Che cosa posso farmene delle ferie non godute?

Tutto quello che c'è da sapere sulla gestione dei giorni di vacanza maturati, ma non ancora sfruttati. E per scoprire se si possono monetizzare

Ferie non godute, valgono qualcosa? Posso farmene qualcosa dopo aver sgobbato per tanti anni sacrificando il mio riposo al bene dell’azienda? Partiamo da un assunto: il complesso sistema normativo che disciplina il mondo del lavoro sta facendo di tutto per ridurre la possibilità per il lavoratore di ritardare la fruizione delle ferie all’anno successivo. Ma questo non toglie che le eccezioni restino, così come gli arretrati nelle buste paga dei dipendenti fedeli.

Ferie non godute

Le ferie non godute sono disciplinate dal d.lgs. 66/2003. Da sottolineare c’è l’art. 10, secondo cui «il prestatore di lavoro ha diritto a un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane. I contratti collettivi di lavoro possono stabilire condizioni di miglior favore», e secondo cui «il predetto periodo minimo di quattro settimane non può essere sostituito dalla relativa indennità per ferie non godute, salvo il caso di risoluzione del rapporto di lavoro».

La legge prevede per il lavoratore un minimo di 4 settimane di ferie all’anno: due devono essere godute nell’anno di pertinenza, mentre le altre due devono esser necessariamente fruite entro i 18 mesi successivi. Superato questo limite, non possono essere né utilizzate né pagate. Solo nei 18 mesi successivi all’anno di maturazione, il lavoratore può chiedere la monetizzazione delle giornate di ferie non godute, ma solamente a determinate condizioni. Un esempio sono alcune decisioni specifiche del datore di lavoro, ma il caso più comune è la risoluzione del rapporto per dimissioni, licenziamento o termine del contratto.

Divieto di monetizzazione

Si capisce così che lo Stato ha voluto vietare esplicitamente la monetizzazione delle ferie non godute durante il rapporto di lavoro, in un’ottica di tutela nei confronti del lavoratore e della sua salute. Le eccezioni sono ridottissime rispetto al passato, ma rimangono: se infatti al dipendente sta per scadere un contratto a tempo determinato, lo stesso potrebbe eventualmente decidere di non godere delle ferie. In questo caso, infatti, si presume che il riposo arrivi alla fine del rapporto di lavoro.

Quando fruirle

Ogni anno, dunque, ha un suo giorno da tenere d’occhio per il tema delle ferie non godute: il 30 giugno. Il 30 giugno del 2017 sono scadute, per esempio, le ferie non godute dell’anno 2015. La legge prevede inoltre una disciplina parzialmente diversa per quanto concerne i permessi non goduti. L’azienda in questo caso ha infatti l’obbligo di pagare tutti i permessi non goduti.

Ma che cosa succede se le ferie non sono state godute nei tempi di legge? In questo caso, il datore di lavoro si troverà nella condizione di dover versare obbligatoriamente i contributi relativi al compenso che spetta per le ferie non godute, aggiungendo un compenso che corrisponde alla retribuzione del mese successivo a quello di scadenza delle ferie. Una situazione complessa che deve spingere i datori di lavoro a “far smaltire” le ferie ai loro dipendenti. La legge infatti prevede delle sanzioni per i datori di lavoro che non riescono a far rispettare i tempi di godimento delle ferie, con “multe” che vanno da 100 euro a 4.500 euro a seconda di quanti lavoratori interessi la violazione.

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