EY: il 74% di manager e imprenditori italiani chiede una riforma del lavoro

Secondo un'inchiesta, solo per un imprenditore su quattro l'attuale assetto legislativo sulla politica del lavoro è efficace

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Cresce l’occupazione in Italia, ma restano dubbi sulla sostenibilità del sistema. A farlo emergere è un’indagine di EY-Swg intitolata Lavoro e attrattività, a che punto siamo in Italia?, secondo la quale per 500 manager e imprenditori italiani la politica non sta facendo abbastanza per rendere il Paese più attrattivo.

Solo un intervistato su quattro, secondo i dati riportati, ritiene adeguato l’attuale assetto legislativo sulla politica del lavoro, mentre il 74% concorda che tali politiche siano inefficienti e penalizzino l’attrattività dell’Italia. Il 76% ritiene che sia necessario concentrarsi più sulla qualità del lavoro che sulla quantità degli occupati, per progettare politiche del lavoro efficaci. Il 70% inoltre dichiara che l’aumento dell’occupazione rilevato dall’Istat è legato a posizioni poco qualificate e nasconde grosse difficoltà.

Perplessità che trovano conferma nel fatto che, secondo la fotografia di EY e Swg, tre aziende su quattro hanno cercato personale nell’ultimo anno e il 62% ha riscontrato difficoltà nel trovare candidati adeguatamente qualificati. Il 70% ritiene che oggi reperire personale con qualifiche e competenze coerenti con le esigenze aziendali sia molto difficile.

La priorità quindi per gli intervistati è una riforma del lavoro che dissipi questi dubbi, lavorando sulla riduzione del cuneo fiscale, l’incremento dell’offerta formativa professionalizzante, la semplificazione delle procedure amministrative per la gestione del personale e anche politiche per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.

Stefania Radoccia, Managing Partner dello studio legale e tributario di EY, ha commentato così i risultati dell’inchiesta: “Da troppo tempo il tema del lavoro non è al centro del dibattito, invece è assolutamente centrale. Si tratta di un tema fondamentale per incidere sull’attrattività del Paese e delle aziende italiane”.

Da questa situazione, emerge quindi che è “fondamentale muoversi rapidamente e in modo efficace e immettere fiducia nel sistema, attraverso una riforma organica, una vera e propria politica industriale del lavoro, per incidere in maniera concreta ed efficace sull’attrattività del Paese”.

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