 milioni di euro e produrre un modello Maserati nella fabbrica ferma da sei anni. L’esito del referendum, iniziato lunedì mattina e che finora ha coinvolto 770 dei 1.100 dipendenti della fabbrica, si conoscerà intorno alle 20 di martedì 3 maggio, ma è probabile che l’ad Fiat, Sergio Marchionne, potrà contare su una buona percentuale di voti favorevoli. Il motivo? L’invito dei delegati della Fiom a votare sì. La scelta del sindacato, però, non è di resa, ma di “legittima difesa, intelligente”, spiega il leader della Fiom, Maurizio Landini al quale si aggiunge il commento del delegato della fabbrica, Pino Viola: “Non ci faremo dividere tra quelli che vogliono lavorare e quelli che vogliono difendere i diritti perché questa battaglia l’abbiamo iniziata tutti insieme e tutti insieme la vogliamo portare avanti. Non permetteremo a nessuno, tanto meno all’azienda, di scaricare su di noi la responsabilità di non fare l’investimento”. Dopo il referendum i delegati si dimetteranno e i lavoratori eleggeranno nuovi rappresentanti. Tuttavia, la posizione dei metalmeccanici Cgil non cambia: nessuna firma di accordo e avanti con i ricorsi. I delegati invece spiegano che, se vincerà il sì, loro firmeranno. Non tutte le sigle, però, concordano con la decisione della Rsu Fiom. Dalla Fim alla Uilm, ma anche dall’interno dell’organizzazione trapela qualche dissenso: il segretario nazionale della Fiom Sergio Bellavita parla di “decisione grave delle Rsu” e chiede l’urgente convocazione del comitato centrale. Spero vinca “il buon senso”, dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale l’investimento deve comunque restare in Italia, a Torino. Anche Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, auspica che “i lavoratori facciano la scelta migliore per salvaguardare la propria occupazione e l’azienda”. Legittima difesa o no, il sì dei delegati dell’organizzazione – da sempre antagonista – assume un valore anche simbolico. Il sindacato di Maurizio Landini assicura che la guerra non è finita, ma un largo consenso da parte dei lavoratori al piano di Marchionne ha un significato che va al di là del risultato del referendum. L’ad della Fiat potrà andare avanti sul piano Fabbrica Italia e, questa volta, potrebbe contare su un gran numero di voti favorevoli, maggiore di quello ottenuto nelle altre fabbriche di Mirafiori e Pomigliano.

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